sabato, Maggio 10, 2025 Anno XXI


da Corriere dello Sport – forzaroma.info

AS RomAmericaQualcuno insiste a non ras­segnarsi, ma tra una settimana o giù di lì, la Roma avrà una nuova pro­prietà. Che, nonostante i disastri di questa stagione, non ha fatto un pas­so indietro e intende dare il via uffi­ciale al nuovo progetto Roma. Consa­pevole che ci sarà bisogno di una to­tale rifondazione romanista perché troverà una società svuotata, azzera­ta, spolpata da tutti i punti di vista, economico, tecnico, umano. Perché questo ha prodotto la gestione vir­tuosa, il resto sono chiacchiere per velinari e polli d’allevamento.

PROGETTO – C’è da rifare tutto, dalla squadra al management, dai conti al­le strategie future. Tom DiBenedet­to e i suoi soci, hanno già spedito il materiale richiesto, dai contratti ai patti parasociali e sono in attesa, già da qualche giorno, che arrivino le ri­sposte da parte di Unicredit (non sa­rà il caso di spedirle?). Il progetto a medio termine, tre-cinque anni, è già pronto da un pezzo. E’ stato presen­tato contestualmente all’offerta eco­nomica che ha sbaragliato una con­correnza più o meno inesistente. E al di là del cash, è stato il progetto a convincere Unicredit, proprietaria della Roma dal ventisei luglio scor­so. Un progetto dettagliato, ambizio­so, in cui investimenti e idee avran­no l’obiettivo di dare solidità econo­mica e tecnica. Ci sarà bisogno di soldi, competenza e pazienza. Perché non date retta a chi, sapendo di men­tire, oggi sostiene che gli americani si prenderanno la Roma con dieci­quindici milioni a testa. E’ un falso che concede attenuanti pure all’at­tuale gestione, attenuanti che nessun giudice onesto concederebbe. C’è un’Opa da fare, una squadra da rico­struire, una società da riorganizza­re. Nel progetto a breve e medio ter­mine sono previste due ricapitalizza­zioni per circa cento milioni d’euro, di cui almeno la metà serviranno a coprire i buchi di un bilancio che prevede, per quest’anno, un saldo negativo da una quarantina di milio­ni. Roba che alla vigilia dell’introdu­zione del fair-play finanziario (e pen­sare che ci hanno detto che la Roma era avanti perché aveva introdotto autonomamente la regola dell’autofi­nanziamento) sarebbe devastante.

ORGANIGRAMMA – La società sarà ri­strutturata completamente. Ci sa­ranno molte, se non tutte, facce nuo­ve (o quasi). La struttura prevederà un presidente che sarà Tom DiBene­detto. Ci sarà un suo uomo operativo con la qualifica di amministratore delegato. Ci sarà un nuovo direttore finanziario al posto della dottoressa Mazzoleni. Poi un direttore generale e un responsabile del settore giova­nile. Ci sarà un direttore sportivo che avrà il compito di rifare una squadra per un progetto a medio ter­mine, considerando che i tanti ultra­trentenni attualmente in rosa, diffi­cilmente potranno far parte di que­sto progetto. Si potrebbe fare pure qualche nome per queste cariche, al­cuni peraltro sono stati già scritti o detti, ma in questo momento quello che conta è che il progetto diventi operativo sul campo. Perché adesso anche quelli che fino a poche setti­mane magnificavano la gestione vir­tuosa, non possono non

Piero Torri


da iltempo.it

Sprofondo giallorosso

Fuori dalla Champions di oggi, lontana da quella di domani e dilaniata da una crisi di nervi incurabile. La Roma torna a pezzi dall’Ucraina e si prepara a giocare la partita meno adatta in un momento del genere: il derby, pergiunta decisivo in ottica quarto posto. La figuraccia di Donetsk ha confermato tutti i limiti di una squadra vecchia, isterica, vulnerabile e piena di contraddizioni. Ecco cosa stanno per ereditare gli americani. Quando? Consegnati i contratti e i patti parasociali, i legali di Thomas DiBenedetto attendono che Unicredit li rispedisca con i relativi commenti. Se non ci saranno altri dettagli da ridiscutere, si fisserà finalmente il giorno della firma previsto intorno al 17, ovvero la data della scadenza (comunque prorogabile) dell’esclusiva. I proprietari del futuro lo hanno capito sin dall’inizio e adesso sono ancora più convinti: la Roma va rifondata, a tutti i livelli. Salvato il salvabile da qui a maggio, si dovrà intervenire pesantemente sulla rosa e sulla struttura del club. La rivoluzione a stelle e strisce è già iniziata sottotraccia, con i referenti italiani a lavoro su più fronti. Ma aspettando la scelta del nuovo allenatore e la definizione di obiettivi di mercato e dello staff dirigenziale, è la Roma del presente a dover portare a termine una stagione che ha preso una piega fallimentare. Salutata l’Europa senza onore, restano la coppa Italia e soprattutto dieci partite di campionato decisive per non uscire dal «salotto buono» della Champions. Questa Roma è in grado di arrivare quarta? Domanda quantomai lecita dopo quanto visto a Donetsk. Lo stesso film proiettato all’infinito in questa annata maledetta, tra falli isterici, amnesie tecniche e tattiche e una preoccupante anarchia. Montella, sprovvisto della bacchetta magica, si è trovato tra le mani un gruppo senza gambe e fuori di testa. Non poteva certo bastare il ritorno al modulo di Spalletti per ripetere le imprese del passato: la Roma è la squadra più vecchia della serie A con un’età media di 29,9 anni, eppure si continuano a rinnovare i contratti: dopo l’inspiegabile quadriennale concesso a Taddei, sono già pronti (su input di Unicredit) i contratti di Cassetti e Perrotta. L’umiliazione europea è la naturale conseguenza di un progetto senza capo né coda. Ma c’è modo e modo per uscire dalla Champions e stavolta i giallorossi hanno scelto la via peggiore. Le espulsioni sono salite a otto dopo il «rosso» rimediato da Mexes e i turni di squalifica già scontati dai giocatori sono 26, coppe comprese. Rinviato a oggi il confronto di gruppo, ieri Montali ha preso da parte De Rossi e Mexes per annunciargli la multa in arrivo. Il direttore operativo si è soffermato anche con Montella, reo di essere ancora troppo «morbido» con la squadra. Ingiustificabile quanto successo in occasione del rigore: doveva calciarlo Pizarro e invece sul dischetto si è presentato Borriello. Che l’ha sbagliato e ci ha messo il carico nelle interviste: «Senza Totti il rigorista ero io, poi Montella mi ha tolto questa fiducia senza parlarmi». Borriello bissa così le accuse plateali mosse a Ranieri e conferma la mancanza di rispetto del gruppo verso i «comandanti» di Trigoria. Nella Roma si continua a pensare all’«io» e mai al «noi»: il risultato di un evidente vuoto di potere che solo con l’insediamento degli americani verrà riempito. La nomina di Montali a direttore operativo è arrivata con colpevole ritardo e ora il dirigente si ritrova a gestire una situazione per molti versi compromessa. Si è perso ormai il conto dei litigi, dei casi aperti alla fine di ogni partita e dei musi lunghi. Anche all’esterno si respira una brutta aria: dopo la partita alcuni tifosi si sono confrontati con i giocatori davanti all’albergo di Donetsk. De Rossi ha provato a calmarli mentre piovevano insulti a Borriello. Si salvi chi può.