domenica, Maggio 19, 2024 Anno XXI


24 settembre 2011, Roma – Siena  1-1

Il cambio di proprietà, ulteriormente procrastinato ma oramai definitivo, sta influendo come non mai nei nostri comportamenti di tifosi. E’ vero che la Roma non si discute, si ama, ma quello che era un esercito di cazzuti  e appassionatamente polemici tifosi si è trasformata in una scuola filosofica. La scuola degli Aspettisti. Potenza della comunicazione.

Non abbiamo mai, e ci frega anche poco, mutuato dichiarazioni dal linguaggio politico corrente, ma ci domandiamo cosa debba ancora accadere per sancire che c’abbiamo provato ma che l’esperimento non è andato poi così bene.

Al di la delle dichiarazioni di facciata infatti anche i giocatori ci sono apparsi assai incerti tra l’applicazione pedissequa del credo dell’allenatore e il tentativo di inventarsi qualcosa per conto loro. Il risultato finale è sotto gli occhi di tutti, ieri si è giocata una delle più brutte partite della Roma in senso assoluto.

Intendiamoci. Probabilmente se ci avessero portato Ficcadenti, Pioli o Sannino avremmo storto il naso e contestato parecchio. C’hanno portato invece uno con un pedigree ancora più scarso vendendocelo come quello che stava al Barcellona e Barcellona è diventato il tappeto sotto al quale nascondere la spazzatura di una campagna acquisti ricca quanto sconclusionata se è vero, come è vero, che gli unici acquisti che stanno dando qualche segno di vita sono Jose Angel e Kijaer.

Lo abbiamo detto già e prendiamo l’occasione per ribadirlo. Non siamo attirati dalla gerontocrazia e sappiamo bene che un allenatore di grido non sarebbe mai venuto a Roma (vedi Ancellotti) perché oramai nessuno, tra quelli che si sono piazzati, vuole venire a benedire il Festival degli Sconosciuti di Ariccia (leggi la pseudo cantera).  Chi c’ha un nome vuole le garanzie dei nomi e la nuova gestione ha inserito tetti di ingaggio che sono non compatibili con quelli che possono essere definiti a torto o a ragione “top player”.

Però sovrapporre al rischio delle difficoltà di innesto di una serie di nuovi giocatori anche un allenatore quanto si voglia innovativo (!!???!!?) ma alquanto social confuso è qualcosa che non funziona. E i risultati stanno sotto gli occhi di tutti.

Fabio Volo, uno dei lucidi pensatori della nostra era, ben sapendo che ogni epoca c’ha quello che trova, dice che “Il problema non è quanto aspetti, ma chi aspetti”. Ecco il problema è proprio questo. Noi chi stamo ad aspettà? Le guardie?

C’hanno detto Dieci partite. Cinque so passate in maniera infausta e ingloriosa tra il solito gol dell’ex incazzato e un’abbuffata di Vitiello Tonnè. Per noi sono più che sufficienti ed ogni minuto speso in più mette a rischio la nostra permanenza tra le squadre più importanti del Campionato italiano.

La cosa che più offende e lascia perplessi è che mentre il prode macellaretto di Testaccio approda all’ennesimo sogno della vita, stiamo giocando un campionato nel quale avremmo potuto tranquillamente dire la nostra. Chi è arrivato non si è accontentato di un ruolo importante di salvatore della patria. C’ha voluto insegnà ahimè anche come se campa. Peccato che sia stato assai mal consigliato.

Siamo ancora in tempo, primo che il campionato risulti irreparabilmente segnato. Lasciamoci così senza rancore. Lasciamo che “Aspettando Godot” rimanga una piece teatrale del teatro dell’Assurdo e non la pratica assurda di una realtà forzata e inaccettabile.

Ad maiora