venerdì, Maggio 03, 2024 Anno XXI


Il titolo che ho scelto costringe a rinverdire i ricordi delle scuole elementari perché richiama la storiella di Esopo di quello che si vantava di aver fatto dei salti altissimi a Rodi. Al che uno degli astanti, sicuramente romano e probabilmente romanista, con aria smagata e niente affatto impressionata, gli rispose: hic Rhodus, hic salta, che tradotto letteralmente è: “facciamo che qui sia Rodi e qui ripeti il salto”, ma che si può trasporre nel più familiare “facce vede!”La diffusione del calendario del prossimo campionato ha dimostrato a tutto l’orbe terracqueo che, messa calciopoli alle spalle, la Juve sarà risarcita, come ha chiesto a gran voce il Presidente di Confindustria, del torto subito con l’iniqua retrocessione e quindi, tanto per non perdere tempo, che le è stato subito accordato un approccio morbido al campionato mediante il quale, complice anche l’assenza della medesima nelle competizioni europee (quella, proprio, non sono riusciti ad evitarla), le consentirà di accumulare un bel vantaggio sulle dirette concorrenti (Milan e Inter) impegnate nel gironcino della champions.
Milan e Inter sono state trattate un pochettino peggio, ma non di molto. E la Roma?
La Roma, com’era nelle aspettative, è stata trattata, da vera testa. Non di serie, ma di coccio, per non scadere eccessivamente nel turpiloquio. Per lei, infatti, è stato costruito un calendario tutto in salita secondo il motto “se non ti pieghi, ti spezzo”.
La cosa non ci meraviglia, né ci scandalizza.
Semmai ci rinfranca, perché ci dà la consapevolezza che la nostra A.D., dopo qualche incertezza iniziale dovuta all’inesperienza, si è saldamente inserita nel solco del Presidente Sensi (al quale vanno i nostri tardivi, ma sinceri auguri di buon compleanno) e quindi nella leale, ma evidente, contrapposizione ai soliti compagnucci della parrocchietta o, se preferite, ai famosi ladri de Pisa, che di giorno litigavano e di notte si spartivano il bottino delle loro comuni scorribande.
Lo schiaffo all’Inter, costretta suo malgrado ad acquistare il rumeno per il suo valore invece di vederselo recapitare aggratis in pacco regalo, le stoccate alla medesima sulla vicenda Suazo, senza contare lo smacco della vittoria in campionato a rovinare la festa scudetto, col buffet frettolosamente riposto nel freezer, e la vittoria della Coppa Italia in quel di Milano, con tanto di inno a profanare la Scala del calcio, non potevano restare impuniti.
L’autorevolezza con la quale ci si è mossi sul mercato, trattando da pari a pari con il Real Madrid e il Barcellona e respingendo le offerte per i gioielli di casa nostra, non è certo piaciuta ai padroni del calcio, almeno a giudicare dai titoli della Gazzetta, che a Roma dovrebbe essere stampata su carta gialla, per la bile che trasuda ad ogni articolo.
Presto, molto, presto, doveva suonare un segnale forte che dicesse alla Roma: stai al tuo posto, accodati al carro, sottomettiti o saranno guai.
E così alla prima occasione utile è stato lanciato l’avvertimento e, siamone certi, altri e più forti sirene suoneranno, a partire dal 19 agosto e dalla finale di Supercoppa. Giacché il vittimismo è dei codardi, e noi siamo stirpe di lupi, di questi segnali, forti e deboli, e dei relativi giochetti ce ne freghiamo altamente. Non è a loro che è rivolto il titolo, infatti, ma a noi stessi e, nella specie, alla guida tecnica e ai giocatori della Roma.
Il mercato finora ci ha consegnato una Roma molto diversa da quella degli anni appena trascorsi. Una Roma un po’ più vecchia, con alcune giovani promesse mandate a fare la gavetta altrove (e alle quali speriamo si aggiungano anche Rosi e Curci) e con alcuni giocatori di maggiore esperienza, primi fra tutti Giuly e il compassato Juan, chiamati a dare solidità ad una squadra che spesso ha mostrato limiti caratteriali di fronte alle avversità, e Manchester ancora abbrucia assai. Una Roma che ha, finalmente, una panchina dalla quale attingere alcune valide alternative ai soliti titolari, peraltro confermati nei 10/11, se Amantino non tradirà le promesse del suo procuratori.
Una Roma più consapevole dei propri mezzi per i due anni della guida spallettiana e per l’uscita ormai definitiva da quel piano inclinato che la stava consegnando all’oblio per non dire alle serie inferiori. Se poi il mercato ci consegnerà altri protagonisti in grado di consolidare l’attuale organico bene, altrimenti non ne faremo un dramma e ci terremo quelli, buoni, che abbiamo. Insomma, con tutto l’affetto che si è guadagnato e il rispetto che certo non smarrirà nel campionato che si appresta ad iniziare, è ora di dire a Spalletti: facce vede!
Facci vedere se e come tu e i tuoi giocatori supererete le avversità e i mille trabocchetti che vi verranno tesi per il progetto “R.R.” che sta per “ridimensionamento romanista”, che già si profila nelle sue linee guida, con la chicca dei due derby nell’infrasettimanale, tanto per rompere i cabbasisi agli inveterati romantici del calcio vissuto allo Stadio. 
La nuova maglia è bellissima, oltre che beneaugurante.
A noi piacerà molto di più se la vedremo sudata, sempre. 
Con l’Ambrosiana e con l’Atalanta, per noi non fa differenza; per il resto, come canta la Sud, che serà serà.
Ai lazziali, rubbentini, bilanisti e intertristi, e persino ai catanesi che ci aspettano col sangue agli occhi, diciamo: fateve sotto, e all’artri che se li mettemo in tasca e je meneremo quanno c’avremo tempo, perché, come canta er Poeta, noi, pe’ natura, nun abbassamo mai lo sguardo.
Forza Roma, città e squadra, sempre.
Marforio