Categorie FaceBookScritto da Paolo Nasutovenerdì, 11 Novembre alle ore 02:51
Nel nord dell’Inghilterra i tifosi del Newcastle stanno portando avanti una decisa protesta contro l’ipotesi ventilata dalla proprietà del club di modificare la denominazione dello stadio. Il St. James’ Park rischia di trasformarsi nel più anonimo e asettico Sports Direct Arena. È il potere dei soldi.
Che bella la tradizione… quanta nostalgia per i tempi andati, quando la numerazione sulle maglie andava dall’1, il portiere, all’11, l’ala sinistra. Football old style: nulla era ancora schiavo del business o delle televisioni. Non c’era anticipo, né posticipo, solo stadi pieni e colorati. Ma il progresso e la tecnologia soppiantano tutto, anche ciò che sembra immutabile. Succede così anche nella più tradizionalista terra d’Europa, la Gran Bretagna.
Quanta ammirazione per gli stadi inglesi. Old Trafford, il teatro dei sogni, Anfield, con la mitica Kop, Craven Cottage, inimitabile. Templi carichi di storia, costruiti all’inizio del secolo, prima che il benessere e il boom demografico trasformassero piccole città in metropoli, pagano oggi una difficile collocazione architettonica. Impossibile aumentare la capienza di Stamford Bridge, di Anfield, di Goodison Park. Non rimane che abbatterli, per costruire impianti più grandi e più redditizi.
L’Arsenal non ha perso tempo. Giù il mitico Higbury e trasloco al nuovo Emirates stadium. Un nome che nasconde anche una tendenza. Per far cassa ogni mezzo è lecito, anche quello di cedere i diritti sul nome dello stadio. Un ricco assegno ha portato i gunners a mettere sulla facciata del nuovo stadio il nome della compagnia aerea araba. Mossa simile a quella fatta dal Manchester City. Nel 2003 il vecchio Maine Road venne abbattuto e i citizens si spostarono al nuovo City of Manchester stadium. All’inizio di questa stagione il cambio di nome: Etihad stadium, naturalmente dietro al pagamento di una ricca sponsorizzazione. Anche in Germania il Bayern Monaco ha seguito questa strada: ecco l’Allianz Arena. Negli Stati Uniti non conoscono mezze misure. Ci sono il Pizza Hut Park, il Kentucky Fried Chicken Yum Center, il Whataburger Field. Stadi che riprendono i nomi di grandi catene alimentari. Anche a York, in England, lo stadio locale fino al 2010 portava il nome di un noto snack: era il Kit Kat Crescent.
Non tutti però accettano di piegarsi a questa logica. I tifosi del Newcastle, i mitici Magpies squadra rivelazione di questa Premier League, sono in rivolta contro la scelta del patron Mike Ashley di cambiare il nome al secolare St. James’ Park. Non vogliono che la loro casa, costruita nel 1880, diventi lo Sports Direct Arena. Per loro è “il castello” e tale deve rimanere. Alla faccia del business e del calcio moderno. L’amministratore delegato del club ha fatto sapere che “dare un nuovo nome allo stadio offre un modo redditizio ai club per garantire elevate entrate supplementari”. Nella contea di Tyne and Wear non ne vogliono proprio sapere.