Categorie Virgolettato Scritto da Lucky Luke giovedì, 10 Marzo alle ore 08:54
da Corriere dello Sport – forzaroma.info
PROGETTO – C’è da rifare tutto, dalla squadra al management, dai conti alle strategie future. Tom DiBenedetto e i suoi soci, hanno già spedito il materiale richiesto, dai contratti ai patti parasociali e sono in attesa, già da qualche giorno, che arrivino le risposte da parte di Unicredit (non sarà il caso di spedirle?). Il progetto a medio termine, tre-cinque anni, è già pronto da un pezzo. E’ stato presentato contestualmente all’offerta economica che ha sbaragliato una concorrenza più o meno inesistente. E al di là del cash, è stato il progetto a convincere Unicredit, proprietaria della Roma dal ventisei luglio scorso. Un progetto dettagliato, ambizioso, in cui investimenti e idee avranno l’obiettivo di dare solidità economica e tecnica. Ci sarà bisogno di soldi, competenza e pazienza. Perché non date retta a chi, sapendo di mentire, oggi sostiene che gli americani si prenderanno la Roma con dieciquindici milioni a testa. E’ un falso che concede attenuanti pure all’attuale gestione, attenuanti che nessun giudice onesto concederebbe. C’è un’Opa da fare, una squadra da ricostruire, una società da riorganizzare. Nel progetto a breve e medio termine sono previste due ricapitalizzazioni per circa cento milioni d’euro, di cui almeno la metà serviranno a coprire i buchi di un bilancio che prevede, per quest’anno, un saldo negativo da una quarantina di milioni. Roba che alla vigilia dell’introduzione del fair-play finanziario (e pensare che ci hanno detto che la Roma era avanti perché aveva introdotto autonomamente la regola dell’autofinanziamento) sarebbe devastante. ORGANIGRAMMA – La società sarà ristrutturata completamente. Ci saranno molte, se non tutte, facce nuove (o quasi). La struttura prevederà un presidente che sarà Tom DiBenedetto. Ci sarà un suo uomo operativo con la qualifica di amministratore delegato. Ci sarà un nuovo direttore finanziario al posto della dottoressa Mazzoleni. Poi un direttore generale e un responsabile del settore giovanile. Ci sarà un direttore sportivo che avrà il compito di rifare una squadra per un progetto a medio termine, considerando che i tanti ultratrentenni attualmente in rosa, difficilmente potranno far parte di questo progetto. Si potrebbe fare pure qualche nome per queste cariche, alcuni peraltro sono stati già scritti o detti, ma in questo momento quello che conta è che il progetto diventi operativo sul campo. Perché adesso anche quelli che fino a poche settimane magnificavano la gestione virtuosa, non possono non Piero Torri da iltempo.it Sprofondo giallorosso Fuori dalla Champions di oggi, lontana da quella di domani e dilaniata da una crisi di nervi incurabile. La Roma torna a pezzi dall’Ucraina e si prepara a giocare la partita meno adatta in un momento del genere: il derby, pergiunta decisivo in ottica quarto posto. La figuraccia di Donetsk ha confermato tutti i limiti di una squadra vecchia, isterica, vulnerabile e piena di contraddizioni. Ecco cosa stanno per ereditare gli americani. Quando? Consegnati i contratti e i patti parasociali, i legali di Thomas DiBenedetto attendono che Unicredit li rispedisca con i relativi commenti. Se non ci saranno altri dettagli da ridiscutere, si fisserà finalmente il giorno della firma previsto intorno al 17, ovvero la data della scadenza (comunque prorogabile) dell’esclusiva. I proprietari del futuro lo hanno capito sin dall’inizio e adesso sono ancora più convinti: la Roma va rifondata, a tutti i livelli. Salvato il salvabile da qui a maggio, si dovrà intervenire pesantemente sulla rosa e sulla struttura del club. La rivoluzione a stelle e strisce è già iniziata sottotraccia, con i referenti italiani a lavoro su più fronti. Ma aspettando la scelta del nuovo allenatore e la definizione di obiettivi di mercato e dello staff dirigenziale, è la Roma del presente a dover portare a termine una stagione che ha preso una piega fallimentare. Salutata l’Europa senza onore, restano la coppa Italia e soprattutto dieci partite di campionato decisive per non uscire dal «salotto buono» della Champions. Questa Roma è in grado di arrivare quarta? Domanda quantomai lecita dopo quanto visto a Donetsk. Lo stesso film proiettato all’infinito in questa annata maledetta, tra falli isterici, amnesie tecniche e tattiche e una preoccupante anarchia. Montella, sprovvisto della bacchetta magica, si è trovato tra le mani un gruppo senza gambe e fuori di testa. Non poteva certo bastare il ritorno al modulo di Spalletti per ripetere le imprese del passato: la Roma è la squadra più vecchia della serie A con un’età media di 29,9 anni, eppure si continuano a rinnovare i contratti: dopo l’inspiegabile quadriennale concesso a Taddei, sono già pronti (su input di Unicredit) i contratti di Cassetti e Perrotta. L’umiliazione europea è la naturale conseguenza di un progetto senza capo né coda. Ma c’è modo e modo per uscire dalla Champions e stavolta i giallorossi hanno scelto la via peggiore. Le espulsioni sono salite a otto dopo il «rosso» rimediato da Mexes e i turni di squalifica già scontati dai giocatori sono 26, coppe comprese. Rinviato a oggi il confronto di gruppo, ieri Montali ha preso da parte De Rossi e Mexes per annunciargli la multa in arrivo. Il direttore operativo si è soffermato anche con Montella, reo di essere ancora troppo «morbido» con la squadra. Ingiustificabile quanto successo in occasione del rigore: doveva calciarlo Pizarro e invece sul dischetto si è presentato Borriello. Che l’ha sbagliato e ci ha messo il carico nelle interviste: «Senza Totti il rigorista ero io, poi Montella mi ha tolto questa fiducia senza parlarmi». Borriello bissa così le accuse plateali mosse a Ranieri e conferma la mancanza di rispetto del gruppo verso i «comandanti» di Trigoria. Nella Roma si continua a pensare all’«io» e mai al «noi»: il risultato di un evidente vuoto di potere che solo con l’insediamento degli americani verrà riempito. La nomina di Montali a direttore operativo è arrivata con colpevole ritardo e ora il dirigente si ritrova a gestire una situazione per molti versi compromessa. Si è perso ormai il conto dei litigi, dei casi aperti alla fine di ogni partita e dei musi lunghi. Anche all’esterno si respira una brutta aria: dopo la partita alcuni tifosi si sono confrontati con i giocatori davanti all’albergo di Donetsk. De Rossi ha provato a calmarli mentre piovevano insulti a Borriello. Si salvi chi può. |
