Categorie Il Redazionale Scritto da Big Luc domenica, 30 Ottobre alle ore 11:56
Non era con il Milan che si doveva misurare la validità di una Roma assorbita da quello che tutti si ostinano a chiamare un progetto ed invece è una semplice ipotesi. E siamo convinti che non valga la pena di stare di nuovo qui a disquisire come vada a finire, perché quello che ieri era un vaticinio basato su sensazioni, oggi, diventa cronaca nella pratica comune. Diventa già obbligatorio “spezzare le reni” al Novara, che, se proprio la dobbiamo dire tutta, neanche se ricordamo n’do sta. Non era quindi il Milan il passaggio dirimente ma, anche grazie al Milan qualche cosa in più l’abbiamo capita. Abbiamo detto in epoche non sospette che avremmo preferito ad una rifondazione a tutto tondo una serie di innesti progressivi in grado di mantenere la squadra ad un discreto livello di competitività. Questi potenziali innesti oggi hanno un nome: si chiamano Lamela e Pjanic con una wild card per il portiere che, poveraccio, è il meno colpevole dei disastri della difesa. Gli altri, ci dispiace, non riescono ad essere risolutivi. La partita di ieri sera ha mostrato che la differenza la può fare il gioco, ma non è il nostro caso, o la fanno i campioni. Se da una parte c’è Ibrahimovic, Robinho e Cassano e dall’altra c’è Osvaldo, Bojan e Borini non è difficile capire in anticipo come andrà a finire. Si fatica a comprendere quale sia stata la ratio con la quale sono stati fatti gli acquisti estivi perché non si riesce a tutt’oggi a comprendere se sono di più i doppioni o i buchi nell’organico romanista. Luis Enrique è quello che è. Per noi un asino, per altri un vate. Fino ad oggi abbiamo ragione noi. Domani si vedrà. E’ venuto qua con l’intento di stupire stupendo. Ogni partita una nuova formazione per mantenere questa aria di diversità innovativa verso un gioco che è semplice e che più lo si rende complicato e peggio è. Il Fenomeno venuto qui a miracol mostrare alimentando la leggenda che nessuno riesce a seguire i percorsi imperscrutabili del suo pensiero. Noi ci accontenteremmo che almeno fossero noti ai giocatori che, per quanto si comincia a capire, forse non li capiscono bene neanche loro. Questa non è la sintesi. E’ una sintesi. Poi dentro ci possiamo anche mettere arbitraggi francamente scandalosi, episodi che ti fanno girare la partita da una parte o dall’altra, due gol in zona Cesarini, amnesie collettive e giocatori sul viale del tramonto. Però è incontestabile che la Roma perde e continua a perdere, senza mostrare mai, oltre al possesso di palla gestibile con avversari di minore caratura tecnica, uno straccio di gioco che rappresenti un punto fermo verso il quale orientare una speranza. Nel frattempo dovrebbero creare qualche preoccupazione ai sacerdoti del progetto le crepe mostrate da giocatori che comincino a mettere in mora il Mister e, soprattutto, le cazzate che continuano a sparare Baldini e Sabatini appena aprono bocca, tanto da sembrare colpiti dalla maledizione di Alex Drastico al ladro del suo motorino. Noi invochiamo un cambiamento ben sapendo che non ci sarà perché nel frattempo il Progetto un suo primo risultato già l’ha generato. E’ riuscito a spaccare verticalmente una tifoseria in due fazioni che si fronteggiano senza costrutto dimenticando, a volte, che il fine ultimo è tifare la Roma. Chi ci ha messo in questa situazione (Baldini) sapeva, ed in questo è stato estremamente lucido ed intelligente, che l’aspirazione del tifoso Romanista alla diversità e all’unicità del suo essere, associata alla frustrazione per l’era “Rosella” avrebbe fatto premio su qualsiasi situazione oggettiva, e ha fatto marketing cinico su questo agganciando i più. E’ riuscito con grande abilità a canalizzare la frustrazione contro una società senza appeal comunicativo, ancorchè con risultati sportivamente validi, raccogliendo il bisogno di sogni e cambiamento sapendo che, anche in una situazione di assenza di risultati, avrebbe potuto garantirsi un volano generando attesa. E’ chiaro che tutto ciò durerà fino a quando si comincerà a capire che il Re è nudo. Ce chi, tra i tifosi, incurante di tutto, ha fissato il suono della campana dell’ultimo giro ad un anno da oggi e siamo convinti anche noi che, anche se si continua a perdere, almeno di rischi da Serie B, ben poco accadrà nel frattempo. Rimane, ma ome fatto personale, l’infinita tristezza per quello che ricordavamo noi essere la Roma e il suo tifo. Ma forse anche in questo caso si tratta di proiezioni ingiustificate. Sicuramente ci ricordiamo male. Ad maiora |
