Categorie Articoli by CdRScritto da Gruppo Facebooksabato, 3 Ottobre alle ore 10:47
“La mia idea di stadio si rifà al concetto di agorà, un luogo di aggregazione e di cultura. Una condivisione comune di un grande spazio per riceverne piacere e benessere, che va oltre la partita. La partita dura due ore, ma queste strutture potrebbero vivere ogni giorno, per tutto l’anno.”
Con queste parole Gino Zavanella, architetto di punta del gruppo associati GAU Arena, esprime il suo pensiero progettuale che lo ha portato alla realizzazione della nuova casa della Roma, intitolata (come preannunciato) al presidente del 3° scudetto giallorosso Franco Sensi.
L’architetto, con esperienza trentennale nel settore e decine di impianti sportivi già realizzati o in costruzione, ha approfondito la propria ricerca per la progettazione recandosi personalmente presso 73 stadi in giro per il continente. Dato, questo, che ci dà spunto nel valutare quello che sarà l’impatto del “Franco Sensi” nel panorama sportivo-architettonico europeo, e in che modo riuscirà a confrontarsi con i nuovi (e vecchi) impianti del mondo calcistico.
Sotto gli occhi di tutti è il tentativo di raggiungere l’obiettivo (a nostro parere abbondantemente conseguito) di portare nella nostra città uno stadio di nuova generazione impatto, e dagli evidenti tratti avveniristici.
Ai più esperti non sarà sfuggito il riferimento che la GAU Arena ha portato con le ultime opere realizzate per importanti eventi di livello mondiale (vedi Campionati del Mondo di Germania 2006 e Olimpiadi di Pechino 2008) e in particolar modo con quegli impianti che sfruttano applicazione e sovrapposizioni di membrane per le esigenze energetiche. Nel prospetto, e ancora più evidentemente negli schizzi di progetto, evidenti sono i tagli nella forma anulare nel quale verranno effettuati giochi di illuminazione e proiettate immagini relative alla storia giallorossa, propensione che molti progettisti stanno adottando per stadi che verranno realizzati nel prossimo decennio (parliamo ad esempio di Arup Sport, azienda leader nel settore, co-progettista di proposte quali il nuovo Mestalla di Valencia e, insieme agli svizzeri Herzog e DeMeuron, di opere già realizzate come l’ Allianz Arena di Monaco e il Bird’s Nest di Pechino).
55 mila posti a sedere con la possibilità di estenderli fino a 60 mila, tribune all’inglese vicinissime al campo da gioco e, pezzo forte, la copertura: una struttura composta da due “membrane”, realizzate in sovrapposizione l’una all’altra; la sottostante con la funzione di riparare dagli agenti atmosferici e quella che la sovrasta completamente rivestita da pannelli fotovoltaici. Risultato: emissioni in materia di gas serra, zero. Ovviamente utopistico sarebbe paragonare il “Franco Sensi” a stadi del calibro di quelli finora menzionati o ai nuovi inglesi in stile Emirates e New Anfield, ma è pur vero che in un contesto come quello italiano (e romano…) una struttura del genere sarebbe una vera conquista in termini di prestigio e visibilità agli occhi del mondo intero, oltre che ad un valore aggiunto per la nostra città in ottica sociale.
Se ricordiamo poi che lo Stadio Olimpico viene pensato principalmente per ospitare eventi olimpici e non calcistici, viene facile immaginare le potenzialità che questa nuova struttura possiede in prospettiva di esaltazione dell’ AS Roma e del popolo romano, come già può anticipare la volontà di realizzare un “Museo del Calcio” adiacente allo stadio (chi di noi visitando una città come Barcellona non si è fermato al museo del Nou Camp per rivivere la storia blaugrana?)
Valorizzazione della Storia.
Valorizzazione della squadra. E del tifoso… di NOI tutti tifosi.
Una maggiore cura e attenzione verso chi di questo sport è l’anima. A partire dall’abolizione di quella dispersione dei flussi dei sostenitori nel pre e post-partita, smistati in modo selvaggio e senza alcuna logica verso vialetti e piazzali a recuperare i mezzi di trasporto. Spazio invece a percorsi guidati e passaggi sopraelevati che collegano in modo diretto il piazzale circostante lo stadio ai parcheggi posti ad una quota ribassata (soluzione adottata per la prima volta da Claude Costantini nello Stade de France di Saint Denis che ospitò la finale di Coppa del Mondo 1998 e poi ripresa spesso negli stadi di ultimissima concezione).
Incrementata, senza dubbio, la suggestione del “clima da Curva”: visione del match di tipico stampo inglese, con la squadra che giocherà a meno di 10 metri dai propri sostenitori. Una vera e propria rivoluzione per noi avventori di una curva divisa dal terreno da gioco da una pista di atletica di 20 metri.
Più vicine, dunque, anche le due curve, altro elemento che va contribuire alla percezione di “raccoglimento”, che significa brividi ed emozione per tifosi e giocatori giallorossi, apprensione e nervosismo per supporters e squadre ospiti.
Osserviamo i render pubblicati, riguardiamo il video della presentazione… e la mente inevitabilmente fugge e sogna battaglie da combattere e vincere, lacrime e sorrisi, in questo nuovo “Tempio” di casa Roma…
“Sogna”…già…
Ad oggi, oltre le parole del sindaco Alemanno, queste le uniche (sostanziali) dichiarazioni provenienti dalle Istituzioni; nello specifico Francesco Giro, sottosegretario ai beni culturali : “Ho dovuto tuttavia constatare con una certa sorpresa che questi progetti non sono noti neppure al Comune di Roma e alla Regione Lazio e ciò dimostra che l’Iter amministrativo non può ancora partire. Atten¬diamo quindi di leggere le car¬te, non ancora disponibili, te¬nendo ben presente che l’area interessata è paesaggisticamen¬te rilevante.”
Preoccupazioni magari eccessive. Magari no.
Personaggi in cerca di visibilità? Ce ne saranno molti…
Speriamo solo che tutto ciò non resti solo questo… UN SOGNO.