martedì, Maggio 13, 2025 Anno XXI


da Il Corriere dello Sport – tuttomercatoweb.com

Vito ScalaUna vita al fianco di Francesco Totti. Vito Scala non è solo il preparatore atletico del giocatore più importante del­la Roma, ma è l’amico, il confidente, l’uo­mo che lavora a 360 gradi per il capitano. Il loro sodalizio professionale è comin­ciato nel 2000, ma i due si conoscevano da prima, essendo partiti dallo stesso quartiere, San Giovanni. Vito Scala, una laurea all’Isef, 45 anni, sposato, tre figli, conosce tutti i segreti di Francesco Totti: «Siamo arrrivati alla Roma nella stessa stagione, nell’89, ma ci eravamo incro­ciati prima. Lui abitava a via Vetulonia, io a piazza Lodi. Io allenavo alla Romulea quello che è ancora oggi il suo migliore amico, Giancarlo Pantano. Alla Roma ci incrociammo al settore giovanile e qual­che anno dopo ci ritrovammo in prima squadra, quando fui promosso con Ezio Sella dopo l’esonero di Carlos Bianchi. Nel 2000, alla vigilia dell’Europeo, Fran­cesco ha chiesto alla Roma di avere un preparatore personale e da allora conti­nuo a seguirlo, al suo fianco al Mondiale del 2002 da esterno e poi all’Europeo in Portogallo e al Mondiale in Germania nello staff della Nazionale. Nella Roma dal 1997 lavoro in prima squadra, da quando Francesco era un ragazzino».

Oggi che ha 33 anni dove può arrivare? «Ancora oggi non conosco i suoi margi­ni di miglioramento. Ogni volta ci stupi­sce con qualcosa di diverso. Credo che Francesco abbia portato al massimo l’in­novazione in ogni ruolo che ha interpre­tato: trequartista, esterno nel tridente, se­conda punta, centravanti. La sua qualità più grande secondo me è la facilità di let­tura delle situazioni di gioco. E’ velocis­simo nell’individuare la chiave della par­tita. Chi gioca al suo fianco ne trae van­taggio. E secondo me ha margini di mi­glioramento dal punto di vista tattico. Da centravanti in questo inizio di stagione ha realizzato sedici gol, è l’attaccante che ha avuto il massimo rendimento nell’an­no solare. E viene da due grandi infortu­ni».

Qualcuno dice che Totti abbia poca vo­glia di allenarsi. Un luogo comune? «Nelle situazioni di difficoltà diventa meticoloso e scrupoloso, quasi maniaca­le del lavoro. Stamattina (ieri, n.d.r.) era già a fare fisioterapia. E’ molto professio­nale. Anche questa volta, se non ci saran­no controindicazioni, darà velocemente la sua disponibilità a rientrare in campo. Francesco non è uno scansafatiche. Ma la battuta romana non gli manca mai».

Avete vissuto insieme i due momenti più importanti della vostra carriera: lo scudetto e la coppa del mondo «Lo scudetto per chi è romano come Francesco è la gioia più grande, un’emo­zione unica. Il Mondiale è la consacrazio­ne a livello internazionale. Una scom­messa vinta dopo il grave infortunio».

A livello internazionale lo ha fatto co­noscere l’Europeo del 2000 «Da lì è cominciato a diventare Totti. Dimostrò di avere, oltre alle qualità tat­tiche e fisiche, anche di personalità, cal­ciando il rigore con il cucchiaio».

Com’è Totti fuori dal campo? «Passiamo tanto tempo insieme, che è difficile condividere altri momenti. Ma in occasione delle ricorrenze ci ritrovia­mo con le famiglie e qualche volta andia­mo a pranzo insieme. Francesco è un ra­gazzo semplicissimo, vive serenamente il suo status di campione. E’ un ottimo pa­dre di famiglia, attaccatissimo ai figli. Li segue al parco giochi, porta Cristian al nuoto. E’ sempre molto presente».

Quali sono stati i momenti più brutti? «Dal punto di vista umano i due infor­tuni, sotto il profilo professionale dopo l’Europeo 2004 (lo sputo a Poulsen, n.d.r.) ha attraversato un periodo difficile».

Com’è Totti con gli allenatori? «Ha avuto buoni rapporti con tutti. Ma l’allenatore con il quale ha avuto la tra­sformazione fisica e ha avuto la spensie­ratezza di giocare è stato Zeman».

Lei è convinto che Totti giocherà fino a 38 anni, come ha detto? «Io lo scongelerei prima di ogni parti­ta e subito dopo lo rimetterei nel ghiac­cio. Lo farei giocare fino a quando alzerà il braccio e dirà basta».

Quella spinta a Livorno, la ricorda an­cora? «Certo, fa parte della nostra storia, dei nostri segreti».

Cosa farà Totti quando smetterà? «Non ci pensa, è talmente preso a fare il calciatore che non fa programmi. Per me diventerà un grande dirigente. Ha una conoscenza importante dei calciato­ri, ha carisma ed è un personaggio credi­bile. Potrà rappresentare la Roma a qual­siasi livello e quando arriverà il momen­to di dire basta si metterà a disposizione della società».

E lei cosa farà? «Resterò con lui. E’ una scelta fatta tan­to tempo fa. Condivisa con la società».

Qual è il suo impegno con Totti? «Secondo me Francesco ha stravolto il modo tradizionale di gestirsi di un calcia­tore. Lui ha il fratello Riccardo che lo rappresenta come procuratore e poi ha una serie di professionisti che lo seguono dal punto di vista legale, commerciale amministrativo e per quanto riguarda gli investimenti. Io smisto le numerose ri­chieste che giungono a Totti alle varie componenti della sua struttura».

Totti ha mai pensato di lasciare la Ro­ma? «Può averci pensato, ma la scelta di re­stare è stata di cuore. Se fosse andato via, sarebbe andato a guadagnare di più».

Dove potrà arrivare Totti? «Più in alto possibile. Il suo obiettivo è vincere ancora con la Roma».

Guido D’Ubaldo