venerdì, Maggio 09, 2025 Anno XXI


Riceviamo e pubblichiamo questa lettera da Napoli sulla questione legata alla vendita dei biglietti che, con l’ascesa della compagine partenopea ai vertici del calcio nazionale ed europeo, sta diventando sempre più spinosa. Il punto si allarga su tessera del tifoso e privilegi e il dibattito si potrebbe ampliare oltre: chi vuole farlo sa già che questo spazio è a disposizione di tutti.

Gentile redazione SP,

vorrei segnalarvi quanto sta accadendo a Napoli circa la vendita dei biglietti. Come avete potuto appurare dai media nei giorni trascorsi, a Napoli comprare un biglietto al botteghino o in ricevitoria sta diventando sempre più complicato: vendite scaglionate, segnale Lottomatica che viene e va, botteghini angusti e capi-popolo prevaricanti sulla folla che fa le nottate, e tutti si indignano. Vorrei sapere, come mai nessuno si sta indignando per la vendita online riservata ai soli possessori della Tessera del Tifoso, che di fatto è altamente discriminante per chi non la possiede? Acquistare un singolo biglietto sarà sempre più complicato per i non fidelizzati che vedranno smaterializzarsi i tagliandi in un batter d’occhio.
Ora mi chiedo, ma secondo l’articolo 3 della Costituzione non è discriminante questa misura? E secondo i vari decreti Amato e Pisanu, che hanno inasprito le procedure introducendo il biglietto nominale e il divieto di privilegi per gruppi di tifosi, non ci troviamo in un caso di violazione di una legge, visto che a livello gerarchico le leggi su citate valgono molto di più della circolare che impone la tessera?
Perchè il popolo non si documenta? Perchè i cittadini credono sia solo un problema degli ultras? Spero ne possa scaturire una bella discussione o altrimenti un bell’articolo su questa situazione molto ambigua e tenuta sotto silenzio, magari situazioni simili accadono altrove.
SVEGLIAMOCI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI… o già lo è?!?
Fiducioso in un vostro riscontro
SALUTI ULTRAS
D.

Grazie innanzitutto per averci scritto. Abbiamo più volte fatto di questi discorsi in privato e questa volta, data la tua apertura, propendendiamo per l’ipotesi di allargare il dibattito in pubblico.
La questione presenta tantissime sfaccettature che è difficile affrontarla senza rischiare di lasciarne inevasa qualcuna. Comunque proviamoci: su tutta la prima parte della tua segnalazione, non possiamo che limitarci a raccoglierla e diffonderla, visto che è molto specifica della realtà napoletana che non conosciamo in maniera diretta e su cui è quindi più saggio non esporsi.
I problemi più in generale collegati al circuito Lottomatica non sono nemmeno una grandissima novità, visto che si ripetono pari pari da diversi anni in tutte le altre realtà cittadine-calcistiche che si affidano a questo sistema di ticketing (ma anche gli altri come TicketOne o Bookingshow non è che non abbiano pecche…). La risoluzione non è delle più semplici soprattutto perché sul limite dell’utopistico: alla buona vecchia rivendità ai botteghini dello stadio probabilmente non si ritornerà mai più (anche il divieto di aperture degli stessi in determinati momenti, sembra più una legge a vantaggio di Lottomatica e co. che non della sicurezza pubblica), beninteso però che per quanto molte volte inutile è indispensabile “rompere il cazzo”, concedici la licenza poetica, anche con vertenze legali alle stesse compagnie di ticketing quando disattendono i diritti del “cliente”, perché è a questo che purtroppo hanno ridotto i tifosi, altro che “comunità”, “fidelizzazione” e “senso di appartenenza”. C’è chi lo ha fatto tramite le classiche associazioni di consumatori, chi lo ha fatto in proprio come i padovani dopo le trasferte di Bologna e Genova, fatto sta che l’unico modo per farli sanguinare è colpendoli nell’unico posto in cui hanno un surrogato del cuore, cioè il portafogli, e vedrai che pian piano se non proprio tutto, almeno qualcosa si raddrizza.

Sul discorso che invece leghi alla tessera del tifoso, andrebbero fatti dei distinguo. Per come è intesa la tessera del tifoso attuale, quel pastrocchio all’italiana partorito da Maroni e la sua cricca, hai perfettamente ragione di indignarti. Di fatto s’è creato uno strumento di discriminazione che la categoria più radicale dei tifosi non ha potuto far altro che rifiutare, ma la discriminazione in questo caso è stata molto più subdola e meschina visto che sotto le pretese garanzie di sicurezza si muove un apparato che stupra il Diritto e la privacy a tutto vantaggio invece delle banche e dei principali gruppi d’interesse commerciale che gravitano attorno al calcio, siano esse le già citate società di booking, siano esse le televisioni a pagamento, ecc.
Astraendo per un attimo il discorso tessera dalle sue specificità deformi italiane però, ponendo per un attimo l’ipotesi che questa fosse attuata solo come una vera forma di fidelizzazione e premiazione dei suoi tifosi più virtuosi come Weatherill l’aveva concepita, sarebbe tutt’altro che un abominio. Nel mondo perfetto, a cui evidentemente l’Italia non appartiene, un circuito virtuoso che incentiva i propri tifosi migliori, non potrebbe che premiare gli ultras, quelli che ci sono sempre, sia in casa che in trasferta, sia quando si gioca contro la più sconosciuta delle squadre di provincia che contro una big europea. In un sistema a punti, dietro cui non si celi sottilmente repressione e controllo sociale, gli ultras sbaraglierebbero tutti, dagli occasionali agli affezionati dei Distinti o delle Gradinate che però in trasferta non ci vanno o, quando vanno, lo fanno solo per quelle geograficamente più prossime. Premiare i tifosi, magari coinvolgerli anche più direttamente nella vita del club attraverso questi circuiti, rendendoli veramente protagonisti delle scelte e delle politiche della propria compagine come avviene al Sankt Pauli o in misura diversa in tanti altri club europei, sarebbe senza dubbio un passo di riavvicinamento del tifoso stesso al calcio. Questa però resta pura teoria e allo stato attuale la tessera italiana è solo repressione travestita da innovazione (dietro un’innovazione dovrebbero esserci anche degli investimenti e, a parte i soldi spesi per i tornelli, le società calcistiche italiane credo abbiano investito nella tessera qualcosa come 0 € a testa).
L’anomalia non è premiare o incentivare il merito dei tifosi migliori, l’anomalia è tutto il resto dell’apparato collegato alla tessera e che di fatto taglia ingiustamente fuori da questa “competizione” una bella fetta di tifosi, così da fare in modo che il presunto merito diventi piuttosto un privilegio da acquistare monetariamente. Visto che tutto si lega a percorsi informatizzati, tra le citate Lottomatica e affini, non sarebbe poi difficilissimo assegnare punti-premio a chi spende di più in calcio, e nessuno spende più degli ultras, ma a loro le uniche banche dati che interessano sono quelle della “Questura Online” attraverso le quali creare vere e proprie liste di proscrizione che puzzano di Santa Inquisizione, ancor più pericolose fin tanto che sarà in vigore l’articolo 9.
Ci sono tante considerazioni da fare, non ultimo quello dell’obbligatorietà di tale tessera, del tentativo di istituire come unica moneta negli stadi quella elettronica (come sempre a vantaggio delle banche), degli abusi in nome di presunti e strumentalizzati beni superiori quali la sicurezza, della mancanza di controllo sui “controllori” e tante, tante altri ancora.
Il dibattito è aperto, se vogliamo. Questo spazio è a disposizione e questo vuole essere il nostro piccolo, sincero contributo alla discussione.

Sport People.

Per Corederoma
Paolo Nasuto