venerdì, Maggio 17, 2024 Anno XXI


Larga la foglia, stretta la via, dite la vostra che ho detto la mia. Finivano più o meno così le favole che ci raccontavano le nostre nonne, in autunno inoltrato, davanti al camino sbucciando le bollite.

Le nonne non ci sono più, drasticamente ridotte dall’età che avanza, non ci sono neanche più gli autunni inoltrati (oggi a Roma 24 gradi) e men che meno le castagne, se escludiamo quelle di Osvaldo nello spogliatoio. Però continuano a trattarci così amorevolmente i nostri amici giornalisti che ci tengono attaccati all’amo della sensazione e della verosimiglianza, vendendocela come verità rivelata salvo poi accorgersi che insomma. Chi era che diceva :”Certo, certissimo, anzi…probabile”?. Bah poco importa. In fin dei conti presto sarà Natale, c’è la crisi, e campare non è facile per nessuno.

Però qualcuno questa storia la deve raccontare perché altrimenti andrà per sempre persa, come lacrime nella pioggia…e fermiamoci qui. La storia comincia un paio di anni fa con una proprietà in agonia e piena di buffi che, al contrario di quello che si è finora saputo, si è sbattuta alquanto per trovare qualcuno che si comprasse la Roma. Se oggi si leggesse quanto ha pubblicato la CONSOB sull’affaire Soros ci sarebbe da buttarsi a capofitto, per recuperare un po’ il morale, nella lettura di quei romanzi dell’800 ambientati in una Londra triste e fumosa, piena di bambini sfruttati e vilipesi.

La vendita però non riesce perché non si trovano gli acquirenti e la palla passa all’ente creditore, quell’Unicredit di Profumo che avoca a se la decisione di scegliere ciò che è meglio per lei e per la Roma. Combattuta se rimanere o no nel business del calcio, con pesanti investimenti pubblicitari nel settore, la Banca decide di restare e sceglie come soci una cordata di investitori americani ricchi, ricchissimi anzi….forse. Vuole loro e solo loro, con il marchio Pura Lana Vergine.

Ma non ostante il decisionismo, il socio non è docile come sembra. Comincia così una storia lunga e travagliata e mentre a Roma salgono rapidissimamente le quotazioni di tutta l’iconografia a stelle e striscie e pure i più riottosi indossano i boxer stars and stripes. La candela se consuma e il morto non cammina.

Firmo. No non firmo. Forse firmo o forse non firmo. Questa settimana, no forse la prossima, tra un mese, forse tra due. TDB, il sessantenne tycoon bostoniano, tiene curve e tribune con il fiato sospeso da far incazzare anche uno dei suoi primi acquisti, quel tale Sabatini di cui si dicono meraviglie. E siccome l’incertezza deve scuotere la Roma dalle fondamenta sceglie per Direttore Generale il fior fiore della dirigenza sportiva nazionale. L’uomo meno sputtanato d’Italia (meno che da Capello). Quel Franco Baldini che già aveva fatto meraviglie alla Roma e che tutti salutano come la migliore garanzia di un futuro roseo. Ci vorrà un pochino prima che il nostro si appalesi. Durante la marcia di avvicinamento non trova di meglio che scegliere un allenatore senza alcuna credenziale, sia lui che Sabatini diranno che sono rimasti rapiti dalle sue letture, e sputtanare un ciccinino Totti che, oltre ad essere pigro, si circonda di saprofiti che straparlano in sua vece. Un inizio distensivo.

La pulce deve arrivare anche all’orecchio del Mister Asturiano, tale Luis Enrique che i più ricordano per il brutale fallo subito da Tassotti nella World Cup americana che per la sua carriera di entraineur. Allena in serie B ma a Barcellona, mica razzi. Lo sventurato inizia subito alla grande. Piazza Totti in panchina e comincia a giocare senza soluzione di continuità con la meglio gioventù giallorossa, perdendo tutto ciò che c’è da perdere e facendo la fortuna dei dancing di mezza Roma dove, finalmente, il giovedì sera se potrà annà pe COLF.

Dipinto questo quadruccio infame, i tifosi è gente senza core e forse so anche della Lazio, come la metà più o meno del top management giallorosso, bisogna però dire che la colpa non è proprio tutta del malcapitato. Infatti tra firmo e non firmo, lista dei poteri, vacanze incipienti e ferragosto, la Campagna acquisti la paga tutta Unicredit visto che l’aumento di capitale è come l’araba fenice, che ci sta ciascun lo dice dove stia nessun lo sa.

Il calvario continua in campionato, steccando la prima, che sarebbe la seconda e procedendo infingardi tra strami di squadre di seghe e sveje con squadre appena appena un po’ più serie. Ma la nuova dirigenza sa bene come fare il suo mestiere. Con una presa mediatica orwelliana si tenta, e in alcuni casi si riesce, a convincere i tifosi che bisogna intraprendere un nuovo cammino, verso un futuro radioso, abbracciando un nuovo progetto, nell’ambito di una scelta epocale. Operare una rivoluzione culturale, un cambiamento copernicano. Vincere senza merito: bruttissimo. Vincere con merito: volgare. Scajare de brutto: evocativo e anche un po’ catartico. Schiere di adepti cominciano a blaterare frasi sconnesse e senza senso, pensionati tornano alle Poste a restituire le pensioni perché non se le sono meritate fino in fondo e qualche operaio comincia a fare outing tardivo confermando di essersi fregato più di una volta la carta igienica dal cesso e il parmigiano dalla vaschetta della mensa.

Su questo new deal cade il Governo dell’odiato Berlusconi, la Borsa si impenna e lo spread rincula. Monti, il nuovo primo ministro dice per fare la mia squadra ho chiesto a Sabatini e porterò dentro Baldini appena si libera dalla Roma. Baldini: DG altrove.

Scusate ma quest’ultimo capoverso so tutte fregnacce e me so fatto prende la mano. Però sembra che Di Benedetto a Berlusconi una chiamata l’abbia veramente fatta.

Se queste vi possono sembrare cazzate esagerate non è certo esagerato il turn over operato dal conductor. Sembra che la formazione si faccia la sera prima alla grande tombola collettiva. Fuori gli attaccanti che preferiscono rilassarsi alla Playstation con il meglio del Wrestling in tre dimensioni, chi fa ambo e terno gioca centrale, quaterna e cinquina gioca terzino e chi fa tombola gioca dove je pare. Segnalati litigi nello spogliatoio per chi tiene il cartellone, mentre Taddei è accusato di non smucinare sufficientemente le palle.

E poi, come se non bastasse, arriva la buonanima del povero Fenucci che c’ha sempre di più l’espressione e il tono di voce di quello che pensa “ma chi me l’ha fatto fa”, che ci comunica che 2012 niente, 2013 niente 2014 fuochino. Poi 2015 niente poi 2016 niente poi forse 2017 lo zompamo che porta iella, 2018 Stadio. 2019 Brasilia Carnaval, 2020 nulla perché ce stanno le Olimpiadi e 2021, ma non lo dite, commemorazione del ventennale dello scudetto della Roma con tentativo di rappresentazione dal vivo. In alternativa Presepe Giallorosso con Lamela nel ruolo di San Giuseppe.

Questa è la storia di una società povera ma onesta e di tifosi finalmente convertiti. Considerate che è previsto che nel 2022 i tifosi della Roma, finalmente redenti, andranno a fare gli steward nelle altre curve con mandato di porgere l’altra guancia e i rappresentanti dell’Osservatorio saranno tutti di stretta osservanza giallorossa. La tessera del tifoso ce l’avrà solo la AS Roma sponsorizzata dalla banca e dal vaticano che assocerà ai punti un certo numero di indulgenze. Si prevede una grande volume d’affari.

Ad maiora