giovedì, Maggio 08, 2025 Anno XXI


Spurinna: “Cesare ! Guardati dalle Idi Di Marzo!”
Cesare al mattino : “ Spurinna le Idi sono arrivate”
Spurinna “Si, ma non sono ancora finite”.

cesare_si_reca_al_senato_il_giorno_delle_idi_Minacciosi uccelli volavano sul Foro.. incubi notturni torturavano coloro che lo amavano.. gli indovini lo prevedevano e lui stesso era perseguitato da nefandi segnali: Le Idi di Marzo stavano giungendo su rapide ali per il Dictator più amato di ogni tempo. L’assassinio più ricordato della storia arrivò come momento finale di una congiura ordita ai danni di Cesare da alcuni senatori che si ritenevano protettori delle tradizione repubblicana e che quindi rifiutavano qualsiasi forma di dittatura. In realtà ,i motivi, non furono esattamente questi; almeno non per tutti quelli che presero parte alla congiura. La verità dei fatti fu ancora più subdola e spregevole: rancori personali, invidie , ed insoddisfazioni dettate dalla bramosia di potere furono i veri pugnali che armarono le mani dei cesaricidi. L’ ex pompeiano , Gaio Cassio Longino venne nominato dallo stesso Cesare praetor peregrinus , mentre Marco Giunio Bruto venne nominato praetor urbanus. Cassio deluso ed amareggiato per la mancata nomina a console a cui venne preferito il fedele Marco Antonio, livido di rabbia ordì la congiura. Per far numero portò dalla sua parte alcuni vecchi adepti di Pompeo poi diventati cesariani, e purtroppo portò a se anche alcuni uomini fidati di Giulio, come Gaio Trebonio, Decimo Giunio Albino, Lucio Basilio, e Servio Galba…più molti altri. Ciò che occorre ricordare e che a ognuno di loro DIEDE in termini di affetto, in termini materiali (cariche), in termini di amicizia,in termini paterni.morte_di_cesare_1
Naturalmente il complice più famoso fu Marco Giunio Bruto: si diceva fosse figlio dello stesso Cesare e della sua famosa amante Servilia. Il Dictator lo amò a dispetto anche di una nomea non eccelsa, celata dietro le velleità da filosofo. In realtà, Bruto si dedicava pure all’usura e il suo carattere non era dei migliori. In quel tempo l’ignaro Cesare sconfitto ormai Pompeo e forte della protezione del senato rinunciò pure alla sua scorta di ispanici. Neanche la miriade di “avvisaglie” e di presagi lo fermarono sulla strada che l’avrebbe portato inesorabilmente verso il mito, visto che la sua morte paradossalmente consacrò anche la sua vita “eterna” almeno quanto le sue gesta.
Quel mattino verso le undici Cesare si avviò nonostante i malesseri e nonostante i tentativi della moglie Calpurnia di trattenerlo a casa. Ma con l’astuzia venne comunque costretto ad andare al senato per una seduta urgente. Il fedele Marco Antonio venne trattenuto fuori da Trebonio, e Cesare entro dunque da solo, e prese posto.
Cimbrio Tillio si avvicinò a lui con la scusa di parlargli, e nel momento in cui Cesare con un gesto l’allontanò, questi l’afferrò per la toga ..e qui ebbe inizio il “parricidio”.
Qui si ferma la storia per un attimo … Il senato è più che mai altero in tutto la sua freddezza marmorea: bene non sappiamo se i passi di Publio Casca vennero accompagnati da un tappeto di silenzio o brusio..Conosciamo però il percorso della sua mano e del suo pugnale..dritti verso la gola di Cesare per il primo colpo. Qui, una reazione istintiva e veloce ,mentre inesorabilmente il Kaiser vede giungere verso di se la morte attraverso la mano armata dei rivali a cui aveva concesso grazie ed onori, a cui aveva dato la sua amicizia e aveva aperto le porte della sua casa. In questo immediato e tragico momento dove, solo al primo colpo aveva emesso un flebile lamento, alza la mano sinistra per portare la toga a coprirgli la testa e accettando così , con la vera dignità che solo i grandi possiedono, le ventitré coltellate che lo colsero.
D’accompagno all’ultima pugnalata sferrata da chi era stato trattato da lui come un figlio, è la celebre “ Tu Quoque, Brute, fili mi!” che chiude il misero atto dei congiurati ma apre le porte dell’olimpo “storico” a Cesare. Inutile dire che atroce è essere traditi da chi amiamo,poiché non esiste dolore maggiore. Le coltellate da parte di chi si ama giungono mille volte più profonde, rispetto a quelle di chi, non ci importa. ara_di_cesare1Ancora oggi nel Foro Romano, vengono deposti dei fiori nel Tempio, che ospita l’Ara, sulla quale il suo corpo martoriato venne cremato. A Noi, che abbiamo adagiato candide calle ai piedi di quell’altare è rimasta dentro una emozione che non si cancella: la consapevolezza di aver onorato un grande uomo, la consapevolezza di essersi inchinati davanti a colui che amò la sua Roma più di ogni altra cosa.

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