Categorie Virgolettato Scritto da Lucky Luke mercoledì, 23 Aprile alle ore 08:19
da corriere.it
C’è chi prova a risolvere i problemi con il denaro e chi con le idee. George Soros, 77 anni, tycoon statunitense di origine ungherese, un patrimonio stimato in 10 miliardi di dollari, possibile anzi probabile nuovo proprietario della As Roma, ha la fortuna di avere sia l’uno che le altre. I suoi emissari, della Inner Circle Sports, sono già stati a Roma e ci torneranno presto. Questa volta per chiudere, in un senso o nell’altro, la trattativa con la famiglia Sensi. Soros conosce il calcio fin da bambino, ha vissuto l’epoca d’oro della nazionale ungherese. E sa che si vince giocando di squadra. Anzi, di più. Si vince quando si hanno due squadre che funzionano in parallelo: una in campo e una dietro le scrivanie. Se la sua offerta da 250 milioni convincerà Rosella Sensi, il piano per la nuova Roma partirà subito. Rosella Sensi pensa che, con un po’ di tempo a disposizione e con la possibilità di costruire uno stadio di proprietà, non ci sarebbe bisogno degli americani per fare una grande Roma. Probabilmente ha ragione, ma il debito di 370 milioni dell’Italpetroli e la spinta di Unicredit a diminuirlo almeno del 50% sono fardelli pesanti. La famiglia potrebbe vendere altri asset, per tenersi la Roma, ma il bene sentimentalmente più prezioso, la Roma appunto, è anche quello dal valore più «volatile», legato come è ai risultati sportivi e ai colpi di fortuna e sfortuna (vedi l’infortunio di Francesco Totti). La piazza spinge per Soros, anche perché la situazione ha paralizzato la Roma sul calciomercato e sul rinnovo dei contratti: Ferrari è stato perduto a parametro zero, Mancini è un fantasma che ha perso di valore, i rinnovi di De Rossi, Doni e Aquilani sono fermi da mesi. Prima dei nomi della campagna acquisti, nei piani degli uomini di Soros, c’è un’idea che si sta facendo strada: l’uomo che serve si chiama Marcello Lippi. Ha l’immagine giusta perché è il c.t. dell’Italia campione del mondo 2006; ha il profilo giusto perché, proprio in Germania, ha dimostrato di essere un grandissimo gestore delle risorse umane; ha le giuste motivazioni perché, dopo tanta panchina, sarebbe entusiasta di un incarico a 360 gradi. Lippi non farebbe l’allenatore, ma il coordinatore di tutto il lavoro calcistico. Un manager integrato nel panorama italiano, che lascerebbe agli americani i campi del marketing, del merchandising e dello sfruttamento dei ricavi da stadio e dintorni. I rapporti tra Lippi e Luciano Spalletti sono, da sempre, eccellenti e questo è un altro punto a favore. Qualcuno potrebbe obiettare: l’ex juventino Lippi a Roma? Francesco Totti e Daniele De Rossi, il Capitano e Capitan Futuro come li chiamano i tifosi, sono i primi sponsor di Lippi. L’esperienza in nazionale, ai Mondiali 2006, li ha legati con forza. La scelta di Lippi sarebbe anche la garanzia che gli americani non vogliono «colonizzare» il nostro calcio. Sanno che molti non vedono di buon occhio il loro sbarco, anche se ieri c’è stata un’importante dichiarazione di Paolo Bonaiuti, portavoce del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che ha smentito dalle frequenze di Radio Radio la voce che il presidente del Milan potesse muovere le sue pedine per impedire lo sbarco di Soros in Italia. «È una baggianata — ha detto —, una leggenda metropolitana. È impossibile pensare che un uomo come Berlusconi, che ama il grande calcio, possa essere contrario a un’operazione del genere». E anche i due concorrenti alla poltrona di sindaco di Roma, Francesco Rutelli e Gianni Alemanno, si sono detti disponibili ad affrontare la questione dello stadio di proprietà. Nessuno vuole passare per anti-liberista. L’unico è il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete. Ma ha una buona ragione: Lippi è il suo prescelto per la successione di Roberto Donadoni. Luca Valdiserri |
