domenica, Maggio 18, 2025 Anno XXI


da lastampa.it

Pubblico in continuo calo. Il problema non è il prezzo dei biglietti, ma impianti fatiscenti e carenza di servizi. Segno della decadenza del nostro calcio

Partite ad orari assurdi... Stadi vuoti«Lo stadio è una bolgia», gridavano radio e televisioni per restituire il pathos dei tifosi. Un leit motive, come «la spinta dei 60 mila», con cui si raccontava il calore di impianti esauriti in ogni ordine di posto. Atmosfere oggi dimenticate, perché nel week-end, a rubare l’occhio, è piuttosto il vuoto in ogni ordine. La media degli spettatori della serie A, rispetto ai dati complessivi dello scorso campionato, è scesa del 6,88%: le statistiche aggiornate alla pausa invernale, 23 mila e 800 tifosi per partita, evidenziano un deficit di 1750 unità. D’accordo, quando i match si faranno decisivi, nella seconda parte della stagione, il gap verosimilmente si ridurrà. Come è vero che sul flop hanno avuto il loro peso le due partite casalinghe in meno dell’Inter e il derby di Genova rinviato per maltempo. Attenuanti che non cambiano la sostanza: le gare che mancano all’appello di certo non saranno utili ad invertire il trend.

Al conteggio delle sciarpe, fin qui, ridono solo i nerazzurri, passati da una media di 56.195 spettatori a 63.770: effetto tripletta, che ha determinato un incremento del 13,5%. Sul podio di chi ha registrato il segno positivo salgono Milan e Palermo: Ibrahimovic e il comando della classifica hanno richiamato a San Siro oltre 47 mila spettatori (+11,5%), mentre i gol di Pastore e Miccoli hanno regalato a Zamparini una media di 26 mila 300 tifosi (+5,1%). In realtà, nella graduatoria delle singole unità, il terzo gradino spetta al Napoli (41 mila 365 fan a partita). Quindi la lunghissima lista di chi piange, dove regna la Roma (- 24%), con Fiorentina, Genoa e Lazio che non hanno certo di che rallegrarsi.

Detto delle attenuanti, restano le cause: il grido «Io non mi tessero», con cui gli ultrà hanno rigurgitato l’invito alla Tessera del Tifoso, si bilancia con l’incremento dei biglietti venduti. Ma la diminuzione degli abbonamenti (stimabile tra il 16 e il 17%) è pur sempre una spada di Damocle. L’offerta televisiva, poi, è argomentazione sempre valida: la media di oltre 31 mila appassionati che nella stagione 1997-98 coloravano gli stadi la dice lunga sull’inquietante calo degli ultimi 15 anni. E sul dilagare del pubblico da casa: il derby di Milano e quello d’Italia tra Inter e Juventus sono stati seguiti da oltre 2 milioni e mezzo di telespettatori Sky. Due match da record, in scia a Inter-Milan di due anni fa.

I dati della tv a pagamento raccontano anche del crescente appeal dei campionati esteri: Barcellona-Real Madrid e Manchester City-Chelsea hanno strappato all’Italia ascolti senza precedenti. E visto che di estero si parla, è tasto dolente anche il confronto tra la media delle presenze negli stadi europei e quelle nei nostri. Marco Brunelli, direttore generale della Lega di A, analizza il ritardo rispetto a Germania, Inghilterra e Spagna, dove il fenomeno dell’azionariato popolare si integra con le politiche di fidelizzazione e merchandising e lo «Stadium» è il fulcro della vita del tifoso.

L’inadeguatezza degli impianti italiani fa da bussola alla diagnosi: «Con questa generazione di stadi di più non si può fare – dice Brunelli -. Quando illustriamo su mappa i nostri studi, avvalendoci delle bandierine per indicare i paesi che si stanno evolvendo, in corrispondenza dell’Italia c’è il vuoto. I tedeschi hanno bruciato le tappe, perché dispongono delle strutture più moderne. L’Inghilterra, in cui si registrano stadi mediamente pieni per il 90%, prosegue con la sua politica. L’unica realtà avvicinabile è la Spagna, che non a caso ha gli stadi peggiori». Di contro, i prezzi dei biglietti nei settori “top” nostrani non si discostano di molto da quelli dei concorrenti: la vera differenza sta nella qualità dei servizi. E mentre il disegno di legge sugli stadi giace addormentato, gli italiani preferiscono investire sullo schermo piatto.

SIMONE DI SEGNI

da Corriere dello Sport – laroma24.it

Un’ora tutta d’un fiato, al termine del primo allenamento dopo le vacanze. Un’ora per raccontare il suo momento, senza polemiche e misurando le parole. Julio Sergio ci ha aperto il suo mondo. Non è facile per una persona schiva e riservata come lui. Ma dopo un anno e mezzo da titolare ci tiene a rivendicare certi diritti conquistati sul campo. Ha fatto grandi cose con la Roma, lo scorso anno ha sfiorato lo scudetto. Ora è guarito ed è pronto a tornare tra i pali. Chi di portieri se ne intende assicura che si è presentato alla ripresa, con un giorno di anticipo, in ottime condizioni. Motivatissimo e caricato per riprendersi il suo posto. La concorrenza non lo spaventa, sa che solo con il lavoro e l’impegno può confermare quello che ha ottenuto sul campo.

Julio SergioJulio Sergio, ieri è tornato ad allenarsi con un giorno di anticipo. Come è andata? «Non mi sentivo di andare in Brasile, ho preferito fare una vacanza con la mia fami glia. Ci tenevo a rientrare prima. L’infortunio è superato completamente, sono a posto, il muscolo è perfettamente guarito. Ho ripreso ad allenarmi a pieno ritmo».

Qualcuno dice che aveva dato la sua disponibilità per giocare anche a Milano «La situazione era difficile, Lobont era infortunato. Certo, io vorrei giocare sempre. Ma poi ho capito che accelerando i tempi avrei rischiato una ri caduta e un’assenza più lunga. Io devo ragionare anche in funzione della squadra».

Altre volte è rimasto fuori per infortunio, quando è guarito ha ripreso il suo posto. Sarà così anche questa volta? «Ripeto quello che ho detto sempre, mi alleno per giocare. In un anno e mezzo ho giocato quarantuno partite da titolare, ho dimostrato di essere un portiere regolare, qualche volta decisivo».

Ha parlato con Ranieri, alla ripresa? «No, ci siamo solo salutati».

La vittoria di Milano può rappresentare la svolta per il campionato della Roma? «Può dare sicuramente una spinta in più. Noi abbiamo sempre ottenuto risultati importanti contro le squadre di ver tice. Se riusciremo a giocare con lo stesso spi rito anche contro le piccole siamo a posto. So no queste le gare che ti fanno vincere il campionato. Speriamo di salire ancora più in alto».

La Roma può rientrare nella lotta per lo scudetto? «Ora pensiamo alla zona Champions, ad aprile vedremo dove saremo. Ora dobbiamo pensare a salire sempre più in alto. Pensare a vincere una gara per volta, poi faremo i conti».

Può fare un bilancio della sua esperienza alla Roma? «Lo scorso anno nessuno mi conosceva, poi ho guadagnato rispetto e considerazione come persona e come professionista. Quest’anno non ho potuto cominciare la stagione come avrei voluto. Ho dovuto saltare la Supercoppa per infortunio. Poi in campionato l’avvio è stato altalenante, mi sono rotto il piede a Brescia, poi mi sono infortunato nel riscaldamento a Cluj. Sono contento di quello che sono riuscito a fare, ma devo sempre migliorare».

Spalletti la fece debuttare nella sua ultima partita da allenatore della Roma. Con Ranieri si è guadagnato il posto da titolare. «Ranieri è arrivato e mi ha dato subito continuità, gli sono grato e credo che la fiducia me la sono guadagnata sul campo, con la personalità e con prestazioni che mi hanno permesso di diventare titolare».

Quest’anno i preparatori dei portieri sono due, Pellizzaro è stato affiancato da Nanni. E’ cambiato il modo di allenarvi? «Ognuno ha il suo modo di lavorare. Loro lavorano insieme. Pellizzaro è più esperto, Nanni ha portato qualcosa di suo, ma hanno la stessa filosofia».

Ranieri a Pellizzaro lascia carta bianca sui portieri. E lui ha puntato su di lei. «Credo di aver conquistato la fiducia com portandomi da professionista. Per un portiere è importante avere un rendimento costante. Ma quello che ho me lo sono conquistato con il lavoro e le prestazioni».

Sente di avere la fiducia dei compagni? «Ho sempre avuto un rapporto ottimo con tutti, non solo i compagni, ma le persone dello staff tecnico, fino al cuoco e ai magazzinieri. Prima ero rispettato solo perchè sono una persona per bene, ora anche per la mia professionalità».

La difesa della Roma è composta da grandi giocatori, ma ha preso troppi gol. «Ci sono momenti in cui le cose non vanno. Ma sono gli stessi giocatori dello scorso anno, tutti bravissimi. Ora la situazione è migliora ta, tutti sono cresciuti come rendimento. Da Milano in poi andranno ancora meglio».

Contro il Milan la difesa alta ha messo spesso in fuorigioco gli attaccanti. E’ questa la strada da percorrere? «Mi piace giocare così, abbiamo difensori esperti che fanno benissimo il loro lavoro. In questo modo abbiamo la squadra corta e ab biamo meno problemi a chiudere gli spazi».

E’ tra i candidati al premio per il miglior calciatore brasiliano che gioca in Europa. Un bel riconoscimento. «Credo che sia stato apprezzato il mio lavoro, siamo solo due portieri, io e Julio Cesar tra i tanti che giocano in Europa. Devo mantenere questo livello e dimostrare di meritare questa candidatura».

Che cosa si aspetta dal nuovo anno? «Che sia almeno uguale al 2010, un anno importante a livello professionale e durante il quale sono accadute tante cose belle nella mia famiglia. Per la Roma mi auguro di salire ancora e ottenere qualcosa di importante. Abbiamo tanti giocatori forti, ma per cresce re dobbiamo continuare ad impegnarci».

Come sono i rapporti con i tifosi? «Ottimi. Anche quando non giocavo mi hanno sempre sostenuto. Mi fermavano per strada e mi dicevano: ‘ti ho visto su Roma Channel, sei bravo’. Ho un bel feeling, hanno rispetto per il mio lavoro e a Roma mi trovo molto bene».

Leonardo sulla panchina dell’Inter… «Non mi sorprende. E’ stato un calciatore eccezionale, ha vinto tutto e anche da allena tore lo scorso anno al Milan ha dimostrato di saperci fare. Potrà fare grandi cose. La sua carriera parla per lui, è una persona molto in telligente e capace. Penso che l’Inter con lui migliorerà. Anche Benitez è un grande allenatore, ha ottenuto risultati importanti al Liverpool, ma ha incontrato qualche difficoltà e ha avuto a che fare con troppo infortuni».

Invece passare da una sponda all’altra del Tevere non è mai facile. «Non lo so, in realtà mi sembra complicato. Ma nel calcio mai dire mai».

Quali sono le partite con la Roma che ricorda con più piacere? «Il derby dello scorso anno e la vittoria di Firenze, feci belle parate».

Avete vinto il derby anche quest’anno. «Ma il primo è sempre il primo e poi parai il rigore. Quest’anno loro erano in testa alla classifica e rivincere è stata una bella soddisfazione. Il derby è sempre speciale».

Tra tre settimane ce n’è un altro, di Coppa Italia. «E’ importante, come sempre. Nel derby bisogna fare di tutto per vincere».

In Champions League agli ottavi trovere te lo Shakthar Donetsk «Hanno vinto l’Europa League, da tanti anni giocano in Champions. Non è facile, ma possiamo farcela».

Quest’anno la rosa molto ampia ha portato a qualche esclusione eccellente e c’è stato qualche malumore. Esiste un problema di gestione? «Tutte le squadre attrezzate per vincere hanno una grande panchina, non credo che sia un problema. Un calciatore che gioca pochissimo può decidere la stagione. Dobbiamo farci trovare sempre pronti».

Come sono i rapporti con gli altri portieri? «Lobont è mio compagno di camera in ritiro, parliamo molto. Doni è un compagno di lavoro».

Voi brasiliani state spesso insieme? «Sì, ma non con tutti».

Adriano sarà il valore aggiunto nel 2011? «Ha avuto qualche infortunio che lo ha frenato, ma ha forza fisica impressionante e ha dimostrato di poter aiutare la squadra. Speriamo che riesca ad allenarsi con continuità, così sarà utile alla Roma».

Si è parlato in passato e anche recente mente di un interessamento del Genoa nei suoi confronti. «Non ho mai pensato di andare via, il pensiero neanche mi sfiora. Fa piacere, però, se il mio lavoro è apprezzato».

Qual è la squadra favorita per lo scudetto? «Il Milan gioca per vincere e ha campioni che fanno la differenza. Ma non è come negli anni passati, il campionato è aperto e si gio cherà per lo scudetto fino all’ultima giornata. Con la speranza che ci sia anche la Roma. Ad aprile sapremo dove potremo arrivare»

Guido D’Ubaldo

Julio Baptistada Sky Sport – tuttomercatoweb.com

Rimbalzano dalla Spagna le parole pronunciate dal dirigente del Malaga José Carlos Perez, che ai microfoni di Sky Sport ha attestato l’esito positivo della trattativa volta all’ingaggio a titolo definitivo dell’attaccante brasiliano Julio Baptista (29) dalla Roma: “Il giocatore ha firmato per due anni e mezzo, e la cifra che verseremo ai giallorossi corrispodnerà a 2 milioni e mezzo”. Si attende dunque soltanto l’ufficialità del trasferimento dell’ex-Arsenal e Real Madrid, che era approdato a Roma nel 2008/09.

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