martedì, Maggio 14, 2024 Anno XXI



alessandro bini
Guarda la palla Alessandro.
Guarda la palla e parlale d’amore.
Perché è così che si diventa un calciatore.
Guarda la palla Alessandro.
Seguine le traiettorie capricciose e falla tua.
Guarda la palla Alessandro e poi guarda l’avversario.
Guardalo con rispetto.
Non è un nemico, è solo uno che vuole arrivare sulla palla prima di te.
Su di un campo da calcio il mondo ha la forma di un pallone.
E il pallone è tutto il tuo mondo.
Il resto non esiste.
Il mondo non esiste.
Sei solo un ragazzo Alessandro.
Guarda la palla.
Ti racconteranno, ti hanno già raccontato, che altri ragazzi alla tua età sono diventati uomini e calciatori.
Ti hanno detto di Francesco Rocca «Kawasaki», di Ciccio Graziani.
Di tutti quelli che hanno fatto grande il Cinecittà Bettini.
Tu non pensarci. Pensa solo a giocare.
Scala Alessandro scala.
Quel cross è tuo Ale, guarda la palla.
Non farti distrarre da quello che hai intorno.
Li senti? Parlano, urlano, qualcuno grida anche il tuo nome…
Dai Ale dai, attento al dieci, e il sette è tuo prendilo, guarda la palla…

Guardavi solo la palla piccolo campione in un giorno di febbraio sul campo dell’Almas.
Che altro avresti dovuto fare?
Di che altro ti saresti dovuto preoccupare?
I grandi ci sono per questo.
I grandi devono controllare che tu non ti possa far male.
Sudavi, correvi e guardavi la palla.
Come mille volte il Mister ti avrà chiesto di fare.
Guardare la palla e rispettare le posizioni in campo.
E’ questo il mestiere del calciatore.
Rispetto, attenzione, concentrazione e tanta, tanta passione.
E’ questo che trasforma un ragazzo in un campione.
E’ questo che ti fa andare avanti nella vita, che ti fa diventare un uomo vero.
Guardavi la palla compiere un lungo arco nel cielo.
Come un arcobaleno.
E alla fine dell’arcobaleno lo sai, lo sanno tutti, c’è sempre un tesoro.
Per te quella palla era tutto il tuo tesoro.
Non volevi altro. Non desideravi altro.
Solo prendere il pallone e poi sentire gli incoraggiamenti dagli spalti: bravo Ale, l’hai presa!
Il tuo arcobaleno quel giorno ti ha avvolto nella sua luce abbagliante,
e poi ti ha rapito per portarti lontano.
A giocare per sempre in un posto bellissimo dove non ci si può far male.
Dove nessuno ti può toccare.
Lasciando noi, quaggiù, con le nostre miserie.
Le nostre lacrime, i nostri rimpianti e le nostre responsabilità.
Perché quel giorno di febbraio non avrebbero dovuto farti giocare.
Non avremmo dovuto farti giocare.
Non lì, non sul campo dell’Almas.
Ti ricordo così Alessandro.
Nel gesto più semplice e naturale di un calciatore: guardare un pallone, rincorrere un pallone.
Ti ricordo così Alessandro.
Piccolo campione innamorato di un pallone.

(*) Dedicato ad Alessandro Bini, morto rincorrendo un pallone il 2 febbraio 2008 per l’incuria e l’indifferenza degli adulti che avrebbero dovuto proteggerlo.
Per non dimenticare.