giovedì, Maggio 02, 2024 Anno XXI


Ettore Petrolini“…E adesso vi darò un saggio del mio ingegno: se l’ipotiposi del sentimento personale, prostergando i prolegomeni della mia subcoscienza, fosse capace di reintegrare il proprio subiettivismo alla genesi delle concomitanze, allora io rappresenterei l’autofrasi della sintomatica contemporanea che non sarebbe altro che la trasmificazione esopolomaniaca… Che ve ne pare? Che bel talento. Ma io non ci tengo né ci tesi mai.” (da Gastone, Ettore Petrolini)

Il 13 gennaio 1884 Anna Maria Antonelli dà alla luce quello che sarebbe stato l’antesignano di una comicità innovativa ironica e geniale: Ettore Petrolini.
Via Giulia prima e fuori Porta San Giovanni dopo sono lo scenario in cui il giovinetto muove i suoi primi passi e dove inizia a covare quell’irrequietezza che lo renderà unico nel suo genere.
Al seguito delle eccessive lamentele dei suoi insegnanti la madre è costretta a ritirarlo dagli studi, studi ai quali il giovane Ettore preferì sempre la strada… per Lui maestra di vita e fonte di ispirazione continua.
A soli 13 anni finisce in riformatorio per una rissa finita con il ferimento di un ragazzo. Nessuno può davvero dire se quell’esperienza suscitò in lui il sarcasmo e il pessimismo che emergeva paradossalmente nei suoi spettacoli esilaranti e che si mescolava abilmente alla comicità semplice, ma immediata.
Ettore PetroliniUscito dal riformatorio i suoi genitori non lo ostacolano più nelle sue inclinazioni e di fatti inizia a lavorare in piccoli teatri. A 19 anni ottiene una scrittura al Gambrinus vicino Roma Termini e qui dà vita ad alcune delle sue opere più ricordate.. “Giggi il Bullo”, “L’Amante dei Fiore” ed “Il Bello”.
Nel 1907, dopo l’arrivo di due figli, parte alla volta di Buenos Aires e, tornato in Italia, inizia l’ascesa che regalerà Petrolini alla storia. Era talmente amato e acclamato che lo status fascista in un certo senso lo temeva. Questo eclettico artista portava con sé un consenso popolare importante contro il quale il regime non voleva andare. Inauguratore delle macchiette e del cabaret moderno, non amava imitare, bensì “parodiare”… aveva dunque trovato il modo per sbeffeggiare lo status politico… senza gravi conseguenze. Questa ammirazione portò al suo collo una medaglia, consegnatagli dal Duce in persona, al quale rivolse la famosa frase “E io me ne Fregio”.
Non solo.
Incontra spesso i Futuristi e Marinetti, tanto da parodiare anche loro, bonariamente, negli Stornelli Maltusiani. Gli anni trenta lo vedono anche nelle vesti di commediografo: “Romani de Roma”, “Amori De Notte”, “Chicchignola”, “Gastone” e molte altre opere ancora ricordate e apripista di un nuovo modo di far varietà e teatro. Naturalmente le opere della maturità portano in sé il peso degli anni, l’esperienza, talvolta e spesso l’amarezza, sempre espressa con ironia e con una mimica gestuale e “facciale” che ancora oggi è presa come “scuola” da molti attori.
Ettore PetroliniE possiamo non citare anche il Petrolini cantante? Tra le canzoni più note “Tanto pè Cantà” e “Una gita a li Castelli” sono un vero segno di appartenenza per tutti i romani. Il 29 giugno 1936 muore a 52 anni e fino alla fine conserverà la sua verve tragicomica… Si narra che, vedendo il prete che lo ungeva con l’olio santo, esclamò: Ora sì che son fritto.
Questa scarna biografia è per tracciare i momenti più salienti della vita di un artista immortale che nessuna ricostruzione vitae può raccontare meglio delle sue opere stesse. Oltre all’incredibile presenza scenica, Petrolini incarna raffinatamente lo spirito goliardico romano, lo regala al pubblico in temi attuali e lo sublimina, alternandolo talvolta all’ironia, talvolta al dramma. Ma la sua declinazione è sempre perfetta.
Una cosa è certa.
La sua vita non fu “…la satira efferata al bell’attore stanco… affranto… compunto…”, ma una continua ricerca dell’arte fruibile a tutti i livelli che portava la strada, la nobiltà, la politica nei teatri.
Oggi rivive nello spirito e nell’ironia di tutti i romani che, come lui, sanno sposare sapientemente l’amarezza con il sorriso. Un matrimonio che per loro non finirà mai.