giovedì, Giugno 19, 2025 Anno XXI


Si è chiuso domenica il Campionato di calcio più sconclusionato della storia moderna, un campionato quasi da economia di guerra, e la nostra Roma ha festeggiato l’ennesimo adorato portaombrelli con tanto di stuolo di ragazzini al seguito.Tutto normale e tutto previsto.
Bruno Conti a far la chioccia, il Capitano sempre più leader, e un team con un nutrito numero di belle persone, come forse era tempo che non avevamo.
Si è avuta la sensazione, ma forse sono solo i primi caldi, che si sia imboccata la strada che porta verso quell’”Atletico Romano” che è sempre stato nei nostri sogni.
Non essendo integralisti infatti accoglieremmo a braccia aperte tutti quelli che, pur non essendo romani, hanno scelto Roma come patria elettiva.
Tanto per fare un esempio concreto, ci sembra che Pippo Mexes sia uno di questi e saremmo contenti se rimanesse a lungo.
Nel giro di campo di una squadra come questa, in grado di dare corpo alla romanità più positiva, ci sarebbe stato assai bene pure Agostino.
Nella mente ancora vivo il ricordo di quell’altro giro di campo, con le braccia a trascinare il bandierone tricolore, dopo quel Roma Torino che segno la fine del campionato del nostro secondo scudetto.
Di Agostino, della sua vicenda sportiva e soprattutto di quella umana si è detto e scritto molto, forse troppo.
Noi, che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo, possiamo solo dire che il fatto che lui sia stato e sia uno dei Capitani più amati in assoluto non ha nessuna attinenza con la sua triste esperienza e con il senso di abbandono con il quale ci ha lasciati.
A nostro parere invece c’entra assai di più quella sua aria posata e seria, quel suo modo di porgere le idee in maniera gentile, e convincente.
C’entra con il suo modo elegante di porsi all’interlocutore, sempre con il capo leggermente chino e la voce profonda e un pò nasale.
Lui è stato, in quel periodo storico da generone romano imperante, prodromico all’attuale sguaiata coatteria, un’icona di un altro modo di essere romani che per noi, onestamente, è il più positivo e amato.
Pensate a che avrebbe potuto rappresentare oggi una Roma nella quale accanto ai nomi di Bruno e Francesco ci fosse stato anche il suo, magari da DG.
La sua presenza avrebbe completato, blindandola, l’immagine di una città quale è e quale appare.
Una Roma di romani formidabili, seri, positivi, capaci.
Ci maca molto e quel giro di campo, anche co Agostino, sarebbe stato formidabile.

Ad maiora