lunedì, Ottobre 14, 2024 Anno XXI


da ilmessaggero.it

Stefano GubertiComunque vada sarà Guberti. Il primo acquisto della nuova Roma, sia se parteciperà alla prossima edizione della Champions e anche se ne resterà fuori. L’esterno alto del Bari, a meno di sorprese che nel calcio non vanno mai escluse, arriverà a giugno a parametro zero dal Bari che, a gennaio, con 200 mila euro lo ha acquistato (per sei mesi) dall’Ascoli. Stefano, 24 anni compiuti il 6 novembre, è una delle rivelazioni del torneo di B: 4 reti in un mese e mezzo, l’ultima pesante a Pisa, lunedì sera.

La società giallorossa lo segue da due anni, in un testa a testa con la Fiorentina. Lo avrebbe potuto già prendere l’estate scorsa. Ma il prezzo, 6 milioni per un giocatore che dopo meno di un anno sarebbe stato libero, è stato ritenuto eccessivo.

Lunedì a Pisa, mezza serie A a seguirlo: gli osservatori di Fiorentina, Genoa, Torino, Cagliari e ovviamente Juventus. «Deciderò a fine stagione, perché voglio valutare bene la mia situazione. Io ho bisogno di giocare, per imparare. Ma al tempo stesso nella vita bisogna rischiare, come faccio in campo. Per capire se uno è pronto per giocare in grandi squadre», chiarisce Stefano. Che racconta la sua storia di ritardatario del calcio.

Sino a 15 anni, davvero niente pallone? «Giocavo per strada, con gli amici. O nella squadretta del mio paese, Villamassargia. Sono nato a San Donato, dove mia madre, sarda, si era trasferita per fare la radiologa. All’età di 3 anni e mezzo, ci siamo trasferiti in Sardegna. Credo che si senta… I miei vivono a Cagliari, papà è impiegato da ragionere, stesso diploma che ho io».

La passione per il calcio, allora, quando nasce? «C’è sempre stata. Ma il mio sport è stato inizialmente un altro: la pallamano, in C1 con l’Olimpia. Scelsero i miei genitori per me: dicevano che con il calcio si irrobustivano solo le gambe. Ero play. Ma vedevo la porta. Come oggi».

A quale età ha capito che sarebbe diventato calciatore? «Quando andai in serie D all’Alghero. Ma anche i primi passi sono stati decisivi, già quelli con la squadra di casa in terza categoria. Poi la prima con l’Assiminese e il campionato vinto per andare in promozione, la primavera della Torres. Dopo la D ad Alghero, a diciottanni, tornai alla Torres, in C1. Ero già grande e mi prese l’Ascoli».

Dove anche i club di serie A si sono presto accorti delle qualità tecniche e realizzative di Guberti. «Due anni e mezzo che mi sono serviti per migliorare. Adesso quest’esperienza. Non avrei mai lasciato il club bianconero, anche perché non mi piaceva andar via, sapendo che la squadra era in brutte acque. Non mi hanno trattato bene, dicevano che non ero concentrato perché in scadenza di contratto. Mi hanno messo in disparte. Con il nuovo club, invece, sono tornato a sentirmi giocatore».

Da quando gioca esterno alto a sinistra? «Da sempre. E’ il mio ruolo, non l’ho mai cambiato. Ho prvato a giocare anche a destra, in passato. Ci si può adattare. Ma il mio lato è l’altro».

Perché? «Io punto l’uomo e vado al tiro, magari entrando in area. Sono destro. Da sinistra mi riesce meglio».

A chi si è ispirato? «A Nedved. Parte da sinistra e va a concludere. Mi piace fare l’esterno, in Italia siamo pochi. Stravedo per Cristiano Ronaldo, ma so stare con i piedi per terra».

Sa, immaginiamo, della Roma… «So, ma è presto. Mi fa piacere, è un grande club. Totti, De Rossi, Vucinic e, vi assicuro, anche Menez. Sono convinto che il francese ancora non ha fatto vedere il suo valore».

Il suo gol più bello? «A Livorno. Stop in corsa per raccogliere il lancio, finta su Rosi per rientrare, destro a giro sul palo lontano».

Domani l’Italia di Lippi a casa Cassano. Che ne pensa? «Le scelte danno ragione a Lippi, il calcio vive di equilibri. Che Cassano sia un campione, si sa. Io sarò allo stadio a tifare per gli azzurri».

Che cosa fa nel tempo libero? «Volo in Sardegna. Dalla mia ragazza ad Alghero. O a Cagliari a vedere mio fratello Daniele, 12 anni: gioca da regista nelle giovanili del Cagliari».

Ugo Trani

da Gazzetta dello Sport – forzaroma.info

Souleymane DiamouteneSouleymane Diamoutene, difensore del Mali e della Roma, ha parlato alla Gazzetta dello Sport dopo il pareggio della sua Nazionale contro il Sudan:

“Nel mio paese è la fame che ti spinge ad emergere, gioco in un Mali tra i più forti di sempre, con Keita, Sissoko, gente con cui possiamo davvero fare bene… Per il mio paese e per la mia gente ho il desiderio di fare di più, riuscire a re-investire i guadagni per creare posti di lavoro per esempio… Il calcio rappresenta l’unica via di fuga dalla strada.”

E’ arrivato in Italia giovanissimo: “Sono arrivato nel vostro paese tramite l’Udinese, fu poi D’Arrigo a volermi alla Lucchese dopo avermi visto giocare un’amichevole a Pisa… Roma è il massimo, in Mali ho portato 40 magliette giallorosse, 30 con scritto il mio nome e 10 con quello dei miei compagni, la mia famiglia è numerosa…”

da lasignoraingiallorosso.it

Siniša Mihajlovi?L`allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic, alla trasmissione Guarda che Lupa di Sky Sport, ha ripercorso la sua carriera con la maglia della Roma nella settimana che precede la sfida proprio con i giallorossi di Spalletti: “Sono stati due anni importantissimi e bellissimi, nonostante abbia giocato un po` bene e un po` male e abbiamo avuto problemi societari: sono arrivato con Ciarrapoico, poi è arrivato Sensi. Da quando è arrivato Mazzone non ho fatto bene. Dicevano: `Perchè questo che ha un bel tiro non tira mai?` Farlo da cinquanta metri non si può. con Mazzone non potevo, mi diceva di stare indietro e se avanzavo mi urlava: `Misha! Sta indietro!`”.

Su Sensi. “E` forte, E` forte! Sensi voleva che non andassi alla Samp, voleva tenermi con lui. Il secondo anno ho fatto la presentazione con la Roma, poi il giorno dopo sono andato alla Samp e ho fatto la presentazione anche lì. Sembrava burbero, ma aveva un cuore grande come il Colosseo”.

Sul suo arrivo alla Roma. “Appena arrivato, vedevo gente che mi riconosceva per la strada, ero in giro con un mio amico e ogni tanto la gente mi fermava per la strada, mi parlava del derby. Non avevo fatto una partita e la gente mi riconosceva. A Belgrado ero famoso, avevo vinto Champions, campionato, ma non mi succedeva. Comunque era una bella sensazione. La gente di Roma è meravigliosa. I tifosi della Roma sono meravigliosi. Le prime partite di precampionato c`erano settantamila persone. Anche con l`Atalanta, una squadra di B, c`erano sessanta settantamila persone. Sembrava fossero tutti pazzi per il calcio”.

Su Totti. “Si allenava con la Primavera, si sapeva che era forte. Mi ricordo che lo vidi e dissi a Boskov: `Portiamolo, ha colpi, si vede che è forte`. Lo portammo e quel giorno facemmo una delle poche buone gare. Segnammo io e Caniggia a Brescia. Mi ricordo che dissi a Boskov: `Dai facciamolo entrare` e lui gli disse: `Dai ragazzino, scaldati`. Si alzò Muzzi, Boskov gli disse: `No tu, quell`altro`”.

Sulla stagione romanista. “La Roma è partita un po` male, ma sta recuperando. Spero però che ricomincino a vincere dalla gara dopo quella con noi. Poi magari le vincono tutte e sono contento per loro”.

Sulla sfida di domenica tra Roma e Bologna. “Sarà dura, venderemo cara la pelle, andremo lì sapendo che se ci comportiamo come sappiamo possiamo giocare con chiunque. Noi dobbiamo fare risultato positivo per rimanere sopra la zona retrocessione, loro per il quarto posto. E` stato bravo Spalletti a cambiare in corsa. Forse adesso sono meno spettacolari, ma sono forti, tra le più foti d`Europa. Al completo possono giocare con chiunque. Sicuramente tra le quatro italiane in Champions la Roma è l`unica uscita a testa alta. Avessero avuto tutti a disposizione avrebbero passato il turno anche lì. Ai rigori sono stati sfortunati, peccato per loro e per il calcio italiano. Quella che si meritava meno di uscire era sicuramente la Roma”.

Sulla scelta di Totti e De Rossi di rimanere a Roma. “La cosa più bella è nascere in una città, giocare nella squadra per cui tifavi e diventare una bandiera. Poi i soldi non sono tutto, andando all`Inter o al Milan guadagni di più e puoi vincere di più. Però poi conta il cuore. Anche io lo farei, se fossi al posto loro rimarrei sempre a Roma”.

D.Lor.

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