lunedì, Maggio 06, 2024 Anno XXI


Negli ultimi anni, quando lo spicchio di tribuna tevere che confina con la curva nord è pieno, sta ad indicare che la Roma è chiamata ad un’impresa o deve ottenere una vittoria importantissima. E puntualmente non arriva.
Ieri quello stesso spicchio, nonostante l’ottima affluenza di pubblico, non era pieno, e altrettanto puntualmente sono arrivati 3 punti, sudati ma strameritati.

In sostanza ci sono circa 50mila fedelissimi che la Roma non la lasciano mai, nonostante le restrizioni e le difficoltà per accedere agli impianti sportivi; ecco quando quei 50mila vengono affiancati da tifosi che si scoprono romanisti solo perché arriva il Manchester o l’Arsenal, o perché magari stai lì lì per vincere lo scudetto (che puntualmente, salvo smentite dell’ultima ora – che ci auguriamo – non vinci) i cori sono meno possenti, la giocata che non riesce viene commentata da un mormorio di disapprovazione anziché da un applauso di incoraggiamento, e se il risultato non volge a favore dei gladiatori della capitale se ne vanno prima stile milano e torino.

Il popolo romanista di questa gente non ne ha bisogno, e i 50mila di ieri che hanno sofferto a vedere la nostra Roma sulle gambe, ma chiamata a dare più di ciò che ha perché anche se c’è una minima speranza quella va coltivata, sono il cuore pulsante della squadra capitolina e l’anima di una compagine che non ha mai avuto nel potere economico o politico il suo status ordinario nel panorama calcistico di questa italietta da due soldi.

In settimana il caso nazionale come sempre accade è stato Totti: il nostro capitano è riuscito persino a distogliere il presidente della Repubblica per un attimo dalla firma di importanti leggi e decreti, ma state tranquilli tutti, oggi ha già ripreso.
Ciascuno ha detto la sua, da Sinisa a Buffon, chi a favore chi contro, restano le scene e le considerazioni, nostre perché a noi appartengono.
Le scene ci dicono che non un giocatore dell’Inter è andato in difesa di Balotelli, chissà perché, e addirittura al momento dell’uscita dal campo del capitano Maicon gli ha dato una pacca sulla spalla. Pensate se fosse successo al contrario, che so’ Zanetti che disintegra De Rossi che sarebbe accaduto… in campo una Cambogia, a livello mediatico niente.

Le considerazioni che facciamo è che se noi vogliamo che il capitano della Roma, come è sempre stato storicamente, sia romano e romanista, deve andare oltre il compitino del capitano in campo perché più anziano o più pacato come avviene nel resto delle squadre.
La nostra storia è partita con Attilio Ferraris ed è proseguita con una sfilza di capitani condottieri e paladini di Roma, fino ad Agostino Di Bartolomei e Peppe Giannini. E se Francesco Totti ha ritenuto che Balotelli in qualche modo andasse castigato un motivo ci sarà stato e in campo era ben visibile.
Quindi quei pochi di noantri che le hanno indossate, si tolgano le vesti da moralisti e non si facciano infinocchiare dall’opinione pubblica manovrata, pagata, mai onesta e soprattutto antiromana, al limite cambiate squadra, oltre il tevere ce ne sta una prona e schiava al nord ricco e ladro, ingrossatene le esigue fila.

E si tranquillizzi pure il bresciano Balotelli, noi non siamo razzisti, abbiamo avuto imperatori di colore quando tra Mediolanum e la “Colonia Civica Augusta Brixia” c’era una guarnigione sonnecchiante a vegliare sui valici alpini tra capre e trogloditi.
Noi non ti odiamo caro Mario perché nero o perché nero italico, noi ti odiamo perché nun vali un caxxo. Perché irridi gli avversari e provochi tutti quelli che ti stanno intorno, compresi i tuoi compagni e il tuo pubblico e devi sapere che se altrove ti è permesso farlo a Roma non è così.

E se non ci pensa l’arbitro ci pensano i nostri gladiatori, e il capitano su tutti.
Se insulti Roma, la paghi, costi mille squalifiche perché il nostro onore viene prima di un risultato sportivo.

Vai capitano, sei e sei sempre stato il nostro orgoglio, il nostro vendicatore in campo, hai attratto l’odio dell’ascaro di ogniddove perché possono avere scudetti e coppe, campioni e trofei, ma non avranno mai un’identità, un senso di appartenenza che va oltre il risultato e che ci accomuna.

Sei il nostro orgoglio tu e tutta la squadra di quest’anno, comunque vada domenica prossima,
tu e il nostro allenatore romano e romanista come te e come noi, e come la dirigenza, la presidenza, i magazzinieri e la società: finchè lotterete come leoni andando oltre le possibilità non sarete mai soli e insieme affronteremo i nomadi dell’italico calcio, che si chiamino Mourinho (noi “il gladiatore” non lo vediamo, NOI LO SIAMO, caro personaggio da sit-com: siete voi che vedete la nostra grandezza storica) o Elkann, Moratti o Berlusconi, i traditori della propria fede con i loro 11 pupazzi in campo (pronti per un altro campionato ? avete da tifare nell’ordine: inter, milan juve chievo Portogruaro arsenal, real madrid, cibona zagabria apoel nicosia, alonso, niki Hayden cuneo campione d’italia di volley, renata polverini e i suoi 40 assessori, zarate piquè ibra che si avvolgono in un unico amoroso abbraccio e infine la vostra squadra –

Sempre forza Roma e per chiudere questa chiacchierata tra amici un complimento sincero a Carlo Ancelotti, condottiero forgiato nella legione capitolina e trionfatore in terra d’Albione,
e un saluto commosso ad Angelo “er caciara” 50 anni di vita dura con il vento contro e la Roma sempre nel cuore.
Se n’è andato giovedi scorso, la tua curva e la gente che ti conosceva ti ha reso onore.

Associazione Core de Roma