venerdì, Aprile 26, 2024 Anno XXI


Alle 18 è più ora di merenda che di cena. Si gioca tra il lusco e il brusco in quelle situazioni che sono appannaggio delle menti malate che gestiscono il calcio italiano.La Roma si disfa come sovente gli capita quando si specchia e chiude il discorso campionato alla sesta. Noi avevamo prudentemente detto di aspettare la decima, quando già si stavano preparando i cortei per Testaccio.
Essere Romanisti di lungo corso a qualcosa servirà pure.
In settimana abbiamo dovuto ricevere anche le proteste di quelli che avevano ritenuto troppo duri i nostri giudizi dopo la partita con la Juventus e quella con la Fiorentina.
Diamogli tempo, ci hanno detto.
Noi glielo abbiamo dato.
Il tempo scorre per tutti. A prescindere, come diceva Totò.
Scorre per chi dice che è più importante Manchester che l’Inter (Capità sei romano cazzo, possibile che ancora nun hai capito come funziona) e scorre per chi ha in testa il traguardo della vittoria nella coppa disciplina e cazzia, minacciandolo di multa, l’unico che aveva avuto il coraggio di dire qualcosa su un arbitro che non era piaciuto.
Finisce con ieri sera l’era dell’infallibilità Spallettiana e, secondo noi, finisce anche l’era di Spalletti come allenatore che tutti hanno considerato forse molto più in gamba di quello che in effetti è.
Comincia ad incrinarsi, ed è maledettamente troppo presto, anche l’infallibilità del Capitano che ieri ha regalato il primo gol tirando, invece che un corner, una busta…..d’acqua (per non parlare di liquidi ancora più triviali).
Non abbiamo scritto nulla se non aver rivisto la partita in TV, per superare l’emotività della situazione contingente, e dai primi piani della TV abbiamo visto troppo gente fuori fase e un allenatore che, quando siamo andati sotto, si è afflosciato come una mongolfiera strappata.
Ci rode il culo, noi siamo tifosi e ci possiamo permettere anche affermazioni che non leggerete mai sulla carta stampata, che la nostra voce si debba sommare a quella di chi, per motivi totalmente diversi dai nostri, sta da tempo sulla sponda ad aspettare che il fiume gli restituisca il cadavere dell’odiato (da loro) trainer della Roma.
Come è successo ai tempi dell’amato (da noi) boemo, ci si comincia a domandare se sia Spalletti il “conducator” in grado di far fare alla Roma un salto di qualità che la renda competitiva anche in Campionato e in CL.
Ci metteranno davanti, già lo sappiamo, i trionfi in Coppa Italia e in Supercoppa.
Dopo la sveglia rimediata con l’Inter, perdonateci, ma nun ce ne può fregare di meno.
Una squadra che ambisce a poter raggiungere traguardi di eccellenza deve guardare avanti e non indietro.
L’immutabilità del modulo e l’incapacità di dare una scossa alla squadra quando le situazione si inclinano verso il pericoloso sono segnali che ci preoccupano moltissimo.
Ci preoccupano perché quest’anno ci manca anche l’alibi di una società sgangherata e sparagnina.
L’AS Roma ha messo a disposizione del tecnico la squadra che lui ha chiesto.
Ha voluto giocatori dotati di grande tecnica ma di poco peso e ha anche ribadito ultimamente che a noi gli attaccanti non servono.
Ieri abbiamo dovuto scoprire che esiste pure uno che si chiama Osvaldo che non avrà la tecnica di WCnic ma che almeno è in grado di fare a sportellate e di buttarla dentro.
Ma si sa che a Roma succede sempre così…
Quando si festeggia troppo, quando si comincia ad andare in giro per celebrazioni e innagurazioni c’è sempre la sveglia dietro l’angolo.
E il cronometro d’oro lo ritirano altri.