lunedì, Luglio 07, 2025 Anno XXI


L’itaGlia è un paese arretrato. Poco da fare. Da almeno un decennio il “bel” paese (di merda) è impantanato su se stesso e non ne viene fuori. Ma ha bisogno assoluto di un colpevole, di un capro espiatorio su cui riversare tutto il suo disagio.

In politica il colpevole, il male assoluto, è Berlusconi. Per carità, lo psiconano di Arcore non ha certo la mia simpatia, come non ce l’aveva Prodi quando era al governo (un altro grande capro espiatorio); ma da qui a dipingerli come “unici colpevoli” ce ne passa. Perché, scusate, ma se Berlusconi è al potere, come ci è arrivato? Ci è arrivato col voto delle persone giusto? Ed allora è più colpevole lui (che comunque, è risaputo, sta in politica per fare i propri interessi) o chi, ben sapendo che è una gran “figura porca”, l’ha rivotato per l’ennesima volta?

Dall’altra parte, nel mondo della cosiddetta “antipolitica”, il male assoluto sono i black block. Che nessuno sa chi siano. Se ne parla dal G8 di Genova 2001, ma per anni ho sentito su di loro le descrizioni più fumose: “Sono i fascisti!”, “Sono sbirri infiltrati”… Oggi finalmente, dieci anni dopo il G8 di Genova, ho sentito un giornalista che ne dava una descrizione abbastanza precisa: “Appartenenti all’ala dura del movimento antagonista, che si vestono di nero per richiamare meno l’attenzione e che con movimenti rapidi si infilano nelle manifestazioni colpendo i simboli del capitalismo (auto di grossa cilindrata, banche, Mc Donald’s, ecc)…”.

Ovviamente, quando si parla di violenza, ad uno stadio o ad una manifestazione, la colpa è sempre di quelle due categorie di persone: Black Block e Ultras! Ed anche in occasione degli scontri di Roma, gli ultras non potevano non essere tirati in mezzo. Purtroppo l’Italia è così, non è ammissibile che ci sia gente che si muove secondo le proprie logiche, lontano da ideologie politiche e partitiche. No! Ci deve essere per forza qualcuno che muove le cose e che ha un progetto ben preciso… un entità superiore… magari lo stesso Berlusconi, che paga manifestanti per far danni e far passare in secondo piano la manifestazione!

A fare lo scarico delle colpe comincia l’UGL con il seguente comunicato pubblicato sul loro sito:

«Se i poliziotti distratti presso gli stadi per le partite di calcio fossero stati impiegati per la manifestazione, gli incidenti e i danni sarebbero stati sicuramente molto meno gravi». A parlare è il segretario generale dell’Ugl Polizia di Stato Valter Mazzetti riferendosi ai disordini di Roma, e…videnziando la «grave sottovalutazione da parte di Maroni. Poichè da tempo si sapeva che il corteo degli indignati sarebbe stato imponente e che avrebbe potuto sfociare anche in violenze», ha detto Mazzatti.
TROPPA LEGGEREZZA DA PARTE DI MARONI. E ha poi aggiunto che «il ministro Maroni avrebbe dovuto sospendere le partite di calcio e impiegare nella manifestazione di Roma le forze dell’ordine lì distratte. Gli oltre 30 feriti al momento registrati, sono l’ennesimo tributo che le forze dell’ordine stanno pagando ai teppisti di professione che abbiamo già visto all’opera nelle scorse settimane in Val di Susa. Tuttavia, ancora una volta il personale impiegato ha dato dimostrazione di grande professionalità e di senso di responsabilità per aver saputo resistere alle innumerevoli ed indegne provocazioni dei facinorosi. I fatti di Roma» ha concluso Mazzetti «dimostrano che mentre il governo continua a tagliare i fondi e le risorse al comparto sicurezza e agli operatori, i poliziotti e gli altri appartenenti alle forze dell’ordine vengono costretti a fronteggiare violenti di tutti i tipi con mezzi e modalità operative palesemente inadeguati».

Insomma, colpa delle partite al sabato se a Roma il servizio d’ordine era inadeguato… ma d’altra parte chi le ha volute le partite al sabato? Non certo i tifosi, per i quali la domenica è quanto mai sacra! Piuttosto si chiedano i signori dell’UGL se non ci sono mai state pressioni ai tempi da parte dei vertici della polizia per far giocare la B al sabato in modo da far incrociare il meno possibile le varie tifoserie…

Poi potremmo parlare per esempio del fatto che a Roma c’erano 2.000 poliziotti a vigilare sul corteo, e che a detta di tutti i manifestanti violenti erano non più di 200… Mettiamo anche che fossero in 5-600, cosa ti serve per tenerli a bada? Magari solo un minimo di organizzazione, quella che ieri è completamente mancata… Del resto, un tempo le forze dell’ordine italiane facevano “palestra” per l’ordine pubblico proprio allo stadio, oggi chiudono semplicemente gli stadi e quindi si sono disabituati loro stessi per primi a gestire l’ordine pubblico! Lo si capisce dalla facilità con cui perdono la testa (Clicca qui) o dagli stessi dodici arresti effettuati che a quanto pare nemmeno sono colpevoli, ma che statene certi pagheranno anche per tutti gli altri (clicca qui).
Dunque qua già le colpe si stanno delineando… Tattiche da ultras… Mi risulta che gli ultras si scontrino con altri gruppi di ultras, non con la vetrina di un negozio; e che chi si rende “colpevole” di teppismo gratuito allo stadio è inviso agli stessi ultras. Ma non importa, serve un capro espiatorio, l’ho già detto. Del resto oggi sono tutti a sentirsi dire “Bravi per come avete gestito la manifestazione” e “Grazie alle forze dell’ordine per l’impegno profuso”. Ma grazie di che? Di aver lasciato che un gruppetto di manifestanti mettesse Roma a ferro e fuoco? Me lo chiamano successo? Cosa avrebbero dovuto fare, entrare al Quirinale e prendersi i politici uno ad uno appendendoli agli alberi (non che la cosa mi sarebbe poi dispiaciuta…) lungo le strade per sentirsi dire che “il servizio d’ordine ha fallito”? In qualsiasi altro paese del mondo dopo una giornata del genere il questore di Roma ed il Ministro degli Interni rassegnerebbero le dimissioni. Ma qui siamo in itaGlia, il questore di Roma è Tagliente ed il Ministro è Maroni: due che hanno fatto strada con i loro proclami di sicurezza allo stadio, un questore che è specializzato nel punire severamente un ragazzino che accende un fumogeno o un tifoso che espone uno striscione con scritto “Vi ridurremo a Prandelli” (era successo a un genoano anni fa a Firenze, quando il questore era appunto il buon Tagliente), ed un ministro che è convinto che una carta di credito ricaricabile serva per la sicurezza. Mi stupisco che Maroni non abbia ancora riproposto il “Daspo per manifestazioni” come già aveva fatto nel dicembre scorso dopo gli incidenti capitati sempre a Roma (clicca qui). Ma se lo riproponesse state pur certi che buona parte degli “indignati” italiani lo accoglierebbe con favore: non capiscono, i deficienti, che la misura sarebbe principalmente adottata contro di loro che protestano…

Ma il migliore di tutti è il Corriere della Sera. Altra testata che non perde l’occasione di coprirsi di ridicolo. Già il titolo dell’articolo la dice lunga (“Ultrà del calcio ed antagonisti dal Sud”, clicca qui), il contenuto riporta che “Sui muri restano le loro scritte, che sono quasi una autocertificazione. L’odio per i poliziotti, il disprezzo per i loro compagni di viaggio: «Piantiamo grane, non piantiamo tende». In un magma difficile da classificare c’erano gli ultrà cittadini e quelli livornesi, i napoletani che avevano incendiato le notti di Terzigno ai tempi delle proteste contro la discarica, e poi i militanti dei centri sociali torinesi e romani visti tante volte nei boschi della Val di Susa, gli «agitati» di Milano e Bologna, area anarchica e giovane…”.

Il Gazzettino però riesce a fare di meglio, in questo articolo che riporta fra le altre cose: “Tra gli estremisti che hanno messo a ferro e fuoco la città molti ultrà del calcio: della Lazio, della Roma, ma anche del Livorno e di altre tifoserie. Tra gli indizi della presenza dei duri del calcio anche la scritta Acab (All cops are bastard) sui muri di mezza città. E il timore di alcuni è che la partita di questa sera possa diventare occasione per nuovi, ulteriori disordini.”

Acab, va ricordato ai sapientoni del Gazzettino, è il titolo di una canzone dei 4-skins, ripreso poi non solo dagli ultras negli stadi ma anche dagli stessi movimenti antagonisti. Se la presenza di ultras fra i devastatori di Roma è data da uno slogan che può essere riconducibile a chiunque, allora diciamo pure che non avete mai capito un cazzo, senza paura di sbagliare…

Come del resto avete dimostrato di non aver mai capito nulla in questi dieci anni che sono intercorsi fra il G8 di Genova e la manifestazione di ieri a Roma. DIECI ANNI, NON UNO. Eppure ancora una volta un gruppo di manifestanti ha messo in scacco le forze dell’ordine, mettendo a ferro e fuoco una città… Ancora si parla di Fascismo e Comunismo, due ideologie che in parlamento non esistono più dai tempi di Almirante e Berlinguer, facendo il gioco di chi vuole dividere la popolazione. Ancora si parla di ultras e di black block, ignorando la rabbia che pervade oggi molti giovani non legati per forza di cose ad alcun movimento. Povera italia (minuscolo), destinata ad affondare sotto i suoi stereotipi e la sua ignoranza…

Ieri sera su La7 venivano intervistati gli organizzatori della manifestazione in quella che era una sorta di sagra dell’ovvietà. Mi sono tornati in mente i giorni del G8 di Genova, i proclami di Casarini che poi si trovò completamente spiazzato da ciò che successe in Piazza, i discorsi pacifisti di molti. “La nostra era una manifestazione grande, civile e colorata” l’ho già sentito. Come ho già sentito il giornalista col sorriso da squalo che tenta di mettere in bocca agli organizzatori la frase che “Polizia e Carabinieri hanno fatto il loro dovere”. Balle, un sacco di balle!

La verità è che la manifestazione civile può andar bene forse in un ambito come lo stadio, dove il tifoso vive in una condizione di precarietà totale e deve costruirsi una credibilità anche presso l’opinione pubblica. Ma qui non parliamo di stadio, anche se qualcuno ha tirato in mezzo gli ultras. Qui parliamo di un paese senza futuro, governato da una casta di criminali: siete convinti sul serio che bastino due slogan e quattro bandierine per mandarli via? Magari rischio di passare per estremista, ma erano giorni che si sapeva che a Roma sarebbe successo il disastro, come lo si sapeva di Genova ai tempi del G8, e questi erano convinti di andare ad una manifestazione “grande e colorata”? Se scoppia una guerra questi sono convinti di farla cessare mettendo fiori nei cannoni? Mettessero meno erba e più tabacco nei loro cannoni forse eviterebbero di dire queste puttanate… Gente che oggi è in piazza a protestare non perché vogliano cambiare il sistema ma perché cercando una visibilità politica, del resto molti facevano parte di organizzazioni giovanili del PDmenoL: fra qualche anno questi “indignati” faranno la fine di molti “disobbedienti” dei tempi del G8, ovvero si daranno una ripulita, si metteranno in giacca e cravatta e siederanno se non al parlamento, almeno in qualche consiglio comunale. E faranno le stesse identiche cose che oggi contestano. Del resto, questi sono il “sistema” a tutti gli effetti…

Io invece preferisco parafrasare due uomini politici del passato. Uno che propose la sua ricetta democratica: “Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito… Lasciarli fare (gli universitari, ndr). Ritirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri. Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì… questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio”. L’altro, che disse una frase a suo modo storica, che oggi riutilizzo in riferimento a quanto successo a Roma ed alla “ricetta democratica” di cui sopra: “A pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca”. Buona crisi, italioti!

LaPadovaBene

Per Corederoma
Paolo Nasuto