domenica, Luglio 06, 2025 Anno XXI


AppiaIl censore Appio Claudio Cieco nel 312 a.c fece ristrutturare una strada che collegava Roma alla zona Albana. Anticamente il percorso interessava le Terme di Caracalla, passando per Roma fino a Capua. La Regina Viarum, come veniva nominata, nel 191 a.c venne ampliata fino a Brindisi e fu una delle strade romane più famose, essendo collegamento tra Roma e L’Oriente.
La via Appia ancora oggi rappresenta uno splendido esempio di ingegneria: la composizione delle sue pietre levigate e ben composte tra loro permettevano, infatti, qualsiasi tipo di trasporto su qualsiasi mezzo ed in qualsiasi condizione climatica. A rendere il percorso innovativo, un lastricato di basalto, lambito da entrambi i lati da un marciapiede (crepidines) assolutamente moderno per quell’epoca e comodo anche per spostamenti di massa. Essendo dislocata in parte sulla palude pontina, la sua costruzione non fu facile, anche perché nel progetto si prevedevano agglomerati di vario genere; ma del resto il genio romano è famoso anche per la costruzione di strade eccellenti. Quindi le difficoltà, incontrate e superate, non fecero altro che regalare l’Appia al mondo in tutta la sua magnificenza ancora visibile e viva.
AppiaIl percorso in questo luogo pregno di bellezze nell’area che interessa l’urbe possiamo goderlo dal I all’VIII miglio, lungo quest’area la storia ci parla, dislocandosi in varie strutture e resti ancora ricchi di fascino.
Già dall’ingresso di Porta San Sebastiano possiamo, alzando gli occhi, percepire visivamente la grandezza del mondo romano che ci apre uno scorcio, sull’antico Almone, affluente del Tevere e sul Sepolcro di Geta che sorge a fianco della Chiesa del Quo Vadis. Sul lato opposto, il Sepolcro di Priscilla. Nel II Miglio troviamo l’ingresso alle Catacombe di San Callisto, luogo che accolse la sepoltura di papi e martiri, di questa composizione possiamo ammirare la straordinaria ampiezza. E sempre lì la Basilica di San Sebastiano, subito di fronte vediamo il mausoleo conosciuto come La Tomba di Romolo.
porta San SebastianoNel III miglio la Tomba di Cecilia Metella, ancora parzialmente intatta e scoperchiata la Cappella di San Nicola. Appresso il rudere Torre di Capo di Bove. Nel IV, alternato da pavimentatura di basolato, troviamo il sepolcro che ospita i figli del liberto Sesto Pompeo Giusto. Al V, dopo i Tumuli degli Orazi, troviamo il Ninfeo della Villa dei Quintili. Nel VI troviamo il più grande mausoleo della via Appia, Casal Rotondo.
Ogni miglio di questa strada storica racchiude in sé tesori che hanno attraversato l’incuria del tempo. Man mano che la si percorre, a piedi o in macchina, sono offerti a noi esedre, antichi ruderi, statue, parchi millenari, strutture semicircolari e molti altri capolavori di arte. La vera architettura che celebra questo luogo non è solo quella delle strutture, ma quella dei sensi visivi… e anche olfattivi. La Regina Viarum vive all’interno del Parco Regionale dell’Appia Antica e, oltre alla ricchezza archeologica, offre uno scenario davvero incantevole. Ai primi fremiti di primavera si può godere della bellezza delle orchidee spontanee che possiamo trovare a Villa dei Quintili, e farci prendere dai colori vivaci della flora ruderale sui monumenti del Circo di Massenzio.Appia antica Se ci inoltriamo e alziamo lo sguardo il biancospino, il pruno selvatico, il corniolo cingono la nostra anima in un abbraccio che ci riporta a tempi antichi, facendoci quasi rivivere le emozioni di antichi viaggiatori. Erba mazzolina, lupino greco e praticelli naturali danno colpi decisi di pennello a questo paesaggio che racchiude in sé anche le secolari Mura Aureliane. E’ un atto d’amore continuo tra i lecci vetusti e i pini romani, tra la storia e chi la ripercorre. Se proviamo ad annullare per un attimo le aggiunture moderne ci renderemo conto che c’è qualcosa di ancestrale e magico in questa via che tanti tesori permette ancora di ammirare. Il fascino dei sepolcri, ma anche l’opulenza delle ville e dei templi fanno di questa via una metafora da percorrere. Roma era un sogno che venne reso reale attraverso il sacrifici di uomini che credevano in questa visione, che conoscevano l’arte del vivere, ma che sapevano anche combattere aspre battaglie. Questo Fu Roma.
E la Regina Viarum racchiude in sé il suo spirito. La vita e la morte, il sogno reso realtà ed un’alchimia che riesce ancora a cavalcare i secoli, mentre si percorre un pezzo della grandezza di questo glorioso Impero.