lunedì, Maggio 05, 2025 Anno XXI


fonte: Il Messaggero

vucinic Vittoria e sconfitta saranno anche le due facce della stessa medaglia (Ranieri), due impostori che andrebbero trattati alla stessa maniera (Kipling), ma certo che il volto pallido da eroe mitologico di Mirko Vucinic da Niksic, Montenegro, quando corre mezzo nudo verso le bandiere e le facce dipinte della Sud, è l’anima della Roma, l’esorcista che finalmente scaccia l’incubo e libera i compagni dal terrore che li aveva presi, afferrati, rapiti, sepolti quasi del tutto. Due gol da fermo per correre poi, dopo aver ribaltato un match totale e fatale, dentro una stagione che spreme tutto, e che una parte di Roma non aveva mai visto in 2.763 anni di storia. Vucinic ci mette la firma e per una volta non accarezza la palla ma la sbatte, con quegli strani scarpini bicolori che indossa, metà rosa shocking e metà viola neon, quasi viranti al magenta, come se tutto fosse stato rubato dalla tavolozza di un pittore pazzo. Con questa doppietta in stagione fanno in tutto tredici gol, quello decisivo segnato ieri al diciassettesimo del secondo tempo, cercando una spiraglio benedetto al centro della porta con una specie di Ufo calciato di destro. Certo che la vita sa andare sull’ottovolante, ora crudele, poi beffarda, quindi meravigliosa. Il primo gol di questa stagione Vucinic l’aveva segnato al Bologna all’Olimpico il 1? novembre 2009.

Vucinic spalancò le braccia e la bocca anche quella volta, come ieri, esultando; ma poi mentre correva verso la curva si accorse di avere davanti solo facce ostili, perché la Sud lanciava solo fischi, insulti, e faceva gestacci, perché la Roma veniva da tre sconfitte consecutive e in classifica era sprofondata al quattordicesimo posto. Un colpo basso. Ma poi, siccome il destino ha una contabilità tutta sua, ecco invece che il libro dei sogni ti restituisce il mal tolto; come ieri: quando segni due gol fondamentali, corri e la curva canta solo per te.

Ranieri toglie Vucinic a sette minuti dalla fine e lo stadio si lancia in una standing ovation solo per il suo alto e magrissimo eroe, vibrazioni che fanno tremare lo stadio. Prima l’angoscia di perdere, poi la paura di vincere, Vucinic è la scossa, quello che strappa il romanzo dell’ansia e scrive il successo. Guarda come in meno di sei mesi può cambiare tutto: a novembre la Roma era una barca con degli enormi buchi e i tifosi fischiavano quando un loro giocatore faceva gol. Ieri era solo felicità pazza e irrefrenabile, a fine partita c’è persino uno della AS Roma che insegue Vucinic con un secchio immenso e gli precipita in testa un gavettone sotto gli occhi (ora) adoranti della curva. «Vincere il derby è la cosa più bella del mondo», le sue parole a fine partita. Così, è nata e cresciuta in fretta una poetica di questi due gol di Vucinic, forse l’uomo del destino, quello che ha acceso la luce, o forse più semplicemente solo il più freddo, quello che ha preso alla lettera il consiglio di Ranieri e che in un gruppo di giocatori paralizzati dalla tensione ha messo solo le emozioni da parte.

Ranieri si commuoverà più avanti, lui intanto ha tirato la maniglia anti-panico. Eccesso di mentalizzazione, per gli altri, nel disastroso primo tempo e nel rischio del 2- 0 che poteva significare la fine di tutto. Perfetto invece lui, pronto a rovesciare la frittata più bella di sempre.