venerdì, Maggio 03, 2024 Anno XXI


La lingua parlata (e scritta) oggi in Italia è, purtroppo, sempre più contaminata da termini e modi di dire mutuati da altri idiomi o da accezioni terminologiche derivanti dalla tecnologia e dai suoi limiti, come accade per i 160 caratteri degli sms. Fatto sta che sentiamo sempre più spesso, ad esempio, parlare di “remuntade”, quando si intende dire che una squadra ha recuperato uno svantaggio, e, in questi giorni di crisi e di protesta, del movimento degli “indignados”.

L’appellativo che contraddistingue chi, senza schierarsi apertamente sotto una bandiera politica, muove la protesta civile contro chi è causa di una crisi economica lacerante che sta devastando l’occidente ed il suo “stato sociale”.

I media oggi si accorgono di costoro, di queste masse, e subito ne mutuano la terminologia. Siccome una delle proteste più eclatanti (e vincenti) ha mosso i primi passi in Spagna, nella splendida Plaza del Sol di Madrid (portando Zapatero alle dimissioni e alle elezioni anticipate), quell’indignazione collettiva è stata ribattezza movimento degli “indignados”. Immediatamente anche in Italia, con la scarsissima fantasia delle testate giornalistiche e televisive più diffuse, dall’operaio della Fincantieri, al pastore sardo, al  professore di Storia dell’Arte segato dai tagli lineari di bilancio, o lo studente-lavoratore precario, è diventato un “indignado”.

Ma a guardar bene, specie in Italia, c’è da anni un movimento di “indignati” che denunciano, protestano, lottano contro gli abusi del potere e del mercato. Sono gli Ultras.

Sono quelli che da sempre, almeno da quando il “calcio moderno” ha fatto irruzione nelle domeniche italiane, contestano il “sistema”.

I soldi delle Pay-Tv (e non solo) hanno piegato all’interesse commerciale e alle speculazioni politiche, quella che era ed è (anche se sta morendo pian piano) la più forte passione laica di un popolo. E siccome sacche di ostinati “fedeli” del pallone continuavano, nel tempo a contestare, pur presenziando domenicalmente in curve e gradinate, il sistema, i padroni del vapore hanno deciso di usare le maniere forti, fortissime per espellere questo nucleo di “idignados” ante-litteram che si ostina a pensare ad un calcio diverso da quello attuale. Più genuino e leale, fatto di passione.

Si è passati, nel tempo, da restrizioni di mero carattere logistico (soppressione dei “treni speciali”, divieti generici sull’introduzione di materiale nelle curve (tamburi, megafoni, etc), introduzione dei biglietti nominali e costruzione dei tornelli), fino alla mossa che pensano possa essere definitiva, la famigerata Tessera del Tifoso.

Mascherandola da panacea di tutti i mali derivanti dalla violenza, la T.d.T. attacca in realtà al cuore i diritti inviolabili della persona, sanciti dalla Costituzione Italiana.

Di fatto viene sancito il divieto di circolazione delle persone sul territorio nazionale. Non pochi i casi di tifosi su treni e pullman fatti oggetto di discriminazione territoriale e obbligati (con modi bruschi e talvolta violenti) a tornare indietro. Ad esempio, se sei di Genova e la Samp gioca a Verona tu a Verona (magari anche solo da turista) quella domenica non puoi andare… Ti bloccano sull’Autostrada del Sole o sul treno magari all’altezza di Bologna e ti fanno scendere…..

Casi diffusi su tutto il territorio nazionale, che coinvolgono realtà di “Serie A” come quelle dalla profonda provincia, soprattutto (caso strano eh?) se centro-meridionali.

Il tutto, dicono loro, i padroni del vapore, per favorire l’accesso agli stadi SOLO agli sportivi e ai non violenti, per riportare le famose “famiglie” allo stadio. Ma i risultati non sono quelli attesi e propagandati da chi ha pensato e introdotto questo odioso strumento. Le famiglie allo stadio non ci vanno più comunque, perché lo stadio è nel tempo (per incuria e per le difficoltà nel raggiungerlo introdotte dai vari “piani sicurezza”) diventato un luogo inaccessibile a chi volesse regalare una domenica diversa, magari con una bella giornata di sole, ai propri figli. Niente biglietti in vendita il giorno della gara, strutture fatiscenti e oggettivamente pericolose (pensate al settore ospiti di Parma, sequestrato perché un giovane sostenitore del Vicenza è precipitato nel vuoto morendo), servizi igienici degni di una fogna di Calcutta, e via discorrendo.

Resiste, comunque, una porzione di CITTADINI, prima ancora che tifosi, che di questi abusi di potere ne ha le tasche piene da tempo. Sono Indignados da sempre, che qualche anno fa esponevano striscioni tipo “no al calcio moderno” o “questo calcio ci fa SKYFO”, premonitori di una protesta che oggi si cementa dietro lo slogan NO ALLA TESSERA DEL TIFOSO.

E trova proseliti, la protesta. E’ interclassista e soprattutto coinvolge molti, oggi, tra quelli che si sono resi conto della TRUFFA perpetrata ai loro danni dalla Tessera del Tifoso, supporto di plastica con le stimmate della carta di credito al consumo, ideata (questo il suo senso reale) per allontanare la gente dagli stadi e metterla davanti le TV, come dimostra la recente indagine condotta da un quotidiano non proprio definibile come di “opposizione”, ovvero la Gazzetta dello Sport.

La polemica politica generalmente è esule dal mondo ultras. L’ultras ha invisi governo ed opposizione in egual maniera. Ma avere un Presidente del Consiglio padrone di una piattaforma televisiva digitale dove vengono trasmesse le partite, ed un Ministro degli Interni dello stesso governo , per altro di fede milanista come il premier, che del Milan è padrone e, guarda caso, 300mila tessere del tifoso (un terzo circa del totale) sembra siano state richieste solo da milanisti,  qualche domanda la fa porre, qualche coscienza la fa muovere e qualche indignado in più lo fa nascere.

Che va ad ingrossare le fila degli indignados di sempre, quei famigerati Ultras che chiedono solo la libertà di poter tifare e di poter esprimere la loro passione, di poter circolare liberamente e di accedere nei luoghi pubblici senza dover essere schedati preventivamente o preventivamente ghettizzati perché ostacoli al pensiero unico.

Fonte: Profilo personale FB di Mirko Graziani

 

Per CoredeRoma

Paolo Nasuto