venerdì, Maggio 17, 2024 Anno XXI


da repubblica.it

Cori e insulti contro i giocatori a Trigoria il giorno dopo la sconfitta con il Napoli all’Olimpico. Il capitano: “E’ vero, dobbiamo correre di più”

A.S. Roma - TrigoriaLa sensazione di un sogno spezzato con largo anticipo. La sconfitta dell’Olimpico contro il Napoli di Cavani e Mazzarri riaccende il fuoco della protesta dei tifosi a Trigoria. Una trentina di persone hanno manifestato nella mattinata, portata principale dopo l’antipasto di ieri a fine partita, la delusione – e anche qualcosa di più – per il momento di crisi della squadra. Crisi di risultati (seconda sconfitta consecutiva, un solo punto nelle ultime tre gare) e di gioco. A cui, il day-after, ha sommato una crisi di immagine. E nella giornata nera della squadra, non arrivano – ancora – schiarite sul fronte societario. La riunione tra Unicredit, Rothschild e il cda di Roma 2000 si terrà martedì: mancano ancora alcuni dettagli sulla documentzione della cordata Usa.

CONTESTAZIONE – Nel bunker del centro tecnico, la squadra è tornata oggi ad allenarsi. Lontana la presidente Rosella Sensi, che ciò che doveva dire lo ha detto ieri (e i toni non erano certo sereni) ai suoi dirigenti nell’immediato dopo partita, al chiuso dello spogliatoio dell’Olimpico. L’idea di relegare la squadra in ritiro, così, è rimasta tale, cancellata dal consiglio della nottata. Ma il clima da fine di un’Era, acuito dalle voci sul cambio al vertice della proprietà, si percepisce tutto intorno ai campi che accolgono il gruppo giallorosso. E in vista dell’andata degli ottavi di Champions League contro lo Shakthar, in programma mercoledì all’Olimpico, deve preoccupare non poco. Un clima respirato a pieni polmoni dai tifosi, che stamattina hanno accolto la squadra, come era prevedibile, con cori e insulti. “Indegni”, la scritta che apriva il viale che porta al campo. Dove trenta romanisti arrabbiati, erano pronti a farsi sentire. “Fuori gli attributi”, intonato già sugli spalti dello stadio al novantesimo, ha invaso fin dalle prime ore della giornata i campi d’allenamento. Seguito dal coro “laziali” rivolto ai giocatori e da inviti a Ranieri a cambiare aria. L’Imperatore Claudio, dopo il trionfo dello scorso anno, è ormai stato abbandonato dalla propria folla.

CONFRONTO TOTTI-TIFOSI – Una folla che ha preteso un contatto diretto con la squadra. Ottenendolo. L’ingresso del centro di allenamento, solitamente off-limits, violato da una delegazione di cinque-sei sostenitori. Ad attenderli, il capitano Francesco Totti con il suo preparatore personale, Vito Scala, per un confronto dialettico durato pochi minuti: il numero dieci a garantire il massimo impegno da parte di tutta la squadra da qui alla fine, contro la richiesta di onorare la maglia, il nome della Roma, l’amore (e i soldi) del pubblico. Un confronto inedito o quasi, che dipinge l’immagine una società debole, fiaccata dalle voci sul proprio futuro che in queste ore sembrano far perdere di credibilità di fronte a squadra e tifosi qualunque volto si aggiri dalle parti di Trigoria. Una società fragile anche di fronte a poche decine di contestatori e costretta ad affidarsi al proprio capitano per arginare una protesta tutto sommato contenuta, nei numeri se non nei toni.

REAZIONI – “E’ vero, dobbiamo correre di più”. Il primo, oltre a Totti, a esporsi direttamente è Riise. Il confronto con i manifestanti avveniva addirittura a cavallo del muro che separa il campo di allenamento dalla strada. Solite richieste, grinta, impegno, carattere. “Dovete correre”, gli urlano. “Lo vedo anche io in campo e cerco sempre di incitare i compagni e di dare io per primo il massimo anche quando non ce la faccio”, la risposta del norvegese. Intimorito no. Stupito, forse. Come Simplicio: “Non me l’aspettavo proprio una contestazione”, dice lasciando Trigoria. “Ma in casi come questo capita” ammette realisticamente Burdisso. Non sono più teneri con lui, i tifosi: vogliono sapere come uscire dal turbine di insoddisfazione. Pretendono i risultati e vogliono una ricetta, immediata, su come ottenerli. “Lavorando, ne usciremo solo lavorando”, chiosa l’argentino. A chiudere la mattinata, Julio Sergio. Almeno con lui, le critiche sono limitate. Il portiere ne approfitta e scappa via: “Perché questo non è il momento di parlare, ma di darsi da fare”. A cominciare da mercoledì contro lo Shakthar.

MARTEDI’ LA TRATTATIVA ESCLUSIVA – Ad alimentare la tensione ambientale, un lievissimo rallentamento: è fissata per martedì la riunione operativa con Unicredit, Rothschild e i membri del cda di Roma 2000, che dovrà deliberare il via libera alla trattativa in esclusiva con il gruppo americano di Thomas DiBenedetto. Nessun ritardo, a dire il vero: la convocazione ufficiale non è mai stata prevista per lunedì, al contrario di quanto emerso inizialmente. La giornata di domani servirà ad attendere l’invio di alcuni documenti integrativi, ma la disclosure della cordata Usa (a proposito, l’ultimo nome del consorzio sarebbe quello di James Pallotta, socio dei Boston Celtics di basket) e la tracciabilità dei fondi della DiBenedetto As Roma LLC , garantiti da Piper Jaffary, offrirebbero già un quadro chiaro, che ha consentito la convocazione della riunione. Nessuna proccupazione e nessun ritardo, dunque. Anche se l’attesa contribuisce ad alzare la temperatura intorno alla squadra. E il livello di allerta dei tifosi.

MATTEO PINCI