venerdì, Maggio 16, 2025 Anno XXI


da tuttomercatoweb.com

Rosella Sensi“Serve che allenatore e giocatori ritrovino la concentrazione giusta”. La formula per uscire dal momento di crisi, per Rosella Sensi è una sola. La presidente non esclude nessuno e ci mette anche Ranieri. La squadra prosegue con il ritiro, un provvedimento preso dopo il ko con l’Udinese domenica scorsa. “Servirà? Speriamo, cerchiamo di superare questo momento”.
La speranza è la stessa dei tifosi che però hanno esaurito la pazienza. E ogni giorno, approfittando della certezza che i giocatori sentono tutto ciò che viene urlato dall’esterno del centro sportivo (proprio perché la squadra è al ‘Bernardini’ 24 ore su 24), qualcuno fa sentire il proprio dissenso. Ieri erano una quindicina e con cori di contestazione hanno accompagnato l’allenamento del pomeriggio. Oggi era uno solo, ma si è fatto sentire. Ha rivolto insulti a tutti, unico esente De Rossi, per quasi un’ora. Fino a quando Ranieri ha deciso di fischiare la fine della seduta di lavoro.
Non mancano poi le scritte che a ripetizione appaiono sui muri di cinta. ‘Rosella Vattene’, ‘Vergogna’. E oggi qualcuno ha scelto una via particolarmente offensiva per cercare di smuovere l’orgoglio dei giallorossi: ‘Indegni laziali’. Poi, oltre al solito vergognatevi, c’era anche un ‘avete solo la lingua’. Nel pomeriggio alcuni ragazzi di un gruppo della sud hanno provato a chiedere un colloquio con rappresentati della squadra, ma i cancelli sono rimasti chiusi. Insomma l’aria che si respira intorno alla Roma non è delle migliori e per domenica è scontato che sia accettata solo una vittoria. In questo clima giocare all’Olimpico potrebbe essere più un male che un bene, soprattutto per quei giocatori che sentono il peso delle contestazioni. Uno è sicuramente Vucinic che, fischiato già durante la partita con il Livorno, ha accusato il colpo.
Contro il Bologna Ranieri è ancora alle prese con una lunga lista di assenti. Totti sta ancora lavorando per recuperare (stamattina ha fatto un po’ di su e giù lungo i gradoni, nel pomeriggio non è uscito sul campo; il suo obiettivo è rientrare il 22 novembre), poi c’é Doni in dubbio così come Pizarro e Burdisso che non si è allenato neanche oggi. Brighi, che si è sottoposto ad accertamenti al polpaccio. A questi si aggiungono i giocatori fermati dal giudice sportivo: De Rossi, Cassetti e Taddei (fermato per due giornate dopo l’espulsione di mercoledì durante la partita con l’Udinese). Mentre Menez Riise e Motta sono tornati ad allenarsi con i compagni.
E’ di ieri l’annuncio dei rinnovi contrattuali di Pizarro e Perrotta. Due dei tanti giocatori in scadenza nel 2010. “Il momento che ricordo di più da quando sono qui è anche quello più triste. A Catania, quando per un tempo siamo stati campioni d’Italia. Lì è crollato il sogno della squadra”. Racconta Pizarro che in parte pensa che qualcosa del gruppo che incantava si sia fermato proprio a quel giorno. Però è convinto che “uscire da questo tunnel dipende solo da noi, di voglia ne abbiamo tanta”. Perrotta, arrivando fino al 2011, rimarrà alla Roma per sette anni. “Mi sono sentito partecipe del progetto quando ho firmato e ne sono felice. Ho avuto la fortuna di togliermi soddisfazioni, ho vinto solo con questa maglia, la Roma ti entra dentro, noi del ‘gruppo storico’ dobbiamo togliere la Roma da questa situazione”. E poi una certezza: “Il gruppo é molto unito, tutti remano dalla stessa parte, siamo certi al cento per cento che ne usciremo presto”.

da romanews.eu

Le interviste di David Pizarro e Simone Perrotta a Roma Channel

David PizarroPizarro: “Il rinnovo? Siamo arrivati ad una conclusione importante per me e per la Roma. Sicuramente avrei cambiato il momento in cui firmare. Sono contento, lo avevo già detto, era solo da mettere a posto alcune cose e firmare quando voleva la società. È importante vestire questa maglia per ciò che siognifica la Roma in Italia e in Europa. Per me è importante venire dal Cile e rappresentare molti connazionali. Ma la più felice è mia figlia, che qui ha le sue amicizie. Sono felice per la famiglia. Credo ora sia difficile trasferire la mia famiglia. Abbiamo trovato amicizie importanti qui che ci legano molto a Roma. Come dissi quando sono arrivato spero di non spostarmi più, e così sarà. Il momento che ricordo di più da quando sono qui è anche quello più triste. A Catania eravamo per un tempo campioni. Nell’intervallo eravamo campioni, ci tenevo finisse in quel modo, a vincere quel campionato che meritavamo per quello che avevamo fatto. Ho sognato nell’intervallo, poi arrivò la tristezza quando segnò l’Inter. Lì è crollato il mio sogno e quello della squadra. Sappiamo cosa voglia dire vincere qui. Difficile dire se lì sia cambiato qualcosa a livello di stimoli. Noi teniamo sempre a fare bene, poi a volte non ci riesci. L’anno scorso la squadra poteva stare tranquillamente in zona Champioins, nelle prime gare abbiamo fatto pochi punti, poi ci siamo ripresi e siamo calati dopo un’ottima gara col Genoa in casa. I motivi? Le risposte a volte non le trovi, cerchi sempre di fare il bene della squadra. In questo momento non possiamo parlare di obiettivi, dobbiamo solo fare e lavorare, alla fine tireremo le somme. Questo è un campionato strano, bisogna vedere sul campo quello che si fa ogni domenica. Importante in questo momento difficile è tirarsi fuori dal tunnel. Dipende solo da noi. La voglia di cambiare rotta ce l’abbiamo, e tanta. Se ne esce giocando e vincendo. È l’unica possibilità. Alla gente non puoi spiegare che hai giocato bene e perso. Si guarda il risultato. Se giochi male e vinci per la gente è una grossa partita. Noi ci teniamo a fare bene, parecchio. Non è che si fa apposta a entrare e perdere col Livorno. Ci teniamo a fare risultati a Roma. Spalletti? Io lo conosco da tanto tempo, da Udine. A livello umano il suo addio è stata una botta forte. Sopratutto per il tempo che abbiamo lavorato con lui e con lo staff, splendide persone a livello umano. Lui ha fatto le sue scelte, completamente rispettate. Inizare così un campionato è dura. Devi cambiare tutto, capire al volo il nuovo allenatore. Piano piano stiamo riuscendo a capire Ranieri. Lui ha fatto le sue scelte, completamente rispettate. Inizare così un campionato è dura. Devi cambiare tutto, capire al volo il nuovo allenatore. Piano piano stiamo riuscendo a capire Ranieri. Lui ci sta dando tanto, poi dipende da chi va in campo. Ora dobbiamo toglierci dal ritiro, on è mai bello stare qui. A Udine ho vissuto tanti ritiri con pozzo, ci portava per tutta l’Italia. Ma se ci può aiutare a uscire dalla crisi è perfetto.
L’Europa League? Possiamo arrivare fino in fondo, è sempre una competizione europea, ci teniamo a fare bene e portare in Europa il nome di Roma è sempre importante. Il momento? come diceva un allenatore, le tristezze del calcio passano giocando a calcio. Cercheremo di giocare bene e soprattutto vincere. Il Bologna fa il suo campionato, per non retrocedere. Si copriranno e ripartiranno, fanno bene il contropiede. Dobbiamo entrare subito in partita per vincere e tornare a casa (ride, ndr). Vucinc? Ha tutta la nostra fiducia, questo gruppo è molto sano di mente. Non troverai mai un ragazzo che parlerà male di te, ci conosciamo abbastanza, Mirko si sbloccherà e ci aiuterà a uscire dal momento, deve stare tranquillo, ci può far fare il salto. Io voglio esserci domenica, sto facendo di tutto per recuperare e giocare. L’Inter? Al di là degli episodi abbiamo fatto grandi partite a San Siro. A volte poi abbiamo vinto, altre perso, altre pareggiato, ma sempre dopo grandi partite. Le trasferte a Milano ci dicono ultimamente bene”.

Simone PerrottaPerrotta: “Diciamo che momenti come questo ne ho vissuti tanti. Avrei voluto cambiare il momento con uno più tranquillo. Sono però soddisfatto per ciò che mi è stato detto alla firma. Mi sono sentito partecipe del progetto quando ho firmato e ne sono felice. Ho avuto la fortuna di togliermi soddisfazioni, ho vinto solo con questa maglia al livello di club, la Roma poi è una cosa che ti entra dentro. Io e il Pek con altri siamo il gruppo storico e dobbiamo togliere la Roma da questa situazione. La famiglia? Ha un peso enorme sulle scelte professionistiche. Ho firmato per un altro anno, saranno sette in tutto, mio figlio è nato qui, un altro è in arrivo e spostare la famiglia è difficile, soprattutto a fine carriera. Non dipende solo da me restare dopo la scadenza del contratto, ma per fare in modo che avvenga devo fare bene. I ricordi più belli non sono i gol, ma le felicità di gruppo, le vittorie: tutti i trofei che abbiamo vinto, i momenti di grande entusiasmo generale. Il crollo dopo lo scudetto sfumato a Catania? Ogni stagione ha una storia a sé. Se si analizza il maggio della stagione precedente e i primi mesi di quella successiva sembrano due squadre diverse. L’anno scorso hanno pesato gli infortuni, abbiamo fatto pochi punti in avvio, poi a metà abbiamo fatto più punti di tutti. A marzo poi ricordo che mancarono di nuovo i giocatori, con la Juve giocarono i primavera. La testa non dico fosse cambiata, ma il ricordo era rimasto a Catania. In questo momento se dicessi che c’è solo sfortuna sarei riduttivo. I problemi ci sono, abbiamo cambiato modo di giocare, siamo più corti, compatti, aggressivi. A Milano abbiamo fatto una gran partita e ci è andata male. Col Livorno abbiamo giocato male ma potevamo vincere, abbiamo creato tanto e abbiamo preso un gol ogni tiro. Udine e Milano si somigliano un po’. Io non parlo dell’arbitro. Mercoledì abbiamo fatto una buona gara in dieci contro undici. La squadra c’è, reagisce. Chi ha fatto calcio sa che la situazione può cambiare da un momento all’altro. Sappiamo che i tifosi guardano solo il risultato ed è giusto. Noi che da dentro analizziamo le gare sappiamo che basta poco per invertire la rotta. La squadra c’è e ha voglia di reagire. Il gruppo è molto unito, tutti remano dalla stessa parte, siamo certi al cento per cento che ne usciremo presto. Tante volte si è discusso il gruppo e noi da dentro ci ridevamo. Forse siamo troppo uniti e a dire qualcosa verso qualcuno si fa fatica. Dividiamo lo spogliatoio da tempo, dire cose tipo’devi corre di più’, ‘devi accorciare’, si fa fatica perché siamo amici. Ma alla lunga porta vittorie. Spalletti? Con lui ero un trequartista di interdizione, un ruolo un po’ strano. Con lui ci siamo tolti belle soddisfazioni, modo diverso di intendere il calcio. È stato un dare e avere. I suoi primi mesi sono stati difficili, dopo il cambio di modulo tutti ci siamo messi a disposizione ed è nato un ciclo perfetto. Diamo tempo a Ranieri. Come ha detto Spalletti il suo ciclo era finito, eravamo troppo amici, aveva anche remore a darci delle indicazioni. Ranieri è un positivo, vuole che ragioniamo in termini positivi. Un grandissimo motivatore. Prepara la partita dall’inizio della settimana fa vedere i video dell’avversario. Il ritiro? Con Spalletti dormivamo a casa anche prima di Roma-Manchester. Questo lo abbiamo deciso con la società e la squadra, serviva concentrazione per uscire dal momento, non l’abbiamo presa come una punizione, dà fastidio rimanere lontani da casa ma c’è una responsabilità professionale. Vogliamo uscirne insieme. Una testimonianza per far vedere che siamo persone serie. Pizarro? Ha una tecnica di base sopra la media, è un positivo, non parla mai male prima di una gara importante. E’ un positivo. Il gruppo? qui ci troviamo bene con tutti. E come dicevo prima a volte è una pecca, se devi dire qualcosa a qualcuno a volte non ci riesci.
Ha ragione Pizarro, non possiamo porci obiettivi. Nell’immediato è così, siamo talmente dietro che è difficile porsi obiettivi, ma per ciò che rappresentiamo, per la maglia che indossiamo, l’obiettivo deve essere arrivare tra le prime quattrro. Ora sappiamo che è difficile, ma basta un niente per invertire la rotta delle sconfitte. L’obiettivo è dare il massimo e il massimo è arrivare tra le prime quattro. L’Europa League? Restare nella storia come la prima squadra a vincerla sarebbe una bella impresa. Adesso quelle che partecipano sembrano tutte squadrette ma dopo dicembre entreranno le terze di Champions. Arrivare in fondo sarebbe una bella soddisfazione, ci teniamo molto. Il Bologna? Rispetto al Livorno hanno più spessore, il giocatore da contropiede come Di Vaio, vice capo cannoniere l’anno scorso. Siamo in ritiro per lavorare bene e vogliamo vincere per tornare al più presto a casa. Il momento di Vucinic? Io posso aiutarlo, di gol così ne hoi sbagliati tanti e di critche ne ho beccate molte. Lui è un giocatore capace di farci fare il salto di qualità, a Londra ha cambiato la partita. Si sbloccherà, uno come lui non può non fare tanti gol, ha qualità straordinarie, e le spalle larghe, ne uscirà. L’Inter? Prima c’è il Fulham. Andiamo partita per partita, ci sarà tempo per il resto”.

da forzaroma.info

Sulla questione stadio e sulla possibile bocciatura dell’area scelta dalla Roma per la costruzione del nuovo stadio “Franco Sensi”, è intervenuto ai microfoni di Teleradiostereo l’Onorevole Francesco Giro, Sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali.

Francesco GiroOnorevole Giro, c’ è l’ufficialità della bocciatura del progetto stadio da parte del Ministero dei beni Culturali come riportato dal quotidiano “Leggo”? Non ho ancora letto l’articolo, ma il riferimento potrebbe essere alla mozione votata all’ unanimita dal Consiglio Superiore dei Beni Culturali. C’è un Piano Regolatore Generale di Roma, secondo il quale la zona individuata dalla Roma è una zona agricola, dove è presente un forte vincolo paesaggistico, secondo la ex Legge Galasso.

Ma questo iter burocratico non era stato superato già in precedenza? Si puo sempre immaginare una variante urbanistica del Piano Regolatore ma per ottenerla bisogna avviare un iter che coinvolge il Consiglio Comunale di Roma, un’eventuale modifica deve nascere dopo un’ampia intesa tra le varie componenti.. Non abbiamo alcun progetto in mano, progetto che tra l’altro sarebbe stato agevolato dalla Legge sugli stadi, che permette ai comuni di promuovere una causa di programma per modificare il Piano Regolatore. La Legge è ferma alla Camera,molto probablimente anche per il clamore che ha suscitato il caso della Roma, non solo per la costruzione dello stadio ma anche per quanto riguarda il centro multifunzionale che avrebbe dovuto affiancarlo, quindi è stato ritenuto opportuno ponderare un pò di piu sul da farsi. Per ora non abbiamo nulla in mano, e sul nulla non è possibile programmare alcuna azione. Il problema non sussiste, non dobbiamo più parlare del progetto stadio perchè non esiste: il primo passo sarebbe la presentazione del progetto al Comune di Roma, Al Ministero dei Beni Culturali e alla Regione, che avrebbe il compito istituzionale di gestire il piano.

Infine la chiusura laconica: “Lo stadio è una favoletta, i tifosi di Roma e Lazio non si facciano prendere in giro”

da romanews.eu

Un articolo aparso oggi su Leggo sembra decretare la fine del progetto stadio avanzato dalla famiglia Sensi. La cubatura dell’impianto, secondo il free press sarebbe non conforme ai vincoli paesaggistici presenti nell’area scelta, quella della Monachina. Romanews.eu ha sentito l’onorevole Francesco Maria Giro, sottosegretario ai beni culturali. Che, riguardo l’articolo ha dichiarato: «Credo che si sia fatta confusione con la mozione approvata all’unanimità dai beni culturali che ha bocciato ogni progetto per la realizzazione di impianti o di stadi al di fuori del Piano Regolatore di Roma. L’area della Monachina è un’area verde e agricola, quindi non c’è questa edificabilità. Si può costruire, secondo la mozione, ma solo nelle diciotto centralità urbane previste dal nuovo piano regolatore, e tra queste non risulta esserci la Monachina. Lo stadio, però, si potrebbe fare comunque, basterebbe fare una variante. Per questo dovrebbe pronunciarsi la Sovrintendenza ai beni architettonici e non mi risulta si sia pronunciata. Anzi, posso dire con certezza che non si è pronunciata, perché non è in possesso di nessun progetto. L’equivoco nasce dunque dal consiglio superiore».

L’articolo di Leggo parlava anche di un’area protetta da vincoli archeologici per una necropoli che sorgerebbe nelle vicinanze della zona scelta per l’impianto. Anche qui Giro spiega la situazione: «Si tratta di un’area verde, esiste un vincolo paesaggistico. Quello archeologico non è il più importante perché i beni potrebbero essere musealizzati. Quello più importante resta il vincolo paesaggistico, previsto dal piano territoriale regionale. Un paino in procinto di essere cambiato, la modifica prevedrebbe un indebolimento del vincolo e il conseguente superamento. Ma dopo il caso Marrazzo è tutto fermo alla Regione, e ancora vige il vecchio piano».

Rimane dunque un problema, quello dello stadio. «Sì, un problema che in realtà non esiste, semplicemente perché non c’è nessun progetto. In Italia già servono decenni per far partire e realizzare normalmente le opere, se mancano anche carte e progetti i tempi diventano biblici. Non capisco perché si sia voluta far passare una conferenza di presentazione di una cosa che non esiste come la conferenza per una cosa ormai pronta per partire. Non lo capisco. Quando verrà presentato alla Sovrintendenza un progetto sarò il primo ad esultare. Ma senza questo, non potrà mai partire nessun iter».

da romagiallorossa.com

Franco ColombaLa Roma ha l’occasione, nella gara casalinga contro il Bologna, di uscire dalla serie negativa e tornare alla vittoria. Franco Colomba, tecnico dei rossoblu, avverte i giallorossi: “Le nostre intenzioni sono quelle di cercare punti – ha detto il tecnico rossoblu a Radio Radio Tv – però l’Olimpico resta un campo difficile. Ce la metteremo tutta. Che la Roma non stia nel suo momento migliore è sicuro, ma ognuno ha i suoi problemi e noi cercheremo di accentuare i loro. Scenderemo nella Capitale con l’organico quasi al completo e con la voglia di far risultato: chi lotta per non retrocedere ha stimoli, ma è anche un po’ più frenato”.