domenica, Luglio 06, 2025 Anno XXI


Piazza della RepubblicaNei pressi della Stazione Termini e delle Antiche Terme di Diocleziano possiamo ammirare Piazza della Repubblica, conosciuta anche come Piazza Esedra. Potevamo parlare di piazze ben più scenografiche, ma riteniamo che anche questa racchiuda in sé bellezze e suggestioni.
Molto interessante è già la conformazione architettonica di questo imponente spazio, imponente come solo Roma può e sa essere: la particolarità sta nell’esedra*, che ne è il fulcro, ricalcata su quella originale che era nient’altro che l’ingresso delle Terme.Piazza della Repubblica I due portici ed il relativo colonnato riprendono l’antica formazione. I “palazzi porticati” di fine ‘800 furono realizzati da Gaetano Koch. In essi possiamo trovare elite alberghiera, shopping, negozietti e il fascino della grandezza marmorea. Da entrambi i portici, guardando verso il centro, possiamo ammirare la Fontana delle Naiadi, scolpita nel 1901 da Mario Rutelli. Le Naiadi erano, nella tradizione greca, le figlie di Nereo e di Doride: la mitologia le descrive come ninfe delle acque dolci. Nella fontana la custode delle acque sotterranee è scolpita su un particolare drago, quella degli oceani su un cavallo.Fontana delle Naiadi La custode dei laghi tiene a sé un cigno e la ninfa dei fiumi è distesa su una strana creatura. Insieme “abbracciano” il gruppo del Glauco, aggiunto dall’autore in un secondo tempo, che rappresenta l’egemonia dell’uomo sulla natura. Ciò che ci prende è la grazia con la quale l’acqua che fuoriesce dalla scultura centrale “colpisce” e “sfiora” le ninfe, sensualmente adagiate quasi a ricevere la “pioggia” che le accarezza. Leggermente muschiate dal tempo, sembrano quasi in movimento e, nelle giornate di sole, possiamo percepirle “vive” e quasi proiettate verso chi le ammira. Frontalmente a questa meraviglia possiamo rilassare lo spirito entrando nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e Dei Martiri.Santa Maria degli Angeli Edificata su rifacimento di Michelangelo, che restaurò il tepidarium dell’aula centrale delle Terme di Diocleziano, venne poi rifinita dal Vanvitelli, che eliminò all’interno ogni traccia michelangiolesca. La facciata curva in laterizio, parte delle antiche terme, conferisce a questa Basilica una peculiarità non disgiunta dalla magnificenza dell’interno, dove il transetto con volte a crociera è l’antefatto di una grandezza sfumata e coniugata in un una struttura che davvero sembra toccare il cielo. Usciti da questo Tempio dello Spirito possiamo, salendo sulla destra da Via Vittorio Emanuele Orlando, giungere nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria. Ultimata nel 1626, l’interno di questa chiesa stupisce chi la visita per l’atmosfera che reca al suo interno: un barocco crepuscolare, ricco, tetro tanto da invogliar quasi alla penitenza, ma nello stesso tempo pregno di trionfi dorati e cori angelici che accompagnano lo sguardo verso il transetto sinistro, dove appare sotto gli occhi attoniti una delle opere più forti e più belle del Bernini: “La Transverberazione di Santa Teresa D’Avila”**.Transverberazione di Santa Teresa Ultimata nel 1652, questa scultura in marmo e bronzo è una vera opera “scenica” che pone in primo piano il genio berniniano. Il corpo esanime della Santa, completamente abbandonata al volere dell’Angelo che sta per colpirla, vive misticamente e fisicamente un’estasi erotica. Questo “erotismo sacro” è visibile nel viso, nelle braccia stanche e arrese, nelle vesti fluenti e cadute che avvolgono il corpo della trafitta che attende solo di essere penetrata dal dardo dell’Angelo.
Quanto riesce a dare la Città dei Cesari!
Quanto può dare percorrere un unico scrigno e trovare in esso diverse ricchezze: la grandezza, l’anima, lo spirito, la bellezza, l’estasi.
Un concentrato perfetto da godere appieno anche di inverno in una giornata di sole, con le mani nell’acqua cristallina che bagna le Naiadi e con lo sguardo rivolto verso il cielo azzurro di Roma che riesce a penetrarci quasi quanto il dardo angelico.


* incavo semicircolare

** “Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. II dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna gioia terrena può dare un simile appagamento”. (Santa Teresa d’Avila, Autobiografia).