Categorie Virgolettato Scritto da r. cdr martedì, 7 Ottobre alle ore 10:11
da La Repubblica
Nei giorni scorsi, del resto, i contatti tra gli uomini di Profumo e Rosella Sensi si sono intensificati. Paolo Fiorentino, il vice dell’amministratore delegato Unicredit, ha ribadito ai manager giallorossi che non sono più possibili deroghe. Il “debito” della famiglia Sensi ammonta a 365 milioni di euro e il piano di ammortamento prevede il pagamento di una prima tranche di 130 milioni entro il prossimo 31 dicembre. Una cifra che, secondo i colloqui intercorsi negli ultimi giorni con l’Istituto milanese, non è al momento a disposizione della Roma. Tant’è che la Sensi – ha ammesso un rappresentante di Italpetroli – ha già chiesto una proroga al 30 marzo. Ma il “niet” di Unicredit è stato inequivocabile. La risposta ha gelato la Sensi. Per arrivare a quota 130 milioni nei prossimi tre mesi potrebbe non essere sufficiente liberarsi di tutte le attività di Italpetroli. Sono già in vendita i terreni di Torrevecchia il cui valore si attesta intorno ai 100 milioni. Ma l’edificabilità di quegli spazi (condizionata alla costruzione della cittadella dello sport) ancora non si è perfezionata: l’ultimo via libera da parte della Conferenza dei Servizi dovrebbe esserci a fine anno. Fino ad allora i potenziali acquirenti temporeggeranno. Anzi, l’advisor Banca Finnat – che ha limato a 90 milioni il valore di quei beni immobiliari – teme che in questa situazione i candidati all’acquisto, come il gruppo Caltagirone (creditore nei confronti della Roma in qualità di socio Mps che detiene la Antonveneta con cui la Roma è esposta per 50 milioni), rallentino i tempi per abbassare il prezzo. I depositi della Italpetroli a Civitavecchia, invece, sono quotati intorno a 40-50 milioni. Un contesto critico per la famiglia Sensi. Che starebbe studiando anche l’idea di un aumento di capitale per consentire l’ingresso di un nuovo socio. Una soluzione di cui i big romanisti avrebbero parlato pure con Adriano Galliani, che da sempre cerca di tranquillizzare i vertici giallorossi. Non può essere un caso che negli ultimi tempi sia stato associato alla vicenda il nome di Tarak Ben Ammar, l’imprenditore franco-tunisino, molto amico del Cavaliere e con incarichi prestigiosi in Italia come il cda di Mediobanca. Al momento, però, si tratta solo di ipotesi. Mentre è molto più concreto il pressing di Unicredit per una soluzione definitiva. La banca di Profumo preferisce di gran lunga la cessione e ha esortato la Inner Circle, l’intermediario utilizzato da Soros nella primavera scorsa, di rivolgersi direttamente ai suoi dirigenti se si ripresentasse un’altra occasione. La Roma, in effetti, per ora non è stata contattata. Ma l’interesse per il club di Spalletti ha di nuovo attraversato l’oceano. Almeno tre “magnati” a stelle strisce – che per ora hanno invitato i collaboratori italiani a mantenere l’anonimato – hanno chiesto un rapporto per capire se e come investire in Totti &C.. La base della trattativa, però, non potrà più essere i 283 milioni offerti dal finanziere ungherese Soros. Il quadro internazionale e interno è cambiato. Il forcing della Banca creditrice, poi, potrebbe accelerare il tutto. Senza contare che da qualche settimana nel Cda della Roma circola la voce relativa ad un gruppo arabo pronto a intervenire per accaparrarsi sia la squadra, sia i depositi di Civitavecchia. Non è nuova l’indiscrezione circa un’attenzione da parte dei libici di Tamoil, ex sponsor di Juve e Atalanta. Il tempo, però, stringe. E se Unicredit non riceverà tutte le garanzie reclamate, la palla potrebbe precipitare su un altro campo: quello dei libri in tribunale. Claudio Tito |
