sabato, Maggio 18, 2024 Anno XXI


di Fulvio Bianchi
fonte: www.repubblica.it

Fatta? Non fatta? La firma domani? O martedì? Sono giorni decisivi, ormai, su questo non ci sono più dubbi: si decide il destino della Roma. Resta alla famiglia Sensi, o finisce nelle mani del magnate ungherese-americano George Soros? Dopo tanti ripensamenti, la famiglia Sensi avrebbe accettato l’offerta di Soros: 283 milioni di euro (e tanti investimenti, a cominciare da uno stadio nuovo stile Emirates). Lo avrebbe detto l’avvocato De Giovanni, che rappresenta la Roma, all’inviato della Inner Circle Sports, Horowitz. E’ stata una trattativa estenuante, con mille colpi di scena e bufale annesse (vedi gli arabi…). L’offerta di Soros è vera, concreta, seria: non per niente ha scelto come consulente uno degli studi di affari più importanti e stimati d’Italia, lo studio Tonucci di Roma. Ora, ci siamo. Pare che Soros si sia indispettito per i troppi colpi di scena, pare si sia leggermente disamorato. Ma pare anche che lo stiano convincendo a dare il via libera per la chiusura delle trattative. Voci, rumours, che porteranno probabilmente domani alla sospensione del titolo in Borsa. Troppi i rialzi degli ultimi tempi per non insospettire la Consob, sin troppo prudente in questa vicenda. La famiglia Sensi sembra rassegnata a vendere, ormai: con un pizzico di rabbia, certo. Con forte rammarico, pare pronta a cedere la sua “creatura” più amata, la Roma. Con la convinzione di Franco Sensi, e di chi gli sta vicino, che la Roma avrebbe meritato di vincere di più in questi anni, se i poteri forti glielo avessero consentito. Il presidentissimo si è sempre battuto contro questi poteri: è stato fra i primi, forse il primo, a capire da dove soffiava il vento, che poi ha portato a Calciopoli. Si è fatto tanti nemici, ha messo tanti soldi del suo immenso patrimonio personale: ma ora da tempo, per gli acciacchi dell’età, non può più seguire la sua Roma, se non in tv. Lo ha sostituito Rosella, la figlia: la grinta di una giovane amministratrice delegata piombata in un mondo di squali. Si è battuta Rosella. “Siamo noi i campioni d’Italia, noi meritiamo questo scudetto: l’avrei detto a Moratti se fosse venuto all’Olimpico”, ha detto dopo aver vinto la Coppa Italia contro l’Inter. Il coraggio del padre. E anche una lacrima. Il segno che (forse) siamo arrivati al momento che segna la storia, almeno quella del pallone: lo sbarco degli americani nel mondo del calcio italiano. Franco Sensi ha salvato la Roma dal fallimento. Era il 1993. Ora soffre a Villa Pacelli. Soffre in silenzio. Un presidente che ha fatto epoca: uno che aveva capito tutto prima degli altri. I tifosi della Roma, ma non solo loro, dovranno essergli grati.

Come la pay tv ha cambiato le abitudini dei tifosi
S’intitola, “La grande avventura della pay tv” (edizioni Mursia, 14 euro): è un libro, appena uscito in edicola, che racconta come sono cambiate, in questi ultimi anni, le abitudini e i gusti degli italiani. Soprattutto, ma non solo, di chi è appassionato di sport. Lo ha scritto il massimo esperto italiano in materia, Tullio Camiglieri, per tanti anni direttore comunicazione e relazioni esterne di Sky. Nella snella e completa pubblicazione anche un intervento di Antonio Dipollina. Interessanti al termine anche la storia della tv (iniziata nel 1929) e il glossario (sapete la differenza fra Idtv e Iptv?). Ora Camiglieri ha fondato una sua società di consulenza e servizi, la Open Gate Italia: si occupa ancora di tv, di calcio, di stadi, ma anche di cinema e turismo. Il 3 giugno a Roma ha organizzato un dibattito su un tema di stretta attualità, gli stadi appunto (titolo: “Gli stadi oltre il pallone”). Quella privatizzazione insomma che all’estero, dall’Inghilterra agli Usa, porta enormi benefici (economici) ai club. E che da noi è ancora un progetto da portare avanti. Ma qualcosa, per fortuna, ultimamente si sta muovendo.