sabato, Aprile 27, 2024 Anno XXI


Guardava il mare Ago quella mattina del 30 maggio?
Doveva essere una bella giornata piena di sole e di colori.
Il blu del mare tra Punta Licosa e Punta Tresino.
Un altro mondo rispetto a quello della sua infanzia: Tor Marancia, Via Giangiacomo…
Quanto carattere in quell’uomo che sorrideva solo in privato.
«Io l’ho visto ridere. Non dite cazzate quant’era musone, triste, sempre ingrugnato percontosuo e schivo. Non è vero!»
I primi calci ad un pallone appena ragazzino, e poi una carriera da sogno. Un sogno diventato una canzone: «la leva calcistica della classe ’68».
La Primavera della Roma: una Roma che vinceva.
«Non ho mai avuto dubbi, sapevo che avrei sfondato. Sono di natura vincente, un perfezionista nato. Mai pago, mai sazio, continuamente in polemica con me stesso».
Capitano della Roma tricolore.
Il giro di campo in un giorno di maggio.
Poi arrivare a sfiorare il cielo con un dito e non riuscire a toccarlo.
Roma-Liverpool, finale di Coppa Campioni, in un altro giorno di maggio.
«Non so quanto potrà durare questa Roma grande, grandissima. Ma so che quella Roma che ingannava la gente, che viveva di espedienti e rinunce, quella Roma che mi accolse con grande freddezza, non tornerà più».
Ci credevi davvero Ago, o volevi solo crederci?
Il tuo sogno di invecchiarci con quella maglia, di riprovare a vincere quella coppa maledetta scivola tra le tue mani come la sabbia di San Marco di Castellabate.
Un anno e non sei più «Ago».
Il tuo addio: una finale di Coppa Italia.
Ti hanno tolto la Roma, non la tua Curva scrivono i ragazzi della Sud.
E’ il loro modo di salutarti.
L’unico che conoscono, assieme a quel coro interminabile:…ohoo Agostino….
Andrai al Milan Ago, assieme al Barone, quello che ti ha capito davvero. A lui lo devi.
«Solo con lui mi sono sentito a mio agio. Con un altro ormai non sarebbe possibile».
Andrai al Milan che quella coppa che tu hai solo sfiorato con lo sguardo l’ha già vinta e la vincerà ancora.
Per molti un punto di arrivo.
Per te un passo indietro.
Il primo.
«Pochi immaginano quanto abbia sofferto, per migliorarmi, per evitare compromessi odiosi e umilianti, a quante cose abbia rinunciato, pur di rimanere coerente».
Una scala di valori netta e tagliente.
Come il tuo sguardo, le tue punizioni, i tuoi rigori.
Cosa ti rimane del tuo passato milanista Ago?
La scazzottata con Ciccio Graziani.
Fare a botte con i tuoi ex compagni.
A soli 32 anni sei quasi un ex giocatore.
Al Milan è arrivato Sacchi, il rivoluzionario con gli occhi spiritati.
«Con un altro ormai non sarebbe possibile»
L’hai detto e l’hai fatto.
E sei a Cesena galleggiando senza meta e senza ambizioni di vittoria.
E poi a Salerno in C, per regalare ai salernitani la serie cadetta.
E’ alla tua carriera che pensi Ago in quella mattina di maggio?
O alle battaglie che non sai combattere?
E’ al Milan che ha appena vinto la «coppa con le orecchie» o a chi ti ha respinto la pratica per la tua scuola calcio?
Hai trentanove anni Ago, una bellissima moglie, una collezione di quadri da far invidia ad un museo, sei ancora integro e sei rimasto coerente con te stesso…
Hai tutto quello che un uomo qualunque potrebbe desiderare.
E sei ancora una bandiera.
Una bandiera per i romanisti e per i salernitani.
«Non mi sento una bandiera perché una bandiera è come se fosse in cassa integrazione…»
La cassa integrazione.
Essere pagati per non lavorare.
Altri avrebbero rilasciato interviste al veleno.
Altri avrebbero chiesto conto pubblicamente dei silenzi, degli appuntamenti mancati, dei rifiuti insensati.
«Non ho mai vissuto di ripicche, di gelosie, di invidie…».
Ti sei alzato in silenzio quella mattina Ago.
Hai aperto la finestra e sei uscito sul balcone.
Non hai voluto salutare nessuno.
Non so se da quel balcone si vedesse il mare.
Mi piace pensarlo.
Non eri un uomo qualunque Ago.
E’ questo che ti ha fregato.
Fossi stato uno qualunque, uno da nulla, ti saresti piegato.
Saresti sceso a mille compromessi odiosi.
Ti sarai chiesto Ago, perché piegarsi ora dopo una vita a schiena dritta.
Perché fare a quarant’anni quello che non si è fatto a venti.
Ma tu non sei solo uno che ce l’ha fatta.
Di quelli ce ne sono a centinaia.
Sei uno che è arrivato camminando solo sulle sue gambe, polemizzando solo con se stesso.
Ti sei alzato in silenzio quella mattina Ago.
Hai aperto la finestra e sei uscito sul balcone.
Non hai voluto salutare nessuno.
Non so se da quel balcone si vedesse il mare.
Mi piace pensarlo.
Nei giorni di risacca il mare diventa ostile.
Invece di farti ripartire ti fa naufrago.
E’ l’ottusità che ti ha lasciato a riva.
Non è il distacco dalla folla la tua nostalgia.
E’ il rimpianto di quando bastava uno sguardo ad un compagno per mandarlo in gol.
Non so se è stata la disperazione a farti aprire quel cassetto.
O se in quel momento ti sarà sembrato logico, corretto, razionale.
Il punto terminale dell’infinita polemica con te stesso.
Il tuo voler restare Uomo, integro, coerente, fino alla fine.
Restare Ago.
Ago per sempre

(*) Citazioni tratte da Alberto Pallotta e Angelo Olivieri in «Magica Roma: Di Bartolomei», Claudio D’Aguanno: «Agostino» (Fuori i secondi) e Luigi Ferrajolo: «Il pianeta Ago» (La Roma)