sabato, Aprile 20, 2024 Anno XXI


da romanews.eu

Marco MottaLE PAROLE DI DANIELE PRADE’, DIRETTORE SPORTIVO DELLA ROMA:

«Baptista al Tottenham? Non ci sono aggiornamenti. Baptista è un grande calciatore. Lo dimostra il fatto che sta giocando ai Mondiali col Brasile. Motta? Abbiamo provato in tutti i modi di trovare una soluzione. Purtroppo tutte le offerte fatte al calciatore sono state rifiutate dallo stesso. Gli abbiamo offerto anche il rinnovo del contratto. Discuteremo la situazione davanti a un tavolo. Ci siamo visti più volte con l’Udinese. Rosella Sensi e Pozzo hanno parlato per risolvere la situazione. Ma purtroppo così diventi un ostaggio dei calciatori. Traditi da Motta? Non voglio dire così. Certo, una mano alle società in un momento così i calciatori potrebbero darla».

da asromalive.com

Tessera del tifosoAnthony Weatherill, meglio noto come colui che – un lustro fa – diede vita al progetto denominato “Carta del Tifoso”, interviene a Te la do io Tokyo (CentroSuonoSport) per dichiarare pubblicamente lo stravolgimento esercitato dalle Istituzioni italiane che hanno di fatto modificato il senso originario delliniziativa. Nella penisola, afferma Weatherill, è diventata una vera e propria schedatura. E, in questo, pare avvallare l’atteggiamento fin qui tenuto dalle tifoserie organizzate: non solo la Curva Sud giallorossa ma quelle di tutta Italia che hanno esternato il proprio totale dissenso nei confronti della Tessera del Tifoso.

CARTA DEL TIFOSO. “La carta del tifoso nasce come progetto, non è uno strumento. Contemplava la possibilità per i tifosi di unirsi fra di loro poter avere voce: nel calcio parlano in tanti, giornalisti, presidenti, personaggi vari, ma i tifosi non parlano mai. Mi sembrava un fatto anomalo”.

AUTOREGOLAMENTAZIONE. “In sostanza il funzionamento di questa carta era proprio questo. Siamo partiti con il Torino, tutti i tifosi assieme per poterci presentare alla società, organizzare le trasferte con abbattimento dei costi”.

TESSERA DEL TIFOSO. “E’ un’altra cosa. Non c’entra nulla con la carta. Tant’è che nessuno la chiama così per motivi legali: nessuno può permettersi di chiamarla così, farei causa. Come accaduto con Inter, Milan e Banca Intesa. E continuo a percorrere questa strada, perché voglio continuare a difendere il marchio e il progetto originario”.

SCHEDATURA. “Hanno stravolto l’idea, è diventata una schedatura ed io sono d’accordo con questa definizione”.


da laroma.net

Parla l’inventore della Tessera del tifoso: Hanno copiato la mia idea e trasformata in un businness

Ecco le parole di Anthony Weatherill, creatore cinque anni fa del progetto Carta del Tifoso, a centro suono in merito all’introduzione della Tessera del Tifoso.

Lei cinque anni pensò una cosa un po’ diversa dalla tessera del tifoso attuale, pensò la carta del tifoso: come funzionava? “La carta del tifoso nasce come progetto, non è uno strumento. E’ un progetto che contemplava la possibilità per i tifosi di unirsi fra di loro per poter iniziare a dare voce a tante cose. Nel calcio parlano in tanti, giornalisti, presidenti, personaggi vari, ma i tifosi non parlano mai. Mancando i tifosi mi sembrava anomalo questo fatto, visto che poi sono loro alla fine ad usufruire di tutto. Quindi ho pensato che dare la voce ai tifosi risolveva un po’ il problema a tutti quanti”.

In sostanza il funzionamento di questa carta era un principio di autoregolamentazione dei tifosi che poi, uniti e compattati da questa carta, avrebbero potuto negoziare le loro richieste nei confronti delle società “Più o meno sì. Siamo partiti con il Torino, ci siamo messi insieme tutti i tifosi con questa carta che tutti avevano e credo che la società non ne sapesse nulla, perché noi ci siamo mai posti il problema di avere la società in quel momento come parte in causa, era solo fra tifosi. Poi con questa poter andare alla società una volta capito le richieste che avevamo, cosa che abbiamo fatto, abbiamo potuto organizzare delle trasferte, perché una della cose che mi hanno sempre chiesto era che le trasferte erano troppo costose. Ci siamo messi insieme e abbiamo dimostrato che si potevano abbassare i costi, ma per noi. E’ una cosa pensata solo ed esclusivamente per i tifosi”.

Le dà fastidio essere indicato da molti come l’inventore della tessera del tifoso? “Sì, perché io non c’entro nulla con quella lì, l’unico fatto che c’entro è che, capendo che probabilmente qualcuno ne avrebbe approfittato per scopo di lucro o altro, ho differenziato la carta del tifoso dalla tessera del tifoso. Se si va a vedere qualsiasi carta che sta uscendo non può chiamarsi carta del tifoso o tessera del tifoso. Nessuno mette il marchio tessera del tifoso, perché non possono e io sto continuando a fare causa a chiunque usi questo marchio”.

In particolare lei a chi ha fatto causa? “In particolar modo a Inter, Milan e Banca Intesa. E continuo a percorrere questa strada, perché voglio continuare a difendere il marchio e il progetto”.

Che idea si è fatto di questa tessera? “Hanno totalmente stravolto l’idea, è diventata una schedatura ed io sono d’accordo con questa definizione. Tutte le componenti speculative si sono buttate in questo, perché hanno visto un ritorno economico. Se legano il loro marchio a quello di una squadra, chiaro che hanno visto in questo un vero business. Una banca o una compagnia di assicurazioni che non riesce a fidelizzare i propri correntisti. E’ chiaro che se legano il loro marchio a quello di una squadra hanno visto in questo un vero business. Le banche hanno pagato le società, stanno facendo un investimento pazzesco”.

A lei risulta che ci siano banche che hanno pagato? “Ci sono banche che hanno sicuramente pagato. Di Banca Intesa ho sentito che avevano dato addirittura un milione di euro al Milan per fare le carte, ne ho sentito parlare e me ne assumo la responsabilità”.

da Il Sole24ore

UniCredit BancaIl passaggio del gruppo Italpetroli, incluso il club calcistico As Roma, sotto il cappello di UniCredit, lasciando alla famiglia Sensi immobili per 20 milioni. Sarebbe questo, secondo indiscrezioni, lo schema della proposta di piazza Cordusio e su cui ora stanno lavorando le parti per chiudere definitivamente la partita legale sul rientro dei crediti per oltre 325 milioni vantati dalla banca nei confronti della holding. Dopo il rinvio al 5 luglio della seconda udienza arbitrale tra UniCredit e Italpetroli, di cui piazza Cordusio é socio al 49%, i legali (il professor Francesco Carbonetti per piazza Cordusio e il professor Agostino Gambino per i Sensi) sono al lavoro per arrivare prima di quella data a un accordo da presentare al presidente del collegio arbitrale Cesare Ruperto. Venti giorni di tempo, dunque, per cercare una conciliazione che eviti la strada della procedura stragiudiziale. E la volontà di evitarla, secondo quanto si apprende, c’è. Gli avvocati di Piazza Cordusio e della società della famiglia Sensi hanno così fissato un incontro interlocutorio per il 30 giugno con l’obiettivo di trovare un accordo di massima. La proposta di Piazza Cordusio per azzerare i conti prevede, appunto, di rilevare il gruppo Italpetroli, lasciando alla famiglia Sensi 20 milioni di euro di immobili di loro proprietà. In questo caso l’ipotesi è che il gruppo bancario non vada certo a gestire ma pensi piuttosto a valorizzare gli asset, e quindi a vendere anche la società calcistica. Tale offerta, inoltre, contempla una serie di condizioni. Prima di tutto che la famiglia Sensi ritiri la causa per anatocismo.Rosella Sensi Italpetroli ha infatti accusato la banca di anatocismo, cioè di calcolare gli interessi sugli interessi. In base all’accusa il debito di Italpetroli – pari a 325 milioni a cui si sommano 80 milioni verso Mps – sarebbe lievitato di circa 80 milioni. Inoltre la banca chiede la permanenza della famiglia Sensi nella gestione del gruppo fino al cambio definitivo di proprietà. Per finire, c’è il nodo dell’advisor: affidare il mandato per la cessione del club giallorosso, attualmente nelle mani di Mediobanca, a un altro advisor. A riguardo, la volontà sarebbe quella di scegliere una banca internazionale che possa allargare oltreconfine il parterre dei possibili acquirenti della As Roma. Sul pacchetto offerto dai legali di piazza Cordusio si starebbe ora trattando: la famiglia Sensi sarebbe disposta a passare la mano del gruppo, ma in cambio chiederebbe di restare in possesso di immobili per 95 milioni. Questione di valutazioni, partendo dal valore della As Roma. Sta di fatto che la posizione negoziale della famiglia, tuttavia, in questo momento è più debole, da qui la convinzione che ci sia spazio per una accordo. Qualcuno indica la soglia dei 30 milioni come livello ragionevole su cui costruire un patto negoziale. E’ chiaro, tuttavia, che l’interesse di tutti è di mettere la parola fine alla lunga querelle.

lippi