giovedì, Aprile 25, 2024 Anno XXI


Ecco, lo sapevano. Chi è abituato a parlare con i risultati e quindi a seguire l’onda, è sempre pronto a salire e scendere sul cavallo vincente. È uno sport nazionale figuriamoci dai media locali e di localetti.
Quando, seppur ubriacati di gioia dalle splendide vittorie, rimarcavamo quei difetti che il risultato non evidenziava eravamo gocce d’acqua nel deserto. Ora che sono stati incassati una cariolata di gol i fomentatori si sono trasformati in accusatori feroci di tutto e tutto.
I commenti che si leggono e si sentono in giro fanno ridere. Mi viene il vomito. La partita contro l’Inter ha rimarcato le pecche della Roma: mancanza di cattiveria quando serve e l’incapacità di chiudersi a riccio in momenti di difficoltà, nonché la rigidità di schema che dallo scorso anno cerchiamo di far notare al mister.
Nel primo gol subito fa un grave errore il capitano, Pizzarro non straja l’avversario (niente cattiveria), Maxell azzecca il passaggio della vita, Doni fa il miracolo (c’è chi gli addossa delle colpe!) ma il destino ha punito la sufficienza nell’esecuzione del calcio d’angolo.
In dieci si può giocare, l’abbiamo visto più volte, solo che devi rivedere la formazione, sistemare i reparti, e in genere si fa un cambio riparatore, cosa che Spalletti non ha fatto (rigidità di schema).
La ripresa inizia con il regalo dei nerazzurri e qui sta l’errore più grave di tutta la partita. Una volta raggiunto il pareggio l’area giallorossa doveva diventare un fortino inespugnabile se non dopo un bombardamento costante e continuo per almeno una trentina di minuti. Invece è bastata una freccetta lanciata dalla coppia Crespo-Cambiasso per far crollare tutto.
Il mister, dopo aver fatto uno straordinario lavoro fino ad ora, deve compiere l’ulteriore sforzo di ridurre questi limiti che ha la squadra. Se non si cambia la mentalità in determinate circostanze si porteranno a casa delle splendide battaglie ma difficilmente si vincerà la guerra.