domenica, Maggio 19, 2024 Anno XXI


Nella formazione scesa in campo contro la Reggina ancora una volta, per l’ennesima volta, la metà dei titolari (quelli inamovibili) era assente.
I due centrali di difesa, l’organizzatore del centrocampo, il cursore inventato da Spalletti e la “luce perpetua”, più il “Mansini” felicemente approdato nelle nebbie padane tanto simili al suo carattere e così lontane dalla sua terra.
Il canovaccio però stavolta è stato diverso, non abbiamo assistito a nessuna partenza lampo (che tanto ci preoccupano dal giorno dello 0-3 in supercoppa diventato 4-3), non ci sono stati momenti di estasi calcistica, però non abbiamo rischiato niente e soprattutto sembrava che ognuno occupasse il proprio posto: Taddei sulla sua fascia, Vucinic di punta, Menez laterale, Cassetti terzino destro e via dicendo; anche la curva sud ha occupato con fragore il suo posto sostenendo ininterrottamente la squadra in questo scorcio difficile.
Alla fine è uscita finalmente la vittoria, netta, abbiamo potuto ammirare alcune giocate del francesino libero da pesi di risultato e di ruolo e nel momento in cui è entrata la “luce” ogni azione poteva tramutarsi in gol.
Non siamo all’apice, non siamo nel baratro ma finalmente si vede la luce in fondo al tunnel.
Modificare il karma di questa squadra sembra “mission impossible”, vedremo.
C’è una pletora di juventini, interisti e addirittura fiorentini speranzosi di venire all’Olimpico a fine stagione a giocarsi la “cempion lig”: quel posto se mai dovrà vedere un’italica tifoseria non potrà che essere la nostra, è casa nostra e gli altri sono tutti ospiti, nella fattispecie neanche graditi.
Cambiando discorso vorremmo che questa Roma vivesse più tranquilla, il nucleo storico c’è e quando sarà a disposizione del Mister siamo certi che farà la differenza, i nuovi hanno bisogno di tempo.
Se l’informazione potesse fermarsi per un attimo e smettere di ricorrere notizie si tornerebbe nel calcio (ma in generale in tutto) a vivere in maniera qualitativamente superiore.
La concorrenza spietata per un posto al sole nei media porta a rincorrere ogni santo giorno la notizia creandola, inventandola, estorcendo e modificando parole che volevano essere tutt’altro.
Ci si aggiunga gli oramai celeberrimi opinionisti, quelli che commentano le partite, che se la juve scula un gol con una invenzione della loro di luce allora è squadra compatta, coriacea, che sa soffrire mentre cinque minuti prima era squadra in chiara difficoltà atletica e tecnica di fronte allo Zenith, tutto e il contrario di tutto.
Rilassiamoci, noi per arrivare alla finale di Roma, Cluj o non Cluj, dobbiamo inanellare una serie di partite che solo una squadra dotata di attributi grandi così potrà superare, in caso contrario prepariamoci a vedere una bella festa di sport… dell’artri.
Per il campionato invece c’è ancora tempo, le mancanti 35 partite possono portarti alle stelle o alle stalle con la stessa facilità, bisogna vivere alla giornata, “raspare” come diceva Spalletti appena arrivato a Roma; ecco cosa ci piaceva e che vogliamo da lui e dai nostri giocatori: raspare. Prendere punti in situazioni avverse, segnare all’ultimo minuto perché ci credi, piegare il Chelsea o l’Inter alla faccia dei bookmaker, e osare sempre, oltre i propri limiti.
Si può e soprattutto si deve fare.
Per Roma, per la sua gente e per la finale che a Roma si terrà.
Lupi sumus
redazione@corederoma.it