domenica, Maggio 11, 2025 Anno XXI


da iltempo.ilsole24ore.com

Muro contro muro

Unicredit ha «scelto» Angelini per la Roma e attende le sue mosse Ma i Sensi non vogliono trattare con l’imprenditore farmaceutico

UniCredit BancaAltro che trattativa a oltranza, ora il futuro della Roma deve passare per una vera e propria battaglia. Da una parte la famiglia Sensi, legittima proprietaria del 67% del pacchetto azionario e affiancata da Mediobanca (e non solo), dall’altra Francesco Angelini, aspirante padrone del club giallorosso, spalleggiato da Unicredit. Due «schieramenti» che non trovano punti d’incontro, con la conseguenza di rinviare l’epilogo di una telenovela iniziata più di due anni fa. La banca guidata da Alessandro Profumo, azionista al 49% di Italpetroli e creditrice verso la stessa di circa 300 milioni sui 377 complessivi (interessi esclusi) dell’esposizione debitoria verso gli istituti di credito, ha avviato la nuova strategia per far valere le proprie ragioni: ha deciso di appoggiare Angelini nella corsa alla Roma e nel frattempo avrebbe già inviato le lettere al giudice civile per ottenere il decreto ingiuntivo sugli asset dei Sensi, club di calcio escluso. Se quindi il futuro di Italpetroli si deciderà in tribunale, lo stesso non accadrà per la Roma. Il «patto» tra Unicredit e Angelini è stato sancito giovedì scorso in un incontro a cui hanno partecipato, oltre all’industriale romano, due dirigenti del gruppo farmaceutico e il deputy-ceo della banca Paolo Fiorentino. La prossima mossa spetta ad Angelini. Dopo aver illustrato la bozza del suo progetto di acquisto e rilancio della Roma che ha convinto la banca, adesso deve compiere il passo decisivo: formulare un’offerta vincolante, con tanto di comunicazione al mercato, per l’acquisto delle azioni in mano ai Sensi. Unicredit lo considera un compratore affidabile sotto tutti gli aspetti, attende nuovi segnali entro questa settimana ed è pronta a sostenere in ogni modo (anche economico) l’imprenditore romano, in modo da convincere i Sensi a cedere il club e coprire in questo modo una buona parte dei debiti, aspettando che si concluda la lunga battaglia legale sugli altri asset. Passeranno dei mesi prima che il giudice faccia partire il decreto ingiuntivo e la conseguente vendita coatta dei beni di Italpetroli (comparto petrolifero e immobiliare). Ma dall’altro «fronte» arrivano segnali altrettanto battaglieri. Mentre la famiglia Sensi sta meditando le contromosse insieme ai legali e a Mediobanca, è netta e decisa la chiusura verso Angelini. Antichi contrasti e il modus operandi dell’imprenditore negli ultimi mesi, non gradito a Villa Pacelli, hanno fatto sì che si alzasse un muro tra le parti. Non solo. C’è un’ampia forbice tra la valutazione che l’attuale proprietà fa del 67% di As Roma – 200 milioni di euro – e quella calcolata da Angelini dopo gli studi condotti dai suoi advisor: 130 milioni, oltre alla cifra da destinare all’Opa. L’intenzione dei Sensi è chiara: l’eventuale vendita della società deve portare ad un azzeramento dell’esposizione di Italpetroli. Serve quindi un’offerta molto più alta di quella che ha in mente Angelini. Oppure un accordo con Unicredit. La seconda ipotesi al momento è un miraggio: i rapporti tra la famiglia e la banca sono ai minimi termini dopo che non è stato onorato il pagamento delle rate pattuite nel piano di rientro del debito (130 milioni sarebbero dovuti arrivare lo scorso dicembre) e che i Sensi, invece di impegnarsi nella ricerca di soluzioni concrete, hanno chiesto a Mediobanca di fare da scudo. Obiettivo raggiunto, vedi la mancata nomina del supermanager che avrebbe dovuto guidare la cessione della Roma. Angelini, intanto, cerca partner (Caltagirone?) da coinvolgere nella costruzione dello stadio. Sta facendo sul serio ma vuole acquistare la società alle sue condizioni. Che non sono quelle del venditore. È muro contro muro, ma al futuro della Roma chi ci pensa?


da Finanza e Mercati

Rosella SensiRoma-Unicredit, Sensi gioca il jolly

Rosella Sensi gioca l’ultima carta per ricucire lo strappo con Unicredit. La strategia del decreto ingiuntivo può ancora essere evitata. Ma il timer è partito, e la banca guidata da Alessandro Profumo vuole subito una proposta concreta per rientrare degli oltre 300 milioni di crediti scaduti nei confronti di Italpetroli. Così, il presidente del gruppo avrebbe deciso di accelerare sul piano-dismissioni per presentare una prima proposta di mediazione entro la fine della settimana.

Il dossier, secondo quanto riferito da fonti vicine a Piazzetta Cuccia, sarebbe stato al centro dell’incontro di giovedì scorso tra Rosella Sensi e il vicedirettore generale dell’advisor Mediobanca, Maurizio Cereda. Oltre all’attivazione di una strategia difensiva nei confronti di Unicredit nel caso in cui l’istituto di Piazza Cordusio decida di andare in Tribunale per pignorare i beni di Italpetroli, la banca d’affari avrebbe messo sul piatto anche un’ipotesi di accordo, che potrebbe essere presentata già nel week end alla banca di Profumo. Sempre secondo le stesse fonti, la soluzione allo studio sarebbe quella di spezzare il debito in due tranche.

La prima, da 150 milioni, verrebbe liquidata entro il mese di dicembre grazie ai primi incassi provenienti dalla dismissione delle attività di stoccaggio di gas e petrolio (le attenzioni si concentrano sulle concessioni statali ma anche sui magazzini di Civitavecchia e Vibo Valentia) e dei terreni di Torrevecchia e Argentario. Mentre l’altra rata, da circa 200 milioni, potrebbe essere versata nella seconda metà del 2010. In questo modo la famiglia Sensi guadagnerebbe altro tempo per decidere il destino della controllata As Roma. Anche se resta ancora da capire come racimolare le risorse per liquidare l’eventuale seconda tranche. Sull’ipotesi di una vendita della società calcistica, che è anche quotata in Borsa, Unicredit (azionista del 49% di Italpetroli) avrebbe fatto un passo indietro per evitare al gruppo ulteriori perdite di valore.

A questo punto i riflettori sono puntati proprio sull’istituto di Piazza Cordusio che, anche qualora dovesse accettare la proposta di mediazione di Mediobanca, potrebbe decidere di concedere a caro prezzo la “dilazione” al 2010. Tuttavia, se la banca di Profumo decidesse di procedere per le vie legali, i tempi per una risoluzione del braccio di ferro sarebbero comunque non brevi. In primis, Unicredit dovrebbe ottenere dal Tribunale un decreto ingiuntivo che potrebbe essere momentaneamente esecutivo in modo che il giudice dell’esecuzione proceda alla vendita degli asset. Nel frattempo, però, la famiglia Sensi si opporrebbe per far valere le proprie ragioni e, nel caso in cui il provvedimento del giudice non fosse immediatamente esecutivo, i tempi per una decisione finale si dilaterebbero ulteriormente.