mercoledì, Luglio 02, 2025 Anno XXI


da romanews.eu

Ha lasciato sorridente Trigoria neanche una settimana fa, il giorno dopo l’incredibile sconfitta di Genova. Forse consapevole di aver dato ormai tutto alla causa giallorossa, Claudio Ranieri si è dimesso dalla guida della squadra dopo un anno di grandi soddisfazioni, ma anche di amarezze. In un’intervista rilasciata al TG1  l’ormai ex tecnico della Roma spiega così i motivi della sua scelta e parla anche del suo futuro. Di seguito il testo integrale dell’intervista:

Claudio Ranieri

Claudio Ranieri, iniziamo così: “Adesso parlo io…”?
“(Ride ndr) Parliamo. Parliamone.”

Come ha vissuto il dopo Roma?
“L’ho vissuto con un po’ di amarezza, perchè si, sei un professionista, ma la Roma, la squadra del mio cuore, per me era qualcosa in più…”

Una sconfitta?
“Non credo. Io ho fatto questo gesto per dare quel qualcosa in più alla squadra. Io la sera di Genova ho ringraziato la squadra per questo anno e mezzo vissuto insieme ma era giusto che i ragazzi si coagulassero, trovassero l’obiettivo comune che non riuscivano a trovare più con me.”

Come mai?
“Credo che l’anno passato dopo Spalletti la squadra si compattò molto per scalatrre posizioni in classifica. Quando arrivai a Roma dissi: “Scordatevi il bel gioco, c’è bisogno di più determinazione. Dobbiamo dare l’idea di essere gladatori”. E ci siamo riusciti, abbiamo raggiunto un sogno, abbiamo riempito l’Olimpico. E’ stata una cosa bellissima. Quest’anno non  è successo, tutte le circostanze hanno portato a far prevalere gli obiettivi personali a quelli della squadra.”

E’ stato egoismo da parte dei giocatori?

“Non lo so. L’anno scorso si era coesi verso questo obiettivo, quest’anno il fattore turnover, il fattore società, tutte queste cose hanno fatto sì che non ci fosse quell’idea comune. E io ho lasciato proprio per questo, ero rimasto l’unico parafulmine e i giocatori si dovevano responsabilizzare.”

Allora questa è una sorta di sconfitta…
“Si, forse, potrebbe essere. Ma non mi sento sconfitto. Ho fatto di tutto per questa squadra, poi ho capito che soltanto andando via la squadra avrebbe reagito”

E’ innegabile che i giocatori non l’hanno aiutata…
“Questo non posso dirlo perchè un mese fa abbiamo vinto il derby, abbiamo battuto la Juve, si parlava di Roma stellare. Certo, abbiamo avuto troppi alti e bassi, mai la continuità dell’anno scorso. E questo è stato ciò che mi è dispiaciuto di più, perchè sono convinto che con 80 punti si vince il campionato”

Lo spogliatoio della Roma è una polveriera?
“Qui torniamo a parlare del discorso di prima, cioè di obiettivi non comuni, ma più personali. Vedevamo parecchi giocatori scontenti quando li sostituivo mentre a bocce ferme tutti capivano, accettavano, perchè erano dispiaciuti. Anche ora che hanno cambiato allenatore qualcuno in panchina ci deve andare…”

Questo non è professionismo, non accettare le sostituzioni e far prevalere l’interesse personale…
“E’ un fatto di cultura. Professionismo vuol dire dare tutto stesso, perchè se non lo fai devi rendere conto prima a te stesso, poi alla società ma sopratutto ai tifosi. Non posso, non voglio credere alla scarsa professionalità dei giocatori. Il gioco del calcio è un lavoro particolare, abbiamo fatto partite memorabili anche quest’anno, la coesione andava e veniva, non era continua.”

Il caso Pizarro?
“Devo pensare bene. Avevamo deciso che giocasse col Genoa; la sera avevo parlato con lui, era tutto ok. Poi la mattina alle 11, il medico mi ha detto che aveva la schiena bloccata. Non voglio credere che l’abbia detto perchè non voleva giocare. Entrerebbe in gioco la professionalità, la società che ti paga, i tifosi. Non sarebbe più una questione di allenatore. Il giocatore ha avuto una stagione travagliata: durante la preparazione ha lavorato il 3 per cento rispetto al resto della squadra, poi ha avuto un dolore al ginocchio che per lui è un problema cronico. Lui è sempre stato un punto di riferimento: no, io devo per forza pensare bene. Certi discorsi non potrei accettarli, ne va della professionalità.”

Poco prima di dimettersi aveva detto: “Non abbandono la nave”. Poi cosa è successo?
“Poi ho capito . Ho cercato fino all’ultimo di stimolarli, di renderli partecipi. Stavamo su una barca che avrebbe attraversato mari tempestosi, visto che l’allenatore era l’unico punto di riferimento. Quando ho visto che pur vincendo 3-0 si bloccavano mi sono detto che solo le mie dimissioni li avrebbe svegliati. Ora sono loro i protagonisti.”

Qualcuno ha remato contro?
“Non credo. Ci sono giocatori che con un allenatore riescono a dare il 100% e con un altro allenatore invece meno. Ma non credo che nessuno scenda in campo giocando contro, ne ho sentite tante di voci…Sono favole”

E’ deluso da cosa?
“Non ero un campione e il mio motto era ‘non mollare maì. È un pò lo spirito del calcio inglese, i giocatori sono leoni e li devi frenare. Ecco, per quest’anno di Roma sono dispiaciuto perchè non tutti i giocatori hanno avuto questo spirito. Sono dispiaciuto perchè ho visto che qualcuno ha recepito, qualcuno no…”

Non ce l’hanno fatta tutti…
“Sarò un idealista. Viaggio su valori importanti. Amo questo lavoro e ho lasciato per amore della Roma.”

Un errore che pensa di aver fatto?
“Non esser andato via a Giugno forse…? (sorride ndr) No… Io dico sempre che un allenatore deve riuscire a trovare una chiave per tutti per farli rendere al massimo. Io quando giocavo cercavo sempre di capire, di andare incontro all’allenatore…”

Che effetto le ha fatto leggere dopo il Bologna che la Roma aveva ritrovato lo spirito battagliero?
“Mi fa piacere, evidentemente anche chi non ce l’aveva l’ha tirato fuori e il mio gesto ha colpito nel segno, ha avuto successo.”

Il problema era lei?
“Non ero io. Ma potevo essere io nel senso che proteggevo sempre la squadra, ero diventato il repsonsabile di ogni pareggio o sconfitta, e non era sempre così…”

Si è pentito di essere tornato ad allenare in Italia?
“Bè…Certo che la cultura è differente ma non sono pentito. Quando accetto una sfida mi piace lottare.”

Dove le piacerebbe allenare?
“Io voglio allenare ancora, l’Inghilterra mi affascina, ma mi piace anche il campionato italiano. Se dovesse capitare in Italia, benvolentieri. Altrimenti l’estero anche andrebbe bene, sono un allenatore internazionale.”

Differenza tra Inghilterra e l’Italia?
“Nel calcio c’è il Paradiso e c’è l’Inferno, uno può scegliere dove stare tra i due. Qui, rispetto all’Inghilterra, è l’Inferno”