sabato, Maggio 17, 2025 Anno XXI


da La Repubblica – romanews.eu

AmantinoDue coppe Italia e una Supercoppa non gli bastavano. Il giorno che Amantino Mancini ha messo piede all’ Inter non ha fatto mistero su cosa cercava: «Voglio vincere di più, vincere qualcosa di importante. Per questo sono qui». Parole dovute, forse inevitabili, ma che non trasmettevano la passione e l’ entusiasmo con cui il brasiliano è diventato il giocatore simbolo della voglia dell’ Inter di andare oltre, vincere di più. Dalla Roma all’Inter, un viaggio che regala emozioni intense, dilatandosi in una dimensione imprevista se poi ad attenderti trovi un allenatore come Mourinho. «Considero questa combinazione una grande fortuna. Forse non avevo bisogno di stimoli, ho trovato un uomo che sa dartene di moltissimi». Stimoli e… «Pallone, tanto pallone. Sono un brasiliano, avere la palla tra i piedi è la vita. E qui ogni momento si lavora con la palla. Incredibile ed entusiasmante». Questo, secondo lei, è il calcio di Mourinho? «Brasile, Portogallo, dentro ci assomigliano, per loro come per noi il calcio è prima di tutto tecnica. E’ la nostra cultura, la mia cultura. Ma nel modo di lavorare con Mourinho c’è qualcosa in più, di più profondo. Impegno mentale, grande concentrazione, indispensabile per eseguire gli esercizi che studia per noi. Alla fine sei stanco, stanco anche di testa».

Primi bilanci? «E’ cambiato tutto. Ammetto, tutto molto diverso da quel che facevo con la Roma. Lavoriamo per il possesso palla. Il gruppo è molto tecnico e ognuno di noi lavora per saper sempre cosa fare in partita. Personalmente gioco dove mi trovo meglio, a sinistra, partecipo anche alla fase difensiva, rientro quando gli altri hanno palla, ma meno profondamente di quello faceva a Roma». Fatica ripagata, a Monaco la vittoria è arrivata con un bel gol di Mancini. «Segnare e vincere è sempre piacevole. Ho fatto la mia scelta perché volevo un salto di qualità. Non ho sbagliato. Anzi, visto questo gruppo al lavoro ho anche capito perché l’Inter in questi anni ha vinto».

E’ la risposta alla domanda che vi facevate a Roma? «Roma è il passato, oggi la mia vita è l’Inter. Posso dire che il cambiamento è totale. Nel calcio e nella vita. Sono due dimensioni completamente diverse. Ho capito cosa sia il calcio all’Inter, imparerò a conoscere la vita a Milano. Questo senza dimenticare i cinque anni passati a Roma. Cinque anni in cui sono stato sempre bene, che faranno sempre parte di me». Tra le novità dentro all’Inter c’è anche quella di non essere in una squadra con un giocatore che ha un ruolo ed un peso dominante, come Totti nella Roma. «Voglio solo dire che qui tutti sono uguali. Che tutti sono trattati allo stesso modo. Dal tecnico, ma anche dai dirigenti e dalla società». A Roma era inevitabile lo scontro, l’ossessiva contrapposizione? «Erano situazioni create da tifosi, giornali e radio. In realtà tra noi calciatori non c’ è mai stata una divisione così netta. Ma ora basta Roma: l’ unica cosa che conta per me è lavorare per vincere subito: la Supercoppa a San Siro fra 15 giorni».

Basta Roma, dice lei, ma in realtà il primo ostacolo sarà ancora la Roma. «Sarà un momento di grande emozione, non rimarrò indifferente» Cosa le chiede Mourinho? «Appena posso, di saltare l’avversario nell’uno contro uno per garantire alla squadra la superiorità numerica. Che poi è ciò che mi diverte di più». Il gol è solo un optional? «Se capita di segnare meglio. L’importante è farne, certo che se capiterà di farne in Champions e in campionato sarebbe il massimo». E poi? «Alzare almeno una coppa. A maggio».