sabato, Aprile 20, 2024 Anno XXI


Pompei, intrattenitrici e flautisteUna piccola Roma. Prezioso monile al collo di un Dio fin troppo crudele, irrispettoso della bellezza, dell’arte, della magia delle sue strade, delle sue abitazioni. In nessun altro luogo si poteva meglio assaporare il modus vivendi, il “piacere” romanamente declinato.
Ancora oggi lo splendore di Pompei incanta e chiama a sé molti studiosi ed appassionati, innamorati della sua sensualità squisitamente romana.
Nel 27 a.C. inizia in questa cittadina, anticamente fondata dagli Oschi, una veloce acquisizione del modello di vita romano: usi, costumi, tradizioni, architettura. Una conformazione totale, tanto che divenne sede estiva della “Roma bene” dell’epoca Imperiale. Tutto si romanizzò, cariche pubbliche e religiosi, finanche costumi comportamentali e morali, per dare spazio al modello di vita dell’urbe.
Ciò che gli scavi hanno riportato alla luce non è solo arte o architettura: è un idea, un sogno: il saper vivere, molto e troppo spesso criticato, era in realtà un modo per “prendersi cura di sé” che solo i romani conoscevano. Si prendevano cura di loro stessi a tavola, quando frequentavano le terme associando il divertimento ludico, e quando, lasciando fuori il mondo e i suoi pregiudizi, si dedicavano all’eros e alle sue innumerevoli sfumature e variazioni. Molto in voga era a Pompei il Lupanare, e le case di piacere dove esperte “flautiste”… suonavano con arte… innumerevoli strumenti.
Le rosse pareti, gli affreschi recanti scene di lussuria inneggianti ogni tipo di postura atta a ricavare il massimo “accordo”, la massima sinfonia. Propositivi, stimolanti dipinti murari che riempivano rilassando le segrete stanze del piacere, dove l’osceno e l’innaturale non avevano passo, né tantomeno il proibito.
All’ingresso venivano offerti antichi metodi per consentire lo svolgersi “sereno”, e senza spiacevoli inconvenienti, dell’amplesso, del gioco del giogo. Il Gioco e L’eros. Gli incontri erotici, il mai concludersi del piacere sperimentato in ogni sua forma, materiale e spirituale. Corpo, ma soprattutto “anima”: non solo nel lupanare, anche nelle private Ville…
I Giochi potevano iniziare dal Peristilium*… e concludersi nel Triclinium** dopo la dolce lotta, dopo i consenzienti rifiuti. I letti quasi mai sede di riposo, mute alcove di indicibili atti sono lo scenario degli amanti mai domi. Ora è Eros, è Venere, è Bacco. L’uva e il Vino, i profumi ed il mare. Senza nome il guerriero che affonda il pugnale nella “terra bagnata” che segna così la fine della battaglia, una fine che in realtà è solo l’inizio. Padrone e, nello stesso tempo, schiave esperte in ogni “variazione”, come le mura ci riportano. Simbolo di allegrezza e benessere e testimonianza di un qualcosa che sembra ormai perso.
Per loro era normale, naturale. Non esisteva vergogna o immoralità. E le notti e i giorni passavano alle terme, nei bagni tiepidi di acqua e bollenti di spirito e membra. Dove facile era che il massaggio si trasformasse in una “variazione” amorosa. Delicate ancelle si prendevano cura delle virilità che ne facevano richiesta, conducendo silenziosi discorsi altamente ravvicinati ,dove la bocca aveva ogni uso fuorché la parola.
“Lupe” capaci di molteplici alchimie, disdegnanti di nulla: nessun divieto né prospettivo né retrospettivo, come del resto gli affreschi ci narrano dopo secoli.
Un giorno il Dio, quasi furente di tanta apparente lascivia, soffiò come velo una candida coltre, coltre che ha serbato e portato fino a noi la testimonianza di uno stile di vita, di una interpretazione del vivere romano a tinte forti.
Visitando questa terra di mezzo ci si rende conto di ciò che era la vita ai tempi della Roma Imperiale. Ci si rende conto delle mode e dei gusti, e specialmente delle priorità. In questo nostro tempo dove tutto è veloce e fugace la rilettura di luoghi come Pompei spinge a profonde riflessioni sul giudizio degli altrui costumi. Chi stabilisce cos’è la morale? Chi ne stabilisce i confini? Chi stabilisce gli estremi della lussuria o del tradimento?
Gli affreschi pompeiani sembrano non avere risposte, ma solo domande alla quale ognuno di noi, dentro di sé, può rispondere guidato dalla sua indole.
Di quale sostanza siamo fatti?
Qualunque sia la nostra natura, si dovrebbe imparare a vivere liberi da ogni pregiudizio e lasciarsi andare per spalancare le porte all’universo sensoriale che ci abita. L’uomo moderno non sa più celebrare l’erotismo, perché la sua fretta di vivere gli fa trasformare il futuro già in passato. I romani a Pompei, avevano trovato il modo di fermare e “godere” il tempo. Ancora, per l’ennesima volta, avevano insegnato e fatto scuola. Stavolta alla vita stessa, insegnandole a viversi.


* Peristilium: giardino, atrio, portico circondato da colonne

** Triclinium: luogo del pranzo arredato da letti