venerdì, Maggio 16, 2025 Anno XXI


da lastampa.it

Treno distruttoIgnorato l’allarme sulla follia ultrà

Macché sorpresa. La Digos di Napoli, pochi giorni prima della partita tra gli azzurri e la Roma, aveva già disegnato un quadro preciso (e preoccupante) della situazione. In una serie di rapporti informativi riservati, inviati alla questura di Roma e contestualmente al Viminale, era stato scritto ed evidenziato a chiare lettere che «una massa di soggetti pregiudicati», già protagonisti degli incidenti contro l’apertura delle discariche ai tempi dell’emergenza rifiuti, si sarebbero riversati verso la capitale, sia con mezzi propri che con i treni o infiltrandosi nelle comitive dei tifosi organizzati.

Le informative erano dettagliate, precise, con nomi e cognomi dei soggetti ritenuti più pericolosi. Nel loro passato una lunga teoria di episodi di teppismo, di violenze gratuite. Collezionisti di Daspo. Partiti per Roma, ben sapendo che la partita non l’avrebbero vista mai. Alcuni legati, come ha detto senza mezzi termini il capo della polizia, Antonio Manganelli, alla camorra. Gente che viene pagata per svolgere un compito preciso, e vanno dove gli viene ordinato.

Dunque, una violenza pianificata con una certa cura, come era avvenuto – basta rivedere le immagini videoregistrate a suo tempo dalla Digos – a Pianura e in altre località della Campania dove la violenza organizzata s’era confusa con la protesta popolare, sino ad annullarla.
Nessuna fonte ufficiale, dalla questura di Napoli, messa sotto accusa dal Viminale per non avere impedito ai sedicenti ultras il blitz in stazione, sui treni e infine a Roma Termini, conferma o smentisce l’esistenza delle note riservate della Digos di Napoli. La squadra che si occupa del tifo violento ha tra i suoi uomini, investigatori alcuni tra i più preparati e attenti al più insignificante stormir di fronda nel mondo complesso e sempre in continua mutazione dei sostenitori degli azzurri.

Le polemiche di questi giorni, interpretate in generale come un attacco alla polizia di Stato e in particolare contro la questura partenopea, destinata a fare da capro espiatorio per i gravi incidenti, hanno creato una profonda amarezza tra gli investigatori, da decenni in prima linea contro le frange degli ultras che hanno scelto, in Campania come altrove, l’illegalità.

In queste ore, a Napoli c’è il vicecapo della polizia, il prefetto Nicola Cavaliere. Profondamente esperto non solo sulle indagini anti camorra, ma anche un attento e sensibile conoscitore dei mali profondi del calcio. E’ stato questore a Bergamo, Perugia, a Torino e a Roma, dove ha gestito in prima persona una serie infinita di emergenze. Sarà lui con il suo gruppo di investigatori, in stretta sintonia con i colleghi di Napoli, a tracciare – forse già nelle prossime ore – un primo bilancio.

La segreteria nazionale del Sap segue con estrema attenzione l’evolversi della situazione: «Non vogliamo difendere, a tutti i costi, l’operato dei colleghi e del questore. Ma sappiamo che le relazioni della Digos, ammesso che siano state inviate, non lasciavano il minimo dubbio, sui pericoli della trasferta. Va accertato se i responsabili dell’Osservatorio hanno avuto modo di valutarle con attenzione, o quantomeno di leggerle. Se invece di perseguire la consueta politica dello scarica-barile, il Viminale avesse fatto un’autocritica seria, tutti avremmo preso atto degli errori commessi, per non ripeterli più. Era la prima giornata di campionato, e quindi è abbastanza normale, prevedibile che la “macchina” del sistema di sicurezza, a livello nazionale, fosse ancora in rodaggio», dicono i dirigenti.

Con il senno di poi, non sarebbe stato impossibile evitare almeno il peggio. Conclude il portavoce nazionale, Massimo Montebove: «Ci vuole un segnale forte: vietare le trasferte dei tifosi per tutto il campionato. Responsabilizzare le società. Far pagare, per esempio, al Napoli Calcio, i danni alle stazioni e ai treni. Insomma, riconoscere la responsabilità oggettiva»

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