mercoledì, Maggio 01, 2024 Anno XXI


E’ passato un anno da quando l’ultimo grande Presidente della AS Roma ci ha lasciato. E’ stato un anno convulso e sfortunato ed è retorico domandarsi se la piega che hanno preso le cose in casa romanista siano completamente scevre da questa sventurata dipartita.

Abbiamo ieri letto le dichiarazione della Sig.ra Maria Sensi, fatte per altro in una emittente dalla quale sono sempre partiti attacchi deliberati verso la persona del Presidente, e se da una parte rispettiamo e condividiamo il ricordo di un uomo di grande statura etica e morale, dall’altra ci preoccupano un po’ le interpretazioni date agli sviluppi di un percorso sportivo che è terminato, o sta per terminare, in un declassamento assoluto del ranking della AS Roma nei valori del calcio italiano.

Fummo tra coloro che cedettero possibile l’attuazione, dichiarata dalla dirigenza, di un progetto autarchico basato sulla valorizzazione del vivaio interno che ci aveva regalato tre autentici campioni, mantenuto nel solco della tradizione romanista, di una squadra che non faceva sconti al potere e che avesse la vocazione di contrapporsi allo strapotere economico e politico del nord.

Dobbiamo oggi, e l’oggi è un puro esercizio retorico, constatare che questo progetto non c’è mai stato perché non può essere definito “progetto” un piano industriale che passi per il finanziamento attraverso la vincita alla roulette del Casinò.

Dal punto di vista economico e finanziario, fuori dal giro grosso delle competizioni che portano soldi nelle casse delle società che vi partecipano, siamo una squadretta di seconda serie, in difficoltà a mettere assieme il pranzo con la cena, che non è stata in grado di mantenere le sue promesse circa l’incedibilità dei gioielli romanisti in rosa.

Intendiamoci, qua nessuno si straccia le vesti per la cessione di un campione in pectore che continueremo a seguire con tutta l’amore e la passione di cui siamo capaci. E’ il segnale che discende da questa operazione che la dice lunga sulla strada imboccata. Oggi Aquilani e domani magari De Rossi per far quadrare il bilancio?

Ce lo chiediamo, veramente al di la del valore simbolico, perché dopo un De Rossi che potenzialmente ti sistema un bilancio da solo, dopo non c’è più nulla visto che i ragazzini bravi se ne vanno prima, destinazione Inghilterra, e quelli così e così non trovano mai una loro valorizzazione in prima squadra, diventando merce di scambio per trattative di basso cabotaggio con qualche società che ancora se la sente di farci da “satellite”.

E non va dimenticato, e questo per molti tifosi è importante così come il titolo sportivo, l’appiattimento sui valori di un potere che non ci ha mai amato ma, soprattutto, non ci ha mai rispettato. In questo senso, pensiamo, che gli insegnamenti del patriarca di Villa Pacelli non abbiamo attecchito nella sua progenie. Primum vivere, deinde philosophari, diceva la buonanima d’Aristotele. E che Aristoteles fosse il centravanti della Longobarda di Oronzo Canà, speriamo sia solo una coincidenza.

Sarebbe poi il momento di spendere due parole sulla “tessera del tifoso” e lo faremo in una nota a parte. Per adesso possiamo solo dire che l’idea non ci piace neanche un po’. Se trent’anni fa, qualcuno venuto dal futuro, ci avesse raccontato che nel nostro paese era successo quello che sta succedendo oggi sotto gli occhi di tutti, l’avremmo preso per matto. Mai avremmo potuto immaginare un giro di vite così pesante sulle libertà individuali in assenza totale di un dibattito pubblico. Senza voler tornare al rapporto tra avanguardie e masse della buonanima di Vladimir Ilic, non ci sembra che oggi ci siano le condizioni per ribellarsi. Oramai il terreno di confronto si è spostato su addominali, chiappe più o meno sode, sise più o meno rifatte, abbronzature e tatuaggi. Tutto bono pe annà in piazza………ma al Wellness de Rimini.

Ad maiora

BL