martedì, Giugno 24, 2025 Anno XXI


Che la trasferta fosse insidiosa lo si sapeva fin dalla vigilia. Si aspettavano barricate, sbarramenti, muri di fuoco e cosi è stato. Ma l’interpretazione non è cosi banale, anzi presenta diversi lati, tutti diversi tutti possibili. Continua >>

 
Doni 6.5 7.0 8.0 7.0 7.0 7.0 6.5 7.0 7.0 7.0 6.1
Curci 5.2
Cassetti 6.2
Juan 5.5 6.0 6.0 6.0 5.0 6.0 6.5 6.5 6.0 5.9 6.3
Mexes 6.0 Continua >>

da tgcom.mediaset.it

Il sostituto procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, torna a tuonare contro il doping. Stavolta il magistrato esce allo scoperto e rende noto un responso statistico che mette i brividi. “L’esito dello studio dei casi – afferma Guariniello – è sconfortante: il rischio di ammalarsi aumenta per chi ha giocato dopo gli anni ’80”. Poi l’accusa: “L’ipotesi è omicidio colposo, ma si dovranno individuare anche i mandanti”.

Sclerosi laterale amiotrofica. Tre parole che suonano come una condanna e un cruccio per il mondo del pallone, martoriato da un numero di malati largamente sproporzionato alla casistica generale. Raffaele Guariniello, dopo i processi contro la Juventus e il medico Agricola, ha eletto proprio questa anomalia a nuovo terreno di lotta al doping, considerando la situazione dipendente dalle sostanze illecite somministrate agli atleti. Una battaglia che procede, senza sosta, e vive nella giornata di sabato un capitolo che lascia sgomenti. A poco più di una settimana dalla morte di Lombardi, capitano dell’Avellino in serie A stroncato dal morbo di Lou Gehrig, i dati snocciolati dal magistrato torinese minacciano sciagure in serie per gli anni a venire. “Quello che ci ha allarmato e stupito è che, ampliando via via l’indagine, è venuto fuori un fenomeno sorprendente: i calciatori di epoche recenti sono più soggetti alla patologia”. Il periodo preso in considerazione è quello degli anni Novanta e oltre.

Una realtà che mette i brividi, specie se si considera quanto affermato successivamente dallo stesso Guariniello ai microfoni di ‘Dribbling’. “Sono venute da noi delle vedove a dirci che i loro mariti si erano ammalati o erano morti di SLA – sostiene il sostituto procuratore del capoluogo piemontese – e abbiamo fatto un’indagine di carattere epidemiologico. Adesso, però, ne stiamo portando avanti una per definire la causa specifica della malattia. Questo vuol dire fare qualcosa per due scopi: accertare le eventuali responsabilità e fare prevenzione contro quello che è un rischio professionale. Dallo studio dei casi che abbiamo preso in esame, c’è una latenza media, tra la cessazione dell’attività e l’emergere del male, di dieci anni”. Il lavoro di Guariniello non prevede la figura, tante volte ipotizzata, di ‘omicidi senza mandanti’. “Credo sarebbe giusto contestare l’omicidio colposo e, una volta accertata la causa, individuare gli autori del reato”.

da Gazzetta dello Sport – goal.com

Minimalisti si nasce: e come direbbe Totò, Juan modestamente «lo nacque». Brasiliano di Rio, è lontano dallo stereotipo del carioca puro, tutto risate larghe, portoghese «bailado» e battuta pronta. Juan, difensore, capitano della Seleçao, è agli antipodi: serio, poche parole, molta concretezza. Si definisce così: “Un figlio del popolo e un professionista serio”.

Sei mesi di calcio italiano: un primo bilancio?
«Sono soddisfatto. Mi sono dovuto adattare ad un nuovo club, ad un nuovo Paese, a nuove abitudini. E’ andata bene. L’ambiente mi ha aiutato, la gente mi ha accolto con affetto, io mi sono impegnato per inserirmi il prima possibile. Ho solo un problema: l’italiano. Ma ho imparato il tedesco e imparerò anche l’italiano».

La prima esperienza all’estero, in Germania, è stata utile?
«E’ stata fondamentale. Noi giocatori brasiliani soffriamo in modo incredibile il distacco dal Paese. La traduzione italiana della parola saudade è nostalgia, ma la saudade è qualcosa di più: è una sorta d’angoscia che ti fa star male. Se riesci a controllare la saudade la prima volta, dopo diventa tutto più facile. Aggiungo. L’Italia ha molti punti in comune con il Brasile, in particolare Roma. La gente ha il calore e l’esuberanza dei brasiliani».

Perché ha scelto la Roma?
«Avevo voglia di giocare in un grande club e di sentirmi in qualche modo a casa mia. Avevo ricevuto offerte dall’Inghilterra e dalla Spagna, ma ho preferito questa soluzione».

La parte negativa del calcio italiano?
«Gli stadi. Brutti e fatiscenti. Il confronto con la Germania è impietoso».

In Germania e in Italia non ha mai avuto problemi, ma cos’è il razzismo secondo Juan?
«E’ un problema sociale. Esprime ignoranza, chiusura mentale, sentimenti gretti».

Nel calcio ci sono anche violenza, doping e corruzione.
«Perché sorprendersi? Il calcio esprime gli stessi problemi della società. La vera emergenza è la violenza, ma si sta lottando per risolverlo. La corruzione è figlia del denaro. Nel calcio circolano molti soldi. Mi auguro che circoli anche molta onestà».