giovedì, Marzo 28, 2024 Anno XXI


Marforio: E’ vero che i Francesi so’ tutti ladri?
Pasquino: Tutti No, Ma Bonaparte.

L’intelligenza e L’ironia sono da sempre una caratteristica che contraddistingue il popolo romano.
Nel corso dei secoli il “popolo” ha sempre cercato di opporsi
ai regimi di turno con furbizia ed umorismo cercando di “dribblare” la censura con l’astuzia. E’ nella Roma del 500’ tra epidemie e disordini, tra la nascita di fastosi palazzi e ascese al potere di Papi e famiglie illustri, che si fa largo una delle più famose statue “parlanti” di Roma: Il Pasquino.
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Il Pasquino faceva parte del “Congresso degli Arguti” che riuniva le altre statue parlanti (Marforio, L’Abate Luigi, il Babuino, il Facchino e Madama Lucrezia).

Ciò che resta della statua molto probabilmente faceva parte di un gruppo marmoreo raffigurante Menelao che sorregge Patroclo morente. Si dice che un tempo, ornasse lo Stadio di Domiziano, e che poi venne riportata alla luce in Piazza Navona durante i lavori per la costruzione della nuova dimora di Sisto IV°.
Venne successivamente posta vicino Palazzo Orsini, in un angolo dell’ antica Piazza Parione, oggi Piazza di Pasquino. Nel frattempo Sisto IV° aveva stravolto il piano regolatore di Roma per sanificare la città: aveva emanato un edittopiazza-pasquino-2 che agevolava la distruzione di edifici malridotti a favore di nuove costruzioni con la novità che il “costruttore” diventava automaticamente proprietario. Ma di questa nuova norma erano naturalmente beneficiari solo ricche famiglie come i Barberini, i Borgia o gli Sforza o comunque i ceti abbienti. Per la costruzione dei nuovi edifici, la nobiltà, non pensò due volte, a depredare ed a smembrare i reperti dell‘antico Impero. Infatti, marmi, statue e vari materiali servirono all’edificazione dei palazzi. Ed è in questo clima che venne fuori la prima Pasquinata che recitava : Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini*.pasquino1-copia
I libelli erano appesi al collo della statua oppure posti alla base e con il passare del tempo il papato fece di tutto per arginare questo nuovo fenomeno di costume, che dopo Roma prese piede anche in diverse città italiane. Il Papa cercò di ostacolare i “perfidi fogli” addirittura con la promessa di pena di morte per gli autori, impossibili da rintracciare perché sempre protetti dall’anonimato. C’è da rilevare che il popolo all’epoca non vantava certo d’esser istruito e dunque si pensa che gli autori delle pasquinate fossero addirittura persone all’interno della stessa chiesa o degli stessi ambienti abbienti. Con l’avvento poi di Belli, il Pasquino si ritirò in silenzio per ritornar a “parlare” contro Hitler.
E’ dall’ipotesi sul nome che possiamo formare un nostro pensiero su questa statua così caratteristica di Roma: si dice che Pasquino fosse un fabbro, un barbiere, oppure un oste. Un personaggio legato comunque indissolubilmente al popolo, uno di loro. Ergo, tipicamente romano.
Con quelle peculiarità che solo i capitolini possiedono. Sagaci, pungenti, rugantini quando serve ma capaci anche di affrontare la vita, e le sue vicissitudini, con un ghigno. Sbeffeggiandosi, per sbeffeggiare. La satira, l’ironia, usate non con cattiveria e malignità ma come mezzo per “dire” ridendo, e per ridere dicendo.nuova_immagine_1-copia
La frecciata, la battuta per sdrammatizzare su una vita sempre troppo dura e ingrata, dove il povero soccombe ed il ricco se ne compiace. Il bersaglio della pasquinata era specialmente la questione della morale, morale sempre invocata dal papato. Un papato che sapeva solo nascondere stravizi e immoralità per poi pretendere dal popolo comportamenti irreprensibili. Una forma di stampa senza bavaglio dunque, la voce del popolano che riusciva a far sentire il suo dissenso.
Oggi, come allora il Pasquino sa che i tempi sono cambiati ma la musica No. Quella è rimasta la stessa.
La stampa ormai di regime cerca di mistificare lo stato delle cose usando con il “popolo” le armi di “distrazione” di massa. Il potere, come sempre amorale impera a discapito delle classi deboli. Ma il Pasquino è li a dimostrare che i romani riuscirono a trovare un metodo nuovo, come sempre. Per riuscire a sorridere, per denunciare senza però perdere mai di vista l’amara realtà.
Il pregio sta in questo modo di vivere la vita. La consapevolezza del problema ed il modo di porsi davanti ad esso. Con un sorriso pieno di rassegnazione, che però non bassa mai la testa.

Lvcilla Avgvsta

*Quello che non fecero i barbari, fecero i Barberini.
Pasquinate celebri.
“Ecce qui tollit peccata mundi – Ecco quello che toglie i peccati del mondo”, riferita al medico di Clemente VII°, che forse ne causò la morte.
“Per chi vuol qualche grazia dal sovrano, aspra e lunga è la via del Vaticano. Ma se è persona accorta corre da Donna Olimpia a mani piene e ciò che vuole ottiene. E’ la strada più larga e la più corta”, contro Olimpia Maidalchini, amante e consigliera di Papa Innocenzo X°.
“Povera Roma mia de travertino, t’hanno tutta vestita de cartone, pe’ fatte rimira’ da ‘n’imbianchino” riferita ad Hitler.