lunedì, Maggio 05, 2025 Anno XXI


da forzaroma.info

Luciano SpallettiE’ la vigilia di Sampdoria-Roma, ma è anche la conferenza stampa del giorno in cui il popolo romanista è venuto a Trigoria per abbracciare la squadra e dire a giocatori e staff tecnico grazie lo stesso!!! “Secondo me sono segnali importantissimi – dice Luciano Spalletti – non solo per noi, ma per il calcio in generale. Meritano soddisfazioni pari a quelli dell’amore e l’affetto che esercitano quotidianamente. Proprio da questi comportamenti che riusciremo a mettere a posto tante cose del calcio nostro. Perchè se poi leggo che da altre parti qualcun altro esaspera i toni, io dico ben vengano i nostri tifosi”.

Quale avversaria le mette più paura per il quarto posto? “Noi siamo nelle condizioni di poter raggiungere i nostri obiettivi di partenza. Dobbiamo andare fiduciosi al di là dell’amarezza subìta mercoledì scorso. Io ho detto ai ragazzi che non rimpiangeremo le cose non siamo riusciti a portare a termine con un risultato, ma rimpiangeremo quelle cose nelle quali non abbiamo messo coraggio, non abbiamo provato fino uin fondo. E noi questo lo abbiamo riproposto e dobbiamo essere bravi a farlo anche nelle partite successive. Se lo faremo otterremo il risultato. Le partite che giocheremo da qui avanti saranno tutte partite di qualificazione per la Champions”.

Tante, tantissime assenze per l’ennesima volta “Abbiamo la rosa completa e quelli che hanno giocato di meno devono evidenziare, soprattutto in questi momenti, la fiducia che è stata riposta in loro. Abbiamo la squadra che è in grado di affrontare anche una squadra forte come la Sampdoria”.

Da questa eliminazione esce una Roma più granitica? “Noi dobbiamo saper superare l’amarezza di un risultato negativo. Bisogna dare forza a quello che è il lavoro, la partecipazione, la ricerca. Non serve solo saper difendere, dribblare e segnare. Bisogna anche saper perdere e ripartire”.

Quarto posto abbordabile? “L’ho già detto quando eravamo con venti punti di svantaggio, immagini adesso… Dobbiamo assolutamente crederci. L’identificazione nei nostri sportivi deve essere la nostra forza. Attraverso questi valori qui riusciremo a sopperire rispetto a qualche Club più potente a livello monetario”.

Come sta Motta? “Siamo fiduciosi, ma lo valuterò bene domani”.

Spesso da situazioni di emergenza escono scelte azzeccate come Riise centrale, potrebbe toccare adesso anche a Filipe? “Lui si sta allenando con noi da qualche settimana, appena sarà possibile toccherà a lui”.

Lei ha detto che questa squadra è difficile da migliorare, ma questa è una rosa che ha qualche giocatore in età avanzata. Ci state già pensando? “Teniamo a mente anche questo problema, ma noi abbiamo fiducia in questo gruppo ed andiamo avanti così”.

Visto quello che è successo oggi, ritiene opportuno riaprire i cancellia ltre volte? “Ci stiamo attrezzando per farli entrare più spesso, perchè loro se lo meritano. Oggi hanno scelto noi al mare, ed è stato un segnale bellissimo”

Come ne esce il calcio italiano da questa triplice sfida contro le inglesi? “Secondo me molto meglio rispetto a quanto ho letto. Sia la Juve che noi meritavamo di più, ed anche l’inter al ritorno ha giocato bene. La cosa da fare è arrivarci più liberi mentalmente, meno tesi. Questo può fare la differenza”.

Diamoutene oggi provato sulla destra. Se Motta non recupera potrebbe giocare lì? “Potrebbe anche essere, perchè in nazionale ci ha giocato. vedremo…”.

Giornate come quella di oggi incidono sulla sua volontà di rimanere a Roma? “Io il contratto ce l’ho e guadagno anche troppo rispetto a quanto stiamo facendo. Quindi, va bene così….”

da asroma.it

Serie A Tim Stagione 2008/2009
28^ giornata (9^ girone ritorno)
SAMPDORIA UC – AS ROMA
Domenica 15 marzo 2009 ore 15.00
Stadio “Luigi Ferraris” di Genova
Arbitro: sig. Rosetti

  • 2 CHRISTIAN PANUCCI
  • 7 DAVID MARCELO CORTES PIZARRO
  • 9 MIRKO VUCINIC
  • 13 MARCO MOTTA
  • 14 FILIPE
  • 15 SIMONE LORIA
  • 17 JOHN ARNE RIISE
  • 19 JULIO CESAR BAPTISTA
  • 21 SOUYMANE DIAMOUTENE
  • 22 MAX TONETTO
  • 23 VINCENZO MONTELLA
  • 24 JEREMY MENEZ
  • 25 GUILHERME DE MORAIS GUSMAO ARTUR
  • 27 JULIO SERGIO BERTAGNOLI
  • 32 DONIEBER ALEXANDER MARANGON (DONI)
  • 33 MATTEO BRIGHI
  • 35 ANDREA BERTOLACCI
  • 36 RICCARDO BROSCO
  • 37 ALESSANDRO CRESCENZI
  • 38 MARCO D’ALESSANDRO
A.S. Roma

Indisponibili: Pipolo, Cassetti, Aquilani, Mexes, Perrotta, Juan, Totti, Taddei, Cicinho, De Rossi (squal.)

da Il Messaggero – romagiallorossa.com

Souleymane DiamouteneSouleymane Diamoutene, l’eroe dell’ultima apparizione (per questa stagione) della Roma in Champions League ha rilasciato un’intervista a “Il Messaggero” in cui ha parlato della sua storia ma sopratutto del suo presente in giallorosso.

“Andai via di casa che avevo diciassette anni. Studiavo al liceo e giocavo a pallone, a Sikasso, la mia città, per puro divertimento. Ma quando i dirigenti dell’Udinese mi portarono in Italia per un provino, cominciai a pensare che fare il calciatore poteva non essere più soltanto un sogno. Dal Mali a Udine un viaggio di migliaia di chilometri e di speranze. Non ricordo chi fu, parlo di tecnici, a segnalarmi all’Udinese, ma so per certo che la scintilla scoccò durante i mondiali under 17 che avevo giocato con la mia Nazionale, in Nuova Zelanda. In quel torneo mi toccò di marcare un ragazzone brasiliano, tale Adriano, che tutti definivano un fenomeno. Lo marcai bene, evidentemente, perchè dopo poco tempo mi ritrovai in Friuli. Dal deserto alla neve, parlando solo francese…
Ero già un difensore, un marcatore puro. E pensare che a Sikasso avevo cominciato da centravanti: con la squadra della scuola segnavo un sacco di gol e vincevo tutti i tornei. Avevo sette anni quando, durante i mondiali italiani, mi innamorai davanti alla tv di Schillaci. Così quando giocavo con i miei amici, mi mettevo una maglietta azzurra e con la penna scrivevo dietro “Schillaci”. A quindici anni, però, scoprii Bogarde, l’olandese, ve lo ricordate? Giocava con l’Ajax, poi andò a Milan. Mi piaceva per un motivo semplicissimo: sorrideva sempre. Adesso torno in Mali solo per le vacanze o per gli impegni della nazionale, ma al mio Paese, che ha bisogno di tanti aiuti, “penso” ogni mese. Ma questa, se permettete, è una cosa tutta e solo mia, e non voglio andare oltre.
Dopo un mese con la Primavera dell’Udinese, andai a Pisa fino al termine della stagione. Era il 2000. A Pisa nessuna partita vera, solo allenamenti e allenamenti. Poi, finalmente, la Lucchese, le partite vere, il campionato; quindi il Perugia, poi il Lecce e adesso la Roma. Devo tanto a Serse Cosmi, che ho avuto a Perugia e che parlava sempre e soltanto di Totti, il suo idolo. Lui mi ha fatto diventare uomo: mi ha insegnato che fare il calciatore è un mestiere duro e che va affrontato con la massima serietà. Sorridendo, certo, ma solo dopo gli allenamenti o dopo la partita. Ecco perchè il mio punto di riferimento è via via diventato Thuram: “cattivo” in campo e solare fuori. Lui è uno che sa sorridere. E poi ho apprezzato, e apprezzo, il suo impegno contro il razzismo. Io in certe situazioni ci sono passato, e non è stato un momento facile. Giocavo con la Berretti della Lucchese, un avversario mi rinfacciò di essere nero e io persi la testa… “Io sono nero, tu sei bianco: io ti rispetto, tu devi rispettare me: se non lo fai, io non ti rispetto“, gli spiegai. Dopo, però…
La Roma è un sogno realizzato. Adesso mi restano da giocare undici finali per essere confermato. So perfettamente che non sono ancora un difensore completo, che devo migliorare soprattutto tecnicamente e vorrei farlo qui a Roma. Zeman, che a Lecce mi ha dato tanta fiducia, ha detto che per me “il campo è troppo stretto”, ma forse si ricorda un altro Dedè: sono passati parecchi anni e sono cresciuto, anche se vivo nel pensionato di Trigoria con i ragazzi del settore giovanile. Per ora, sto bene così: devo, anzi voglio ancora capire tante cose di Roma. Intanto, ho capito che Totti è davvero speciale. Confesso che quando l’ho affrontato da avversario, spesso mi sono emozionato, quasi intimorito. Totti è la Roma. Ma qui ho scoperto che è un uomo semplice, sincero. Sto qui da un mese e mezzo, e mi sembra di starci da un anno. L’altra sera, all’Olimpico, ho pianto, l’hanno visto tutti. Non ero tanto dispiaciuto per me quanto per il dolore che stava provando la nostra gente, che ci aveva accompagnato passo dopo passo, con affetto infinito, da Trigoria allo stadio e poi durante tutta la partita. A me, sinceramente, non era mai capitato di piangere dopo una sconfitta. Se mai, mi era capitato di calciare un rigore, con il Lecce contro il Bari, alla fine del 2006: lo decise – a sorpresa – Zeman, io non mi tirai indietro e segnai. L’altra sera ero pronto a calciare, anzi avrei dovuto farlo subito dopo Tonetto, Baldini me lo aveva già comunicato”.