Categorie Virgolettato Scritto da Lucky Luke mercoledì, 8 Aprile alle ore 02:57
da romanews.eu
Che effetto fa dover giocare un derby dopo quello che è accaduto in Abruzzo. Non era meglio interrompere il campionato? “Il clima è surreale, ho visto scene da film. Sicuramente è la tragedia più vicina e più clamorosa che io ricordi da quando sono nato. Sono rimaste coinvolte città e paesi, che ora sono devastati. Parlare di calcio rimane difficilissimo e anche fuori luogo a volte. Non so se era meglio bloccare il campionato, non dipende da me. Sarebbe stato un gesto, ma queste sono tragedie che vanno al di là del campionato. Il ricordo di questo dramma non deve svanire in una settimana”. La Lazio arriva al derby in piena crisi, la Roma deve vincere per forza per sperare nella qualificazione alla Champions. Chi arriva meglio a questa sfida? Come la vivi? Spesso si dice che il derby lo senti troppo. “Se non fosse per il terremoto in Abruzzo, sarei arrivato al derby molto tranquillo. Prima non la vivevo con la serenità giusta e poi in campo si vedeva. Il gol lo cerco molto meno di quello che possa sembrare, cerco di più la vittoria perché è una partita alla quale tengo molto. La Lazio è nella stessa condizione nella quale eravamo noi all’andata. Quindi non mi fido delle crisi, soprattutto nei derby, perché possono ritrovare energie unendosi e facendo gruppo. Come poi hanno fatto andando in ritiro. Se noi pensiamo di puntare sulla loro serie negativa sbagliamo di grosso. Nel derby non ci sono mai favoriti e l’ultima sfida con la Lazio lo ha dimostrato. Dunque dobbiamo stare ancora più attenti”. Hai dei rimpianti per questa stagione? Vi è mancato qualcosa? “E’ mancato più di una cosa e lo dice anche la classifica. Sicuramente gli infortuni hanno condizionato questa stagione. Un pizzico di fortuna in più, e non è un alibi, poteva esserci. Abbiamo perso la Supercoppa ai rigori, la Champions League ai rigori, abbiamo perso tante partite in condizioni di emergenza totale. Non è filato tutto liscio, ma noi ci abbiamo messo del nostro, soprattutto all’inzio. Siamo capaci a fare le rimonte, però poi dopo non è mai facile arrivare in alto quando parti con dieci dodici giornate di ritardo”. Quanto vale questo derby per voi? “Sia per il quarto posto, sia per l’importanza della gara, vale come tutte le altre. Non ci giochiamo lo scudetto né noi, né la Lazio ma Roma ha visto derby ben più tristi e di bassa classifica. Quindi non dobbiamo ridimensionare queste due squadre e questa partita”. Totti ha detto che vuole restare a vita e vincere con la Roma. La pensi anche tu così? “L’ho detto tante volte. Ogni volta che sono stato chiamato in causa ho risposto sempre alla stessa maniera per quanto riguarda il mio futuro, la voglia di rimanere e magari vincere anche qualcosa con la Roma. Che io rimarrò non ci sono dubbi, che vincerò qualche dubbio ce l’ho. Per me però l’importante è continuare a vestire questa maglia”. Il ritorno al vecchio modulo può essere l’arma in più per questo finale di stagione? “Le armi in più sono la condizione, le motivazioni e le qualità dei nostri giocatori. Il cambio di modulo era dovuto ad un motivo ben preciso: la condizione veniva un pochino meno. Il mister ha provato a cambiare ed ha avuto ragione, perché poi le abbiamo vinte quasi tutte. Non so come giocherà sabato, ma lo ha sempre fatto di cambiare qualcosa quando ci sono dei problemini. Non è l’arma in più, ma è il nostro allenatore che è in grado di leggere le partite e i momenti”. Se dovesse venire a mancare il quarto posto, che stagione sarebbe secondo te? “Una stagione sfortunata, ma sicuramente non avremmo centrato il nostro obiettivo. Quello che ci compete. Perché arrivare tra le prime quattro è un obiettivo alla nostra portata. Poi se andiamo a rivedere tutta la stagione troviamo un sacco di errori da parte dei giocatori, dello staff, della società e di tutti quanti. Ma c’è anche quella sfortuna che a volte ha fatto la differenza. Anche perché si parla di cinque punti di distacco, non di venti. E’ ancora lunga”. Vorresti che una parte dell’incasso di sabato sia devoluto alle vittime del terremoto? “Prima di tutto sabato gioca la Lazio in casa, quindi non è una cosa che mi riguarda. Sicuramente vorrei che venisse fatto qualcosa e sarà fatto, ne sono convinto perché la Roma non è mai stata indifferente. Parliamo della Roma come di tutto ciò che gira intorno a un mondo così ricco. Possibilmente senza pubblicità e senza dichiararlo in sala stampa. La linea che divide solidarietà da pubblicità è molto sottile, per cui non c’è bisogno di fare proclami per le vittime di questa sciagura. La Roma è sempre stata presente a queste iniziative, quindi non penso che stavolta si tirerà indietro. Anche perché si parla di qualcosa di ancora più grande”. Hai una quota punti per la Champions? “Confesso di sapere quanti punti abbiamo in meno del Genoa, ma non so quanti punti abbiamo, non sto scherzando. So che abbiamo 5 punti in meno del Genoa e possiamo fare 6 punti in più del Genoa, o 5 punti in più in queste ultime 8 partite, come possiamo farne 3 in più della Fiorentina. Ora il numero non lo riesco a visualizzare, però è fattibile perché mancano tante partite e perché noi quando cominciando a vincere due o tre partite di seguito, una potrebbe essere il derby, prendiamo grande carica e grande entusiasmo e non abbiamo difficoltà a fare una striscia come è già successa in passato”. Te, insieme a Loria, siete gli unici giocatori che non ha saltata una convocazione per infortunio. Sei fortunato? “Non è un caso, perché potrebbe essere un caso durante una annata, ma se guardi le ultime 5 stagioni me ne ricordo poche di partite che ho saltato per infortunio, me ne ricordo proprio poche che ho saltato in generale. Qualcosa dietro ci sta, un po’ di fortuna, un pizzico di predisposizione fisica, un po’ è necessario anche controllarsi e gestirsi ed in questo mi aiuta anche lo staff che capiamo insieme quali sono i miei limiti. Se giochi ogni tre giorni più di tanto non puoi fare. Io però ci metto la buona volontà ed una vita abbastanza regolare. Poi ci vuole anche un pò di fortuna, se fai un contrasto e si gira la caviglia c’è poco da prevenite e da curare”. Una parte della tifoseria ha contestato la società di non averti tutelato. “Io quando vado in sala stampa e dico delle cose particolari, come dopo Roma-Inter, sono consapevole di dire delle cose “pesanti” e non è che mi aspetto che tutti mi difendano o la pensino come me. Io vado per la mia strada perché al di là di essere un giocatore della Roma sono un uomo e dico quello che penso quelle poche volte che parlo. Ho sentito tanto affetto intorno, un tifoso può dire certe cose, un presidente no, a volte neanche un giocatore può dirle ma l’enfasi, il nervosismo e la tensione della partita ti portano a dire certe cose che pensi, ma che forse un presidente o un dirigente non può dire. Ma non mi sono sentito né tradito né abbandonato. Prima dell’Udinese quel coro che hanno fatto allo Stadio per me non era casuale, era un gesto per dimostrarmi affetto e vicinanza che mi ha fatto piacere, però vado in sala stampa e dico senza farmi prendere dal nervosismo e senza rimangiarmi tutto, lo so che ci possono essere delle conseguenze e mi difenderò e mi prendo le mie responsabilità da solo”. Dal derby delle 11 vittorie consecutive a quello di sabato, è cambiato qualcosa nello spogliatoio? Dall’esterno sembra ci sia meno coesione. “Dall’interno ce n’è di più visto che ci conosciamo da tanti anni. Molti giocatori quel derby erano contenti di averlo vinto perché portava ad un record in una stagione simile a questa dove rincorrevamo il quarto posto. Tanti giocatori sono gli stessi e con molti abbiamo convissuto tante cose belle, tante vittorie, abbiamo alzato un paio di coppe, abbiamo sfiorato uno scudetto clamoroso e quindi c’è ancora più amicizia nello spogliatoio. Poi li ci avete visto festeggiare perché abbiamo vinto il derby e fatto quel record ma di sicuro siamo più coesi con Doni e con Taddei, con questi giocatori qui che adesso sono di casa e il derby lo sentono anche loro come se fossero italiani o romani. All’epoca era una partita importante come tante altre per loro penso”. Cosa ha la Roma in più rispetto a Genoa e Fiorentina? “Bisogna stare attenti a dire che la Roma ha qualcosa in più rispetto a loro perché stiamo dietro, ed è tutto l’anno che siamo dietro. Il Genoa è una rivelazione, non per i punti che ha ma per come gioca, mi sembra la Roma, le sorprese che davamo alla gente i primi anni, non che adesso giochiamo male ma adesso ci conoscono. Il Genoa gioca bene a pallone, è composta da ottimi giocatori giovani e da qualche campione. La sorpresa è di vedere il Genoa quarto, ma non per il valore della squadra. La Fiorentina è sempre stata li, e la sorpresa è vedere la Roma un po’ indietro, a bocce ferme non siamo inferiori a queste due squadre, però non è il momento giusto per dire che siamo superiori visto che stiamo dietro”. Quest’anno avete cambiato spesso modulo, troppe volte per le vostre abitudini? “E’ cambiata l’accusa. Quando le cose non vanno l’accusa si deve trovare. Prima quando le cose non andavano dicevate che giocavamo sempre nella stessa maniera, ora abbiamo cambiato un paio di volte, una delle quali ha fatto cambiare la stagione. Non è stata l’unica motivazione anche perché per me la differenza la fanno i giocatori, le motivazioni e lo stato fisico, ma da quando abbiamo cambiato con il Chelsea abbiamo vinto non so quante partite di seguito. Quindi se c’è stato un cambiamento c’è stato in positivo, in meglio. Però l’accusa, quando le cose non vanno come speravamo come quest’anno, bisogna trovarla, ed erroneamente si pensa che abbiamo cambiato troppo ma l’identità nostra c’è. Se hai dieci infortunati qualcosa ti devi inventare e mettere un centrale esterno o il contrario. La dico un po’ vaga, ma è quello il problema, se hai dieci infortunati non hai la tua identità di squadra che gioca tutte le partite con il grosso dell’11 sempre uguale. E’ normale cambiare”. In attacco ancora nessuno è arrivato in doppia cifra, mentre si sono presi 42 gol, come mai secondo te? “Quest’anno le cose non hanno funzionato al meglio come eravamo abituati negli altri anni. Gli attaccanti nostri che finivano in doppia cifra non me li ricordo neanche gli altri anni. Forse solo Francesco (Totti ndr) che finiva a 16, 18, 20 come l’anno della scarpa d’oro che ne ha fatti tantissimi. Quest’anno ha giocato poche partite e non poteva segnarli altrettanti. La forza nostra non è mai stata di avere oltre a Francesco altri attaccanti da 15-20 gol. Grandi giocatori, Vucinic fa 8-9 gol, ma ti fa altri 10 assist e ti fa vincere le partite in altri modi per esempio. Fa comodo? Un attaccante da 20 gol fa comodo a tutti, dalla Reggina che è ultima all’Inter che è prima. UN attaccante da 20 gol non ce l’ha nessuno”. La squadra ha pagato lo sforzo della rincorsa di novembre e dicembre? Qua si parla molto di questo famoso ambiente, sembra una cosa astratta. Sono queste le cose che io non concepisco e se voi state attenti vi ricordate anche la mia risposta: teniamoci il quarto posto poi vediamo di arrivare terzi per evitare i preliminari, poi arriviamo secondi. Mancavano 18 partite e già si parlava del secondo posto della Juve che non vinceva. E’ prematuro. Io no ne ho mai parlato. Non solo alla Roma, ricordo anche la Lazio per esempio. Ad inizio campionato i giornalisti gli facevano domande sullo scudetto e mi ricordo Delio Rossi che ha sempre cercato di frenare. Qualcuno magari si faceva prendere dall’euforia e poi magari dopo arrivavano le batoste. Come sono arrivate per loro così sono arrivate per noi. Dopo il 3-0 al Genoa si poteva pensare di arrivare alla Juve o all’Inter, ma non è quello il nostro posto quest’anno, al meno secondo me”. Tu hai detto che le responsabilità vanno divise: 33% giocatori, 33% staff tecnico, 33 % società. Confermi? “Si si confermo, non era riferito solo a quel momento in particolare. E’ da confermare a meno che di clamorosi episodi che possono vedere una stagione rovinata per un fatto in particolare, ma non è questo il nostro caso. Secondo me è da suddividere al 33% periodico a tutti quanti”. Dopo che hai parlato con Collina ti senti più tranquillo dal punto di vista arbitrale? “No. Ho parlato con Collina, ci siamo detti delle cose che rimangono fra di noi. Ma soprattutto c’ho parlato e c’ho voluto parlare per manifestare quello che poi è la verità, non mi invento niente. La stima per l’uomo, per Collina, il fatto di averlo tirato in ballo in una maniera che non volevo venisse presa come invece è stata presa. L’ho tirato in ballo perché è il responsabile di ciò che stavo parlando, degli arbitri. Io parlavo di arbitri ed era da tirare in ballo in quel senso, e non nel senso del burattinaio. Quello mi è dispiaciuto che sia uscito fuori così ma è stato un errore mio a livello di dialettica che di solito non commetto. Però in quella circostanza ho detto una frase che poteva essere fraintesa”. Lippi dice che i calciatori italiani sono i più maleducati nei confronti degli arbitri. “Non lo so, bisogna vedere tante cose. Si sicuramente l’atteggiamento dei calciatori è da rivedere in alcune circostanze, io parlo per me, potrei migliorare, potrebbero migliorare gli arbitri nel dialogo, nell’approccio con il giocatore, si può sempre migliorare. Poi è chiaro che parlo più con un arbitro italiano rispetto ad uno straniero, anche se uno riesce ad arrangiarsi in inglese tante cose che gli vorresti dire non gliele puoi neanche spiegare, non per forza negative. Io sono molto scolastico nel parlare in inglese con gli arbitri, con un italiano riesco a parlarci meglio e qualche volta a parlarci “peggio”. Nei primi due anni avete lanciato molti giovani. Ora è molto diminuita la cosa. Come mai ora il vivaio non fa uscire molti giocatori?“I giovani bravi ci sono, il vivaio della Roma lavora alla grande perché produce tanti giovani. Poi portarli in prima squadra a 18 anni, 19 anni, come ho avuto la fortuna di fare io, è un’altra cosa. Tanti dovranno avere quei due o tre anni di attesa, per maturare e per essere pronti a giocare in una squadra come la Roma, non solo per giocare a pallone ma anche vivere a Roma con delle pressioni che ti dà la piazza di Roma. Io sono entrato in pianta stabile con la Roma ed ho giocato in una stagione bruttissima per la Roma e giocai quella volta perché Guardiola doveva andare via perché sennò neanche esordivo quel giorno. Se la Roma lancia 6-7 giocatori in campionato, significa che qualcosa non ha funzionato secondo me. Ben vengano i giovani bravi, e noi ce ne abbiamo tanti, quelli che hanno esordito più quelli che stavano in panchina, ma se la Roma ha gli stessi giocatori che lancia l’Atalanta qualcosa non ha funzionato”. Il fatto che la Lazio sia in ritiro vi preoccupa? “Al di là che fossero in ritiro, mi preoccupano queste famose squadre in “crisi” che poi si uniscono, si rendono conto che non vanno bene e tirano fuori la prestazione dell’anno. Non sarebbe la prima volta che ci succede a no, poi farlo in ritiro che è il frutto della situazione con i loro tifosi che non era proprio idilliaca, quindi magari portarli in ritiro poteva dargli un po’ di serenità. Non mi piacciono queste squadre in crisi perché spesso e volentieri tirano fuori gli artigli per uscire fuori da questa crisi. Lo abbiamo fatto anche noi all’andata o in altre circostanze. La squadra che è in difficoltà dà sempre qualcosina in più”. Il derby lo senti particolarmente… ”E’ un po’ una leggenda dovuta a quello che ero i primi anni che ero una cosa incredibile. Mi accadeva anche nelle giovanili. Poi giocando molte partite in Champions, in Nazionale ed in campionato prendi consapevolezza e tranquillità anche in quella che è la partita più importante dell’anno perché prima non riuscivo ad affrontarlo e non mi piaceva questa cosa, non mi piaceva il mio rendimento in campo, non mi piaceva il fatto di non essere tranquillo perché sono stato sempre uno che si impegnava tanto e sono sempre stato tranquillo sia nel pre che durante le partite, vedi gli esordi in Nazionale o in prima squadra o in qualche stadio particolare come San Siro o il Bernabeu. L’ho sempre vissuto con grande passione perché mi piace molto lavorare in questui stadi ma mai con l’ansia che mi prendeva i primi anni ai derby. La sento sempre molto ma è diverso da quello che succedeva i primi anni”. Non hai mai pensato di essere poco tutelato in campo dagli arbitri italiani? “Io penso di essere stimato come giocatore dagli arbitri e fuori dal campo penso di essergli anche abbastanza simpatico, in campo un pò meno ma le motivazioni vanno trovate al di la della geografia o al di la della politica. Insomma è una situazione prettamente calcistica che in campo è un circolo vizioso no? Ci sono stati tanti errori, io ho protestato tanto e protestando tanto non rendi tranquilla la gente. La cosa secondo me migliorerà, miglioreranno gli arbitri con più serenità e quindi dovrò migliorare io, miglioreremo noi se gli arbitri faranno qualche errore di meno e staremo più sereni tutti quanti, insomma stiamo nella stessa barca e farà bene a tutti migliorarsi”. Un pò di tempo fa tu hai detto su Spaletti che dovevamo baciare la terra dove cammina. Adesso sei pronto a scommettere che Spalletti sarà ancora l’allenatore della Roma l’anno prossimo? “Prima mi devi spiegare quali sono le situazioni poco tranquille, io stavo in nazionale non le ho vissute” Si è creata un pò una certa situazione con Totti anche partendo da una frase che in qualche modo riguardava anche te perchè Spalletti a Genova disse: “a Roma bisogna capire che si può vincere anche senza De Rossi e Totti” e da li si è scatenata una polemica. ”Io se fossi un giocatore, se non fossi nè De rossi nè Totti e l’allenatore dicesse che non può vincere senza De Rossi e Totti veramente mi innervosirei e perderei fiducia in me stesso e la stima dell’allenatore quindi il fatto che lui ci stimi penso che lo dicano le presenze io parlo per me, insomma mi ha fatto giocare veramente con una gamba e continua a farmi giocare sempre a non togliermi mai, come persona è un allenatore con un carattere particolare ma è uno che se ho un problema a casa o un problema di qualsiasi genere con lui ci posso parlare l’ho sempre fatto e a me piace questo del mister ma poi che dica che senza di me si può vincere ci mancherebbe altro sennò non ci vado neanche a vedere allo stadio Roma-Juve squalificato se già so che non si può vincere, è giusto che un allenatore dica questo ed è giusto soprattutto che lo pensi io spero che lui lo pensi veramente e spero che lo pensiate anche voi perchè la Roma ha tre giocatori romani che amano molto questa squadra ma ne ha anche tantissimi altri che sono nati a migliaia di chilometri ma sono affezionati alla squadra, alla città, alla tifoseria e lo dimostrano domenica dopo domenica lo dimostrano nelle scelte di vita nelle scelte contrattuali e vanno rispettati al cento per cento da tutti io li rispetto perchè sono i miei compagni ma andrebbero rispettati ancora un pizzico di più da tutti quanti secondo me. parlare solo ed esclusivamente di Totti e De Rossi dopo un pò può diventare stucchevole non per me ma per gli altri che sono protagonisti quanto Totti e De Rossi”. Sei pronto a scommettere che Spalletti farà ancora l’allenatore della Roma l’anno prossimo? “Le scommesse non le faccio mai ma ha un contratto ha un progetto ha una parola che ha dato ha tante cose da fare che quest’anno penso non è riuscito a fare come non siamo riusciti a fare noi ed avrà voglia di ritornare su quei livelli eccellenti che ci ha portato e sui quali noi abbiamo portato lui”. Tu hai da poco firmato il rinnovo di contratto e quindi hai sposato il progetto della Roma, secondo te a che punto è questo progetto e che prospettive vedi a breve termine per il futuro dopo una stagione difficile come questa? “Non lo so in particolare nel dettaglio a che punto può essere, per quanto riguarda i risultati c’è stata finora una piccola involuzione quest’anno ma ripeto non è imputabile esclusivamente al progetto o alla società o a queste cose qui insomma, c’è stata una flessione da parte di tutti quanti e il discorso del 33% va a ribadire questo no? Poi ci stanno tanti progetti tutte le squadre fanno un progetto non è che vincono tutte non è che tutti gli anni ognuna riesce a raggiungere il proprio obiettivo ci sono tante varianti insomma tante cose che possono succedere e possono complicare le cose però la Roma ha un progetto chiaro e ci credo ancora a partire dalle ultime 8 partite che mancano per raggiungere quella che è una cosa molto importante per noi come la Champions League”. |
