sabato, Aprile 20, 2024 Anno XXI


Matteo Brighida romanews.eu

A Romanews.eu parla Vanni Puzzolo, procuratore di Matteo Brighi.

Ha un appuntamento fissato con la società per discutere il rinnovo del contratto?
“Non ho nessun appuntamento. Con la società eravamo rimasti che ci saremmo sentiti ma non mi hanno ancora chiamato. Evidentemente vogliono aspettare ancora un attimo”.

L’obbiettivo di Matteo è restare alla Roma?
“Siamo ben contenti così e non abbiamo alcuna intenzione di andar via”.

Quindi è escluso un suo trasferimento a gennaio?
“Direi proprio di sì, anche se il mercato riserva sempre delle sorprese. Ma credo non sia questo il caso”.

Il giocatore è riuscito far vedere tutto il suo valore?
“Anche se nella Roma lo spazio è quello che è, quando Matteo è stato chiamato in causa ha fatto sempre bene la sua parte: ha dimostrato di poter stare in questa rosa. Di questa prima parte di campionato siamo molto soddisfatti. Spalletti gli ha dimostrato sempre fiducia, è stato spesso il primo cambio, altre volte è partito titolare. Se non fosse stato infortunato avrebbe giocato anche contro il Manchester. Noi non avevamo altre aspettative. Non pensavamo minimamente di togliere il posto a Perrotta, De Rossi o Aquilani, ma volevamo ritagliarci il nostro spazio e così è stato.

La Roma potrebbe essere interessata a qualche giocatore in vista di gennaio?
“Si penso ad una punta. Fossi in loro prenderei Lucarelli, ma queste sono scelte della società”.

Cicero Joao De Cezare (Cicinho) a Pradopolisda ilromanista.it

La sua Pradopolis lo ha abbracciato come sempre, perché Cicinho, appena ha il tempo di farlo, sceglie sempre la sua città per trascorrere i giorni di vacanze. Quello di quest’anno è il primo Natale in giallorosso per il difensore brasiliano, e a chi gli chiede qualcosa su sulla sua nuova squadra lui risponde: «Sono felicissimo di stare a Roma. Mi trovo molto bene, sia in campo sia fuori. Mi piace la città, la passione dei tifosi, e all’interno del gruppo sono stato accolto bene». Non hanno dubbio i suoi concittadini che hanno visto su internet le immagini che mostravano il delirio dei tifosi giallorossi all’arrivo di Cicinho all’aeroporto di Fiumicino: «E lo dite a me? Doni mi aveva già raccontato la passione con la quale si vive il calcio a Roma, ma quel giorno non credevo ai miei occhi». Smentite quindi le voci secondo le quali avresti chiamato il presidente del San Paolo Juvenal Juvencio per tornare a giocare con loro: «Tutto falso. Io ho ancora cinque di contratto con la Roma e voglio continuare a vestire la maglia giallorossa per tutto questo tempo. So che la società, il mister ed i tifosi si aspettano molto da me ed io voglio ripagarli sul campo. Sto lavorando durante la settimana per farmi trovare pronto quando vengo chiamato in causa». Pentito forse di aver lasciato il Real? Per niente: «Non mi sono pentito affatto di aver lasciato Madrid. Il Real è una grande formazione, ma lo è anche la Roma. La concorrenza con Panucci? Fa parte del gioco. Sento la fiducia di Spalletti e nello spogliatoio sto bene, So che posso dare tanto alla Roma, che posso tornare forte e anzi più forte di prima».
Gli occhi gli sorridono quando viene attorniato da centinaia di bambini della sua città nella Palestra Comunale. Cicinho, indossando la maglia nera Champions della Roma, ha preso parte alla cerimonia di inaugurazione del Progetto “Bom de nota, bom de bola” (bravo a scuola, bravo a calcio, ndr) del quale è testimonial. Si tratta di un programma sociale destinato ai bambini poveri di Pradopolis, una sorta di scuola calcio nella quale i ragazzi vengono seguiti anche durante l’orario scolastico, ed i più meritevoli a scuola giocano di più. Lui che ha sofferto tantissimo da piccolo non rifiuta mai la possibilità di aiutare il prossimo: «E’ una cosa che faccio con piacere, soprattutto perché capisco quello che soffrono questi bambini». A Pradopolis grazie ad un suo sostanzioso contributo è stata edificata la Casa Dia, una struttura creata per il recupero degli alcolisti attraverso un programma di psicoterapia. Riposo, ma anche divertimento. L’altro ieri ha giocato una partita di beneficenza a Santos, organizzata dal suo amico Robinho. Poi di nuovo in macchina di ritorno a Pradopolis, perché ieri pomeriggio lo attendeva una partita a calciotto tra amici. Con lui c’erano anche i portieri della Roma Doni e Julio Sergio. Tutto il pomeriggio trascorso in un mini torneo di calciotto conclusosi con uno squisito churrasco. Cicinho in Brasile è molto amato. Da quando è arrivato a Pradopolis fuori il cancello della sua abitazione, dove lo aspettava mamma Dirce e papà Claudio, ci sono sempre decine di tifosi in attesa di una foto ricordo o un autografo. Recentemente, in un sondaggio tra brasiliani, effettuato da un importante sito sportivo, è stato eletto l’esterno ideale per la Seleçao in vista dei Mondiali. Parole di elogio per lui anche da parte di Dunga intervistato dal nostro giornale: «Il 2008 sarà il suo anno. La Roma deve avere fiducia». Insomma destinato ad un anno speciale come è stato questo per Doni: «Roma, stai certa: ti conquisterò!». Parola di Cicero.

MASSIMO LIMITI

(fonte: Corriere della Sera)

Gli spettatori diminuiscono, club in rosso Impianti scomodi, tristi e senza colori

Stadio OlimpicoVuoti, o quasi. Tristi. O senza troppa allegria. Gli stadi del calcio italiano, oggi, sono così. Dopo un buon numero di abbonamenti staccati in estate e un incoraggiante avvio di stagione, la fuga dagli stadi è ricominciata inesorabile. Perché se la statistica segna ancora un gol, non c’è da esultare troppo. E non è per via del famoso «pollo» di Trilussa. È vero: ci sono 2.786 spettatori in più (dato aggiornato al 16 dicembre 2007) rispetto alla media delle prime 16 giornate dello scorso anno, che diventano 3.459 sulla media dell’intero ultimo campionato. Il torneo di serie A 2006-2007 è stato, però, quello con la media più bassa degli ultimi quarantacinque anni. Con il ritorno di Juve, Genoa e Napoli (le ultime due assenti anche nel 2005-06) a fronte delle retrocessioni di Ascoli, Chievo e Messina, con i quattro derby come non capitava dal 1994-1995, con il via senza penalizzazione di tutte le big si attendeva, o meglio si sperava, in una massiccia rentrée degli spettatori negli stadi. In modo da far riavvicinare l’Italia non tanto alla Bundesliga tedesca o alla Premier League inglese (rispettivamente 40.572 e 34.141 spettatori in media lo scorso anno), ma magari alla Liga spagnola, che vanta una media di quasi 30 mila presenti. Si resta, invece, lontani.

Molto lontani. E sono, soprattutto, le immagini a stridere. In Inghilterra, anche ieri, stadi pieni. Nella nazione campione del mondo, impianti semivuoti e malinconici. Le zoomate, all’Olimpico di Roma come al Sant’Elia di Cagliari, sono spesso impietose: coppiette isolate tra decine di seggiolini vuoti. Se le foto in bianco nero degli anni Settanta con gli «spalti gremiti ai limiti della capienza», come era solito descriverli in radio Sandro Ciotti, sono un tuffo al cuore, anche i 30.704 spettatori di media della stagione 1998-99, quando la tv satellitare era ormai entrata nella casa degli italiani, restano una chimera. Per Lazio-Juve, partita un tempo da «sold out», il 15 dicembre scorso c’erano solo 25.098 spettatori, esempio perfetto di una giornata, la 16ª d’andata, che ha fatto registrare la media più bassa della stagione: 14.151. La settimana prima per Empoli-Cagliari solo in 786 avevano fatto la fila per acquistare un biglietto. I bagarini, che nemmeno i tagliandi nominali avevano resi disoccupati, sono sull’orlo di una crisi di nervi. «Quello che mi infastidisce maggiormente e mi rattrista del calcio italiano sono gli stadi vuoti», ha confessato recentemente Demetrio Albertini, ex colonna del Milan, oggi vicepresidente della Federazione e rappresentante del sindacato calciatori. «Mi dispiace soprattutto vedere all’estero i giocatori a contatto con il pubblico. Da noi, invece, troppe barriere alzate».

La lotta ai violenti ha reso necessarie alcune misure drastiche. Ma, spesso, anziché allontanare i teppisti e far diminuire la paura hanno di fatto finito per tenere a casa il tifoso normale. Spesso comprare un biglietto equivale, infatti, a un’odissea per il tifoso normale. A Roma è stato stimato che un biglietto su quattro veniva comprato al botteghino dello stadio poco prima dell’inizio. Oggi non è più possibile. Andare allo stadio deve essere ormai pianificato con un certo anticipo, come avviene con la «settimana bianca». Risultato? Molti decidono di non andare. Colpa sicuramente di alcune frange organizzate di teppisti, che hanno occupato militarmente il territorio e generato sentimenti di paura nel tifoso medio. Di contro, però, c’è anche chi punta l’indice su uno stadio ormai senza colore e senza più poesia. Da Il Foglio a «Striscia lo striscione» (rubrica di «Striscia la notizia») è cresciuta una corrente di pensiero che vuole il ritorno del sapore da stadio.

Tutti d’accordo sul giro di vite per lasciare fuori i delinquenti incalliti ma la sensazione è che si è passati da un eccesso a un altro. Per lustri nelle curve sono state tollerate svastiche e esaltazioni delle foibe, adesso per portare il canonico «ciao mamma» bisogna sottoporsi ad una lunga trafila burocratica. Insomma «Giulietta è ‘na zoccola», storico e ironico striscione dei tifosi napoletani verso i rivali veronesi, oggi resta fuori. Così come lo spirito goliardico che contraddiceva le stracittadine. «Dobbiamo dialogare con gli ultrà non violenti», ha dichiarato il presidente Giancarlo Abete, preoccupato dell’erosione di pubblico. Ma c’è chi ha già pronta la panacea per arginare la fuga: gli stadi nuovi. Accoglienti, aperti alle famiglie, con centri commerciali all’interno. Lo reclama da tempo il presidente della Lazio, Claudio Lotito. Al momento è stato respinto dal Comune di Roma e dal Coni. In diverse città ci stanno pensando.
Roberto Stracca

Marco Andreollida ilromanista.it

(AS_ROMA | 28/12/2007) – “Il 4 gennaio Andreolli tornerà ad allenarsi regolarmente con il gruppo”. Come cantava Caparezza, Marco Andreolli “è fuori dal tunnel”, almeno stando alle parole del suo procuratore Patrick Bastianelli, rilasciate al Romanista.it. Il difensore di Ponte dell’Olio è infortunato alla schiena da questa estate e fino ad oggi non ha disputato un minuto “ufficiale” con la maglia giallorossa. “Alla ripresa degli allenamenti – sostiene l’agente – il 4 gennaio, Marco tornerà a svolgere il lavoro con il resto dei compagni. Finalmente sta bene, i medici hanno fatto un lavoro importante su di lui. Rischi di una ricaduta? No, non ci sono motivi per pensarci”. La prima partita del 2008 della Roma di Spalletti sarà Atalanta-Roma, in programma il 13 gennaio. Non è utopia immaginare il difensore dell’Under 21 convocato per quel giorno: “Potrebbe accadere – continua Bastianelli – ma credo sia più probabile vederlo all’Olimpico il 20 gennaio con il Catania”. Andreolli è alla Roma in comproprietà con l’Inter, a fine stagione ci sarà da discutere parecchio per trovare una soluzione che accontenti entrambe le società: “Sia Roma che Inter credono nelle potenzialità di Marco e non vogliono perderlo così a cuor leggero. A mio avviso potrebbe essere rinnovata la comproprietà a favore della società giallorossa, al momento, però, è presto per affrontare questi discorsi. La cosa più importante è che Marco torni al più presto in campo”.

TIZIANO RICCARDI