giovedì, Maggio 15, 2025 Anno XXI


da goal.com

Daniele De RossiDovrebbe essere giunto a conclusione l’incredibile calvario di Daniele De Rossi che è stato dimesso nel primo pomeriggio dall’ospedale Gemelli di Roma.

Il centrocampista giallorosso era da otto giorni ricoverato a causa di una colica renale, doveva essere dimesso già nei giorni scorsi ma anche a causa della febbre e di una dolorosa infezione alla vescica era rimasto ancora a letto.

L’obiettivo del vicecapitano della Roma è di tornare in campo contro la Lazio nel derby in programma il prossimo 6 dicembre, ma potrebbe essere a disposizione di Ranieri già per la sfida del 29 novembre contro l’Atalanta a Bergamo.

da Rivista Romanista – tuttomercatoweb.com

Mirko Vucinic“Il nostro problema? E’ che siamo troppo buoni”. Queste le parole di Mirko Vucinic in un’intervista esclusiva per la Rivista Romanista in edicola da domani. “Ci servirebbe maggior cattiveria agonistica – ha dichiarato Vucinic – Essere bravi ragazzi fa bene al gruppo, meno ai risultati.
E’ vero, a volte sbaglio gol facilissimi, ma a vederli da fuori sembrano sempre facili. Però non ho mai pensato di chiedere scusa ai tifosi come fece una volta Petrini, mica lo faccio apposta.
Di Spalletti mi è dispiaciuto. Ranieri mi fa sentire importante, non capisco perché Zeman resti fuori dal giro”.
Il montenegrino parla anche degli arbitri: “non so se sono condizionabili, certo è che ogni volta che gioco a Milano lo penso”. L’attaccante giallorrosso parla poi dei leader nella squadra: “nello spogliatoio ne abbiamo tanti: penso a Totti, a De Rossi, a Mexes e pure a Tonetto”. Infine un accenno al futuro: “andrò via dalla Roma solo se verrò cacciato”.

da Il Messaggero – tuttomercatoweb.com

UniCredit BancaUnicredit chiede al tribunale di Roma che attesti «la dichiarazione di nullità o comunque l’annullamento della delibera assembleare del 30 giugno 2009 di approvazione del bilancio 2008 della Compagnia Italpetroli». L’atto di citazione redatto da Francesco Carbonetti, Fabrizio Carbonetti, Massimo Tesei, secondo quanto ricostruito da Il Messaggero presso fonti giudiziarie, lungo 13 pagine in cui si ricostruiscono gli ultimi eventi, è stato depositato l’11 novembre scorso. L’udienza è fissata per il 25 febbraio 2010. Il nuovo fronte giudiziario aperto, dopo le 13 richieste di procedimenti esecutivi presentate e i due pignoramenti ottenuti, dimostra che Unicredit ha rotto gli indugi per recuperare il proprio credito, pari a settembre a 324,9 milioni, cui vanno aggiunti altri 100 milioni che Italpetroli deve a Mps. La banca guidata da Alessandro Profumo spiega che avendo l’istituto di credito disdettato l’accordo sul debito – perchè Italpetroli non ha pagato le rate – il bilancio non sarebbe più veritiero perchè non tiene più conto del valore dei crediti e delle partecipazioni. Non c’è quindi, sempre secondo gli avvocati, più continuità aziendale. Di qui l’ipotesi che il gruppo venga messo in liquidazione con la cessione di tutti i beni, compresa la As Roma, per restituire quanto dovuto. «Gli amministratori ritenevano che il gruppo Italpetroli», si legge nel documento, «si trovasse in una situazione di continuità aziendale e, conseguentemente, predisponevano il bilancio secondo i principi applicabili nella prospettiva della continuazione dell’attività» Ma «la valutazione di continuità, nella situazione di fortissimo indebitamento di Italpetroli, era in buona sostanza basata sull’esistenza di un accordo con il principale creditore, Unicredit – socio al 49% del gruppo di cui la famiglia Sensi ha il 51%, ndr – comprendente tra l’altro, un pactum de non petendo e disciplinante un processo di significative, ma progressive cessioni di asset». Il progetto di bilancio veniva approvato il 28 maggio dal consiglio e il 30 giugno dall’assemblea, con l’astensione di piazza Cordusio. Pochi giorni dopo l’ok del consiglio, cioè «il 4 giugno Unicredit esercitava il proprio recesso dall’Accordo sul debito». E come conseguenza «veniva meno il pactum de non petendo», cioè l’impegno a non intraprendere azioni giudiziarie per riavere i soldi. Il 15 giugno il Collegio sindacale dava parere positivo al bilancio e «non faceva menzione dell’intervenuta inefficacia dell’Accordo sul debito». Sempre il 15 giugno anche PriceWatherouseCoopers, società di revisione, emetteva giudizi che «ignoravano l’intervenuta risoluzione dell’Accordo sul debito e le ”dirompenti” conseguenze sui bilanci». Il rilievo mosso nella citazione è che tra l’approvazione del consiglio e quella dell’assemblea, è intervenuta la disdetta degli accordi e «di ciò non è stata data alcuna informazione in sede di approvazione». Lo studio Carbonetti si dilunga nell’argomentare che secondo i principi contabili, cioè i criteri alla base della compilazione di un rendiconto, se tra le due delibere intervengono fatti nuovi «gli amministratori dovranno opportunamente modificare il progetto di bilancio…. facendo cadere il presupposto della continuità aziendale. Nel caso specifico essendo stati violati i principi, i bilanci non rappresentano in modo corretto e veritiero la situazione finanziaria e patrimoniale del gruppo Italpetroli, venendo meno il rispetto del fondamentale principio di attendibilità del bilancio». Nulla viene spiegato nella relazione del cda sulla disdetta dell’Accordo ma «gli amministratori hanno sentito la necessità di indicare, tra i fatti di rilievo intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio, il raggiungimento, nel marzo 2009, di un’intesa con Unicredit per un’integrazione dell’Accordo sul debito avente ad oggetto il differimento di alcuni termini previsti». La rata inevasa a dicembre di 150 milioni, avrebbe dovuto essere pagata a luglio. Nella citazione per spiegare i motivi per i quali il bilancio sarebbe da annullare si fa riferimento ad «alcune voci dell’attivo che paiono significativamente sopravvalutate per effetto della mancata applicazione dei suddetti principi». Italpetroli è una holding, «le poste primariamente interessate sono senz’altro le partecipazioni (iscritte in bilancio per oltre euro 117 milioni) ed i crediti verso le controllate (118 milioni)». Le partecipazioni «sono state valutate al costo (117,8 milioni) a fronte di un valore di patrimonio netto inferiore per oltre 80 milioni (esattamente 35,3 milioni)». Quanto ai crediti «parte significativa di tali rapporti deriva da operazioni infragruppo» e la loro restituzione poggia sull’esistenza dell’accordo sul debito. Dalle carte si apprendono dettagli finora inediti dell’accordo sul debito del 18 luglio 2008: tra le ipotesi di risoluzione di questo accordo figura la mancata trasmissione ad Unicredit della certificazione del valore del nav – cioè del patrimonio di gruppo al netto delle passività – entro il 30 aprile. Siccome Unicredit non ha ricevuto questa certificazione entro la scadenza, la banca ha ritenuto che il patrimonio fosse negativo. Così il 4 giugno ha notificato il recesso dall’accordo. Italpetroli ha comunicato il 30 giugno a Unicredit, oltre i termini, il valore del nav, positivo, ma il 10 novembre piazza Cordusio «eccepiva che il nav trasmesso non era conforme ai criteri contrattuali poichè includeva significative rettifiche positive, diverse ed ulteriori rispetto a quelle contrattualmente ammesse che, ove scomputate, conducevano ad un risultato negativo del nav».

da romanews.eu

Gian Paolo Montali al conviviale del Roma Club Campidoglio

Gian Paolo MontaliIl suo ambientamento nella Roma. “Vivo a Trigoria dalla mattina alla sera, e non vorrei avere una overdose di colori giallorossi. Scherzi a parte, conosco bene Roma, ci ho abitato per tre anni: è una città che amo e l’ho scelta per questo. So quale sia il suo potenziale. Dunque ho scelto con lucidità”.

Qual è la situazione-Roma, al momento? “E’ un momento molto importante per la Roma. Questa pausa è servita anche per andare a sottolineare quelle che saranno le coordinate da seguire nel prossimo mese. Credo che da qui a gennaio ci giocheremo gran parte del nostro futuro. Pertanto dobbiamo avere una squadra e dobbiamo essere concentrati e determinati, quasi spietati nell’andare alla ricerca del massimo in tutto, sia in campo che fuori. Non possiamo sbagliare nulla. Ci vorranno lucidità, freschezza mentale e atletica, determinazione e consapevolezza visto che nei prossimi due mesi ci giocheremo gran parte del futuro”.

La Roma ha le carte in regola? “Siamo la quarta società per monte ingaggio e qualcosa vorrà dire. Se la società ha questa caratteristica, vuol dire che ha un parco giocatori di livello e che deve ambire a alte posizioni”.

La questione con il Brasile. “Noi siamo fermi sulle nostre posizioni che sono quelle di qualche giorno fa. Abbiamo fatto una scelta precisa e determinata. Non ci prestiamo a cambiare idea sulle cose che vogliamo fare. Siamo fermi e sappiamo perfettamente quali sono i nostri diritti e cerchiamo di farli valere in ogni sede opportuna. Per noi prima c’è la Roma, poi la qualità e la salute dei giocatori e poi il resto. Quello che abbiamo fatto è stato fatto proprio per tutelare la Roma e la società”.

Come si vive dall’interno il momento societario? “Il mondo dello sport lo conosco perché l’ho girato. Queste cose accadono sempre. Siamo dei professionisti, come lo sono i giocatori. E sono cose che non ci riguardano. Noi dobbiamo pensare solo a portare la Roma quanto più in alto possibile, come meritano la tifoseria e la squadra. Che non è solo fatta dai singoli giocatori, qui il nome che si porta sulla parte davanti della maglia è più importante di quello scritto dietro”.

De Rossi? “Non c’è molto di nuovo, deve fare degli esami. Domani vedremo”.

Un arrivo a gennaio? “Spero che a gennaio arrivi la mia famiglia, perché qui sono ancora solo e soli si sta male”.